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Natale non è mai una festa qualsiasi, dobbiamo avere la forza per dire «è il giorno di Gesù Cristo»

Ormai quasi ogni giornata del calendario ha un titolo (l’Onu vuole così!) per dire di chi è: giorno del mare, giorno della terra, giorno degli alberi, giorno contro, giorno per… Ma dire «giorno di Gesù Cristo» non è laicamente – politicamente – corretto! Di quanto si racconta del suo Natale si usano molti segni, che gli sono sorti intorno… ma non è opportuno (non si ha voglia) di precisare che, almeno inizialmente, essi volevano parlare solo di lui, far vedere lui «con gli occhi della carne», diceva san Francesco. Come fa qualsiasi realtà ad essere vera, viva, festosa, consistente, se la strappi dalla sua radice? Se non ha più la sua sorgente?

Ma si è concordi (politically correct!) nel dire: sono i frutti del natale, sono fatti culturali, riconosciuti universalmente… segni validi per tutti… O forse sono diventati segni effimeri, col sapore delle cose di un giorno, anche se festivo? «Diman tristezza e noia recheran l’ore e al suo travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno…» (G. Leopardi, Sabato del villaggio)

Che incanto invece fermarsi a parlare del Natale di Gesù come fa un racconto del secondo secolo: «Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai l’aria e vidi l’aria colpita da stupore, guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vassoio giacente e degli operai sdraiati, con le mani nel vassoio: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vassoio, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano…» (Protovangelo di Giacomo – Apocrifo). Poter stare così, fermi, gli occhi fissi su di lui!

O che spessore di umanità quando, per giorni e giorni, pazientemente, un anonimo scalpellino della Val d’Orcia scolpì, nella pietra tufacea, il portale laterale della Chiesa di Corsignano a Pienza (nella foto sopra).

l tempo lo ha in parte eroso, ma quelle figure color ocra cantano ancora un’aria di festa che non finisce, un di moto di vita, di emozione, di meraviglia! E penso anche ai presepi in pietra serena di tante chiese romaniche dalla Spagna alla Germania, dal sud al nord dell’Europa… e ai presepi scolpiti nei marmi bizantini del Medio Oriente o nei basalti dell’Armenia… O pietre, gridate il Natale di Gesù! Ridateci, piena di calore, la scena della sua nascita anche se il freddo vi rende gelate. Diteci che non ci scalda il cuore un Natale senza di lui, diteci che il vostro racconto è come una pietra di fondazione… che lui è l’architrave che regge tutto… O pietre rimandateci alla radice, riportateci alla sorgente!Il vangelo della sua nascita guidava, partendo dal cuore, la mano di chi vi ha inciso o scolpito. Rimandateci quella buona notizia, fatele eco con tutta la forza, con la storia e il peso che avete!

*vescovo di Grosseto