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Ramadan e Capodanno ebraico, quando la luna unisce i calendari
Annunciato dal suono dello Shofar, il corno d’ariete, gli ebrei sono entrati nell’anno 5766 dalla fondazione dell’Universo: le comunità ebraiche si sono ritrovate per pregare nelle sinagoghe dove, secondo tradizione, hanno mangiato mele con il miele, come auspicio per un nuovo anno dolce. Al contrario, per i musulmani osservanti, la luna nuova (che secondo tradizione viene individuata scrutando il cielo in Arabia Saudita, in omaggio ai principali luoghi sacri dell’Islam) ha aperto il nono mese del calendario, quello del Ramadan appunto, uno dei cinque precetti dell’Islam e prevede l’astensione da cibo, bevande, fumo, rapporti coniugali nell’arco della giornata, dall’alba al tramonto.
La doppia ricorrenza è caduta in un momento particolarmente delicato per l’intero Medio Oriente, dove la tanto declamata «road map» il percorso di pace voluto da Onu, Unione europea, Russia e Stati Uniti resta ampiamente disattesa. Anche dal fronte interno arrivano segnali di tensione: tra gli israeliani, con le dure contestazioni al primo ministro Ariel Sharon da parte dei falchi del suo partito, il Likud; e tra i palestinesi, con la richiesta di sfiducia del governo di Abu Ala presentata nei giorni scorsi dal Parlamento di Ramallah che accusa il premier dell’anarchia armata che regna in Cisgiordania ma soprattutto nella Striscia di Gaza. Un segnale incoraggiante sembrerebbe arrivare però dal colloquio telefonico intercorso tra Sharon e il presidente palestinese Abu Mazen, che hanno deciso di vedersi «dopo capodanno».