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La scuola ancora una volta vittima sacrificabile, al voto il 20 settembre

La data del 20 e 21 settembre è ormai certa: sarà il così detto Election day per il rinnovo dei Consigli regionali ma anche del referendum per il taglio dei parlamentari, elezioni suppletive e amministrative. Si voterà cioè alla ripresa delle attività, dopo un’estate che tutti si chiedono come sarà, se le famiglie avranno la forza, cioè i soldi, per andare in vacanza o se, come da più parti si dice, molti saranno costretti a restare a casa. Di certo una campagna elettorale d’estate non si è mai vista e pure questa è un’incognita che potrebbe pesare. In Toscana il candidato alla presidenza del centrosinistra, Eugenio Giani, è in corsa ormai da tempo e non sembra certo intenzionato ad andare in ferie. Lo stesso dicasi per Irene Galletti, che il Movimento Cinquestelle ha messo in pista da mesi, anche se la sua sembra una corsa in salita. Finalmente anche il centrodestra ha scelto la candidata: è Susanna Ceccardi, l’ex sindaca di Cascina, poi europarlamentare, che la Lega aveva già annunciato ma che fino a lunedì scorso non riusciva a riscuotere il consenso degli alleati, FdI e Forza Italia. Una candidatura frutto di un accordo nazionale.

Ma non è questo quello di cui vogliamo parlare. Ci sarà tempo e modo per pensare ai candidati chiamati a correre per sostituire Enrico Rossi alla guida della Giunta regionale, quel governatore che negli ultimi tempi sta creando qualche imbarazzo nello stesso centrosinistra. No: qui vogliamo chiedere a chi governa perché è stata scelto il 20 settembre, pochi giorni dopo la data già decisa per il rientro a scuola degli studenti (il 14 settembre). Sei giorni di lezioni e poi, per la maggioranza di loro, subito tre giorni, forse 4, a casa per lasciare spazio ai seggi nelle aule. Non è normale e neppure giusto. E lasciateci dubitare del fatto che saranno individuate altre sedi: in Italia sono sempre state le scuole le sedi più attrezzate per consentire agli elettori di svolgere il loro diritto/dovere. Da Roma qualcuno ha assicurato che questa volta potrebbero essere aperte le caserme dismesse e, magari, anche quelle ancora occupate dai militari. Sarebbe la prima volta e permetteteci di dubitare. La verità è che come sempre si è deciso di sacrificare la scuola e con questa i ragazzi, il futuro di questo Paese. Come se quanto avvenuto nel periodo dell’emergenza non fosse stato sufficiente, se la scuola a distanza non avesse evidenziato tutti i suoi limiti e creato più difficoltà alle famiglie. Come se non ci fosse stata la dimostrazione che non tutti hanno le stesse possibilità di lavorare su pc o tablet o di essere seguiti da genitori, spesso senza una minima esperienza su questi mezzi tecnologici. Come se i ragazzi disabili non esistessero se non quando fa comodo per far dire ai presidi «accogliamo tutti».

Insomma mentre si discute su come si tornerà a scuola, mentre si ha la sensazione che il 14 settembre pochi saranno gli istituti attrezzati per ricevere i ragazzi, dove al solito mancheranno gli insegnanti, quest’anno più di sempre, tutti i partiti sono d’accordo sulla data scelta. Possibile che nessuno abbia valutato la possibilità di far svolgere le elezioni il 6 settembre, con le scuole ancora chiuse? Anche perché dov’è previsto il ballottaggio, i giorni persi potrebbero salire da 3/4 a 6 o 8. Il nostro è davvero un Paese strano ma soprattutto è un Paese che non pensa al futuro di chi lo dovrà abitare, vivere e magari anche governare tra qualche anno. Tutto doveva cambiare dopo l’emergenza Covid. Tutto non solo è rimasto uguale ma forse peggiorato. Un Paese dove si consente ai tifosi di festeggiare nelle piazze senza un minimo di rispetto del distanziamento sociale, dove si fanno tenere manifestazioni contro i divieti e contro i vaccini e magari si multano i genitori perché abbracciano i figli in strada, e neppure si pensa a riaprire le Università per consentire le lezioni e lauree in presenza. Strano Paese, davvero strano.