Opinioni & Commenti

La strage di Erba: se il potere seduttivo del male mette in ombra le vittime

di Umberto Folena

Li vedi in tv e nelle foto sui giornali e pensi: tutto qui? Sì, tutto qui. Rosa Bazzi e Olindo Romano, se non fossero i presunti assassini di Erba, se non avessero sgozzato e massacrato a sprangate tre donne e un bambino di due anni, nella loro normalità di volti padani verrebbe la tentazione di ribattezzarli Donna Rosa e Mastro Olindo. Le abbiamo viste e le vediamo centinaia di volte facce simili attorno a noi. Infatti nessun Corona o Sundas li insegue offrendogli denaro per servizi fotografici, sponsorizzazioni o libri di memorie. Per questo genere di cose funziona meglio lo sposo sopravvissuto, il padre senza lacrime, il vedovo griffato, lo spacciatore Azouk Marzouk.

Li vedi e capisci che i mass media non si limitano a ritrarre la realtà, ma sempre più pretendono di modellarla. Ci sarà il pienone, avevano detto; i 60 posti saranno pochi quindi ecco i numerini come in salumeria; la viabilità modificata; Porta a porta e Matrix, sempre più gemelle sciagurate, mobilitate con il consueto caravanserraglio di criminologi, psicologi e giornaliste. Poi al Palazzo di Giustizia di Como si presenta appena una ventina di curiosi e i talk-show scendono sotto il 20 per cento di share, una disfatta per gli spacciatori di pubblicità. Missione (almeno in parte) fallita e il dubbio ti viene: era la gente così famelica di sgranocchiare Donna Rosa e Mastro Olindo, promossi a prodotti tv, oppure è la tv – una tv sempre meno onnipotente – alla frenetica caccia di prodotti umani da spacciare?

Li vedi e non assomigliano proprio ai grandi malvagi reali o virtuali, insomma a Charles Manson o ad Hannibal Lecter. Li vedi mano nella mano, placidi, senza un’ombra che sfiori le loro facce tonde, e pensi che forse l’inferno è così, altro che fiammate e urla e occhi sbarrati e denti digrignanti. L’inferno è pulito, ordinato, freddo. Gelido. Glaciale. All’inferno è vietato l’ingresso ai sentimenti ed alle emozioni, e men che meno ai rimorsi o ai pentimenti. Gli altri? Gli altri sono oggetti che se ci assecondano bene, altrimenti diventano ostacoli da rimuovere, e qualunque mezzo è buono. «Cose» a cui «dare una lezione». L’inferno è un’orgia di solitudini; e il paradiso il trionfo delle relazioni e della comunità.

Li vedi e ti domandi: non è che un poco, appena un poco gli assomigliamo? Noi non uccidiamo, ma a volte siamo tentati ad odiare; non sgozziamo, ma troppo spesso tendiamo a pensare e agire mossi da un gelo non troppo diverso dal loro; non siamo chiusi al mondo come loro, ma tentati all’individualismo sì. E questo pensiero è un brivido forse salutare: no, non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo diventare come loro.

Li vedi e pensi che c’è qualcosa di sbagliato nel guardarli. È vero che il male ha un suo perverso potere seduttivo, ma il nostro pensiero dovrebbe andare agli altri, a quelli a cui Donna Rosa e Mastro Olindo – secondo l’accusa, corroborata da prove che paiono schiaccianti – hanno negato di vivere. Valeria Cherubini, che passava di lì; Paola Galli e sua figlia Raffaella Castagna, madre del piccolo Youssef. I più sventurati, i più dimenticati. I più vicini a Dio. Piangere per loro, per non diventare come quei due dietro le sbarre.