Opinioni & Commenti

Le garanzie della Costituzione

di Gianni Di Cosimodocente di diritto costituzionale Università Macerata L’Italia è una democrazia liberale, ci mancherebbe altro. Lo è anche per quanto riguarda il tormentato rapporto fra politica e magistratura. La Costituzione appresta precise garanzie per evitare che i politici siano vittime di persecuzioni giudiziarie.

E’ vero che dopo la riforma del ’93 non serve più l’autorizzazione per sottoporre a procedimento penale un parlamentare, ma l’autorizzazione della Camera resta necessaria per gli arresti (salvo che non vi sia sentenza irrevocabile di condanna o flagranza di reato) e per le perquisizioni personali e domiciliari. C’è poi il principio che i parlamentari non possono essere perseguiti per le opinioni che esprimono, il che significa che hanno una libertà di manifestazione del pensiero più ampia degli altri cittadini. A questo aggiungi che la stessa Costituzione dice che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge”; che la magistratura è un potere autonomo (nel senso, per esempio, che non prende ordini dal potere politico); che “ogni processo si svolge nel contraddittorio fra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale”. Nel complesso non pare un sistema illiberale che lascia i politici nelle mani di magistrati malintenzionati.

Certo, non si può escludere che in taluni casi ci siano magistrati mossi da intenti politici, ma il sistema è già in grado di difendersi da una simile eventualità. E la decisione della Cassazione è proprio il risultato di un meccanismo di verifica interno al sistema. Questo dovrebbe bastare a tranquillizzare tutti, a meno che non si pensi che l’intero potere giudiziario agisce con scopi politici. Un pensiero, questo, che preclude a un pericolosissimo scontro fra i poteri dello stato dagli esiti davvero imprevedibili e comunque nefasti per la tenuta delle nostre istituzioni. D’altra parte, il problema è oggettivamente complesso perché bisogna assicurare la libertà dell’azione politica e contemporaneamente permettere che la giustizia faccia il suo corso. Si tratta di bilanciare due esigenze parimenti vitali e la Costituzione lo fa egregiamente restando dentro le coordinate della democrazia liberale anche per evitare di dare fiato ai falchi di entrambi gli schieramenti, da un lato quanti vorrebbero una magistratura prona al potere politico, dall’altro quanti credono di vincere battaglie politiche con le armi della giurisdizione.

Naturalmente tutto è perfettibile. Per esempio, se i tempi non fossero quelli cupi che viviamo, si potrebbe considerare l’ipotesi di sospendere i procedimenti che riguardano i governanti visto che è troppo alto il rischio di strumentalizzazioni in un senso o nell’altro. Non accettabile è invece l’ipotesi che i governanti siano giudicati solo dai parlamentari perché sull’accertamento dei fatti prevarrebbe inevitabilmente un criterio di giudizio politico e quindi la maggioranza salverebbe sempre e comunque i suoi uomini di governo.