Opinioni & Commenti

Loreto, le coordinate di Benedetto

di Giuseppe Savagnone

Si potrebbe incorniciare tutto il contenuto della splendida omelia tenuta da Benedetto XVI nella Messa conclusiva dell’incontro con i giovani, a Loreto, con quello che egli ha detto all’Angelus, quando ha invitato i giovani presenti a lasciare per un momento la piazza, l’Agorà, per entrare a pregare nella Santa Casa: «C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani».

Così, nel suo discorso, il Papa ha cominciato dall’atteggiamento interiore, dall’«essere», mettendo in luce a chiare lettere ciò che spesso viene taciuto, purtroppo, e cioè la radicalità e il carattere rivoluzionario del vangelo rispetto agli stili di pensiero e di vita della nostra società: «Andate controcorrente», è stato il suo vibrante appello ai giovani: «Non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere (…). Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda».

Perciò, ha esortato, «non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo». In realtà, «è la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale, “apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8)».

Ma – e qui il discorso si è aperto sul vasto orizzonte della piazza, del mondo intero – «seguire Cristo, cari giovani, comporta inoltre lo sforzo costante di dare il proprio contributo alla edificazione di una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra». E qui si è inserito il riferimento, in particolare, a «uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura». Perciò, ha aggiunto Benedetto XVI, «prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra» e ha invitato i giovani a essere protagonisti dell’impegno per la «salvaguardia del creato». Un discorso a tutto campo, dunque, veramente capace di intercettare le domande, le inquietudini, le esigenze del mondo contemporaneo, senza angustie, senza moralismi. Invece del linguaggio della «difesa», che tante volte ha echeggiato sulle labbra dei pastori, evocando irresistibilmente l’idea di una conservazione, di una immedesimazione con l’esistente, con il «sistema», è risuonato a Loreto quello della vigilanza critica e della novità, nella logica di una giovinezza non soltanto anagrafica, radicata nel cuore di Dio. «Allora – ha concluso il Papa, rivolgendosi ai giovani – diventerete suoi veri testimoni nella “piazza”, nella società, portatori di un Vangelo non astratto, ma incarnato nella vostra vita».