Opinioni & Commenti

Manovra, il segnale è arrivato ma la strada è in salita

di Francesco Bonini

Il segnale è arrivato. I dettagli dovranno essere analizzati con attenzione, in particolare sui due grandi capitoli delle pensioni e della tassazione della casa, oltre che su quello delle addizionali. Ma il segnale è arrivato, chiaro e forte. All’Europa, prima di tutto. Confusa e frastornata, la leadership dell’Eurozona ha bisogno dell’Italia, non solo per tenere la sostenibilità dell’Euro, ma anche e soprattutto per consolidare definitivamente questa realtà così cruciale. C’è bisogno dell’Italia per fare l’Europa, e l’Italia deve essere in grado di giocare la sua partita.

Il segnale è arrivato anche al sistema politico italiano: il governo «tecnico» ha saputo parlare alle tre maggiori gambe della sua maggioranza e alle parti sociali, dando così corpo a quella fase politica intermedia che dovrà portare a riarticolare l’offerta con la prossima legislatura. Infine, ma è forse la cosa decisiva, il segnale è arrivato anche ai cittadini, che hanno bisogno di fiducia, avere fiducia nei propri mezzi per poter lavorare e avere fiducia nei governanti. In questo senso conta molto anche lo stile di gestione e di servizio della leadership..

Certo su tutti e tre questi versanti c’è moltissimo da fare. C’è da riarticolare l’Unione europea, e in particolare l’Eurozona, c’è da avviare la ristrutturazione del sistema politico e c’è da lavorare sulla coesione sociale, cioè sul sistema-Paese. C’è molto da lavorare sul piano dei conti pubblici, nelle pieghe della stratificazione antica di rendite e privilegi. C’è ancora molto da fare sulla distribuzione e redistribuzione dei carichi, che oggi risultano veramente molto gravosi, su una platea tutto sommato ben nota, che continua a dare. E, allora, in positivo si tratta di premiare le famiglie e di sviluppare la lotta all’evasione. C’è, infine, ancora molto da fare sulle prospettive dello sviluppo, di cui peraltro questi due impegni sono una sorta di premessa. .

Qualche giorno fa, quella sorta di autocoscienza collettiva che annualmente il Censis propone nel suo Rapporto annuale aveva certificato una sorta di blocco, la fragilità e il disorientamento che serpeggiano nel Paese. Aveva certificato, però, anche che i fondamentali restano, così come le risorse essenziali presenti nella società italiana, anche se a rischio progressiva erosione..

Il segnale è arrivato, ma la strada è lunga e ardua per tutti. La disponibilità ai duri sacrifici che questo «grande Paese», come giustamente è stato definito ancora una volta da Mario Monti, oggi offre – che, in particolare, rinnova quel ceto medio allargato che ne rappresenta la spina dorsale – ha precise condizioni. Le ha rilevate lo stesso presidente del Consiglio quando ha rivendicato una prospettiva lunga, pur nella brevità dei limiti temporali di questa legislatura. Così le parole-chiave servizio, responsabilità, condivisione, coesione, giustizia, equità, libertà diventano anche criteri di giudizio per valutare il governo e la politica. E anche per auto-valutarci, tutti e ciascuno. In un sistema connesso e globalizzato, infatti, tutti contano, tanto.

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