Opinioni & Commenti

Se bellezza e cultura allungano la vita

Firenze: 82, 86, 84. Non un particolare terno giocato/uscito al lotto ma gli anni della speranza di vita o vita media della popolazione della provincia di Firenze rispettivamente di genere maschile, femminile e totale negli anni 2016-2017. Numeri da record in Italia, ch’è a sua volta paese detentore, con altri tre o quattro (Giappone, Svizzera, Spagna), del record del mondo della durata della vita. Ci sono buone probabilità, pertanto, che questi valori siano pressappoco record mondiali o se non proprio record mondiali certamente molto, molto vicini ad esserlo. Più precisamente ancora: in nessuna provincia italiana – province toscane comprese – i maschi arrivano a una speranza di vita di 82 anni e le femmine a una di 86 anni. Firenze, poi, la città di Firenze, supera sicuramente questi valori. I dati Istat non scendono fino al dettaglio comunale, ma la sicurezza deriva dal fatto che la speranza di vita è, diversamente da quel che si tende a credere, più alta nelle città, specialmente se grandi, e che Firenze ha sempre confermato, in ogni indagine epidemiologica, di avere tassi standardizzati di mortalità secondo l’età più bassi del resto della provincia (espressione tecnica, questa dei tassi standardizzati di mortalità secondo l’età, per dire che a parità di età degli abitanti a Firenze si muore meno che nel resto della provincia e, a maggior ragione, della regione).

Nella provincia di Firenze si vive in media un anno e quattro mesi più che in Italia: con differenze che vanno da un minimo rispetto alla provincia di Milano (circa tre mesi e mezzo in più) a un massimo rispetto alla provincia di Napoli (tre anni e quattro mesi in più – un’enormità), passando per Torino (un anno e due mesi in più), Genova e Roma (un anno e quattro mesi in più) e Palermo (due anni e cinque mesi in più). Differenze minime? Nient’affatto, se si tiene conto che sempre Italia è e che un anno, due, tre di differenza di speranza di vita o vita media separano Firenze da realtà che stanno a cento, duecento, trecento chilometri di distanza in linea d’aria. E che questi confronti non sono fatti, per capirci, con gli ultimi ma con i primi, sotto questo aspetto della vita media, di una classe che è il mondo stesso.

Risultati straordinari, dunque, anche se la Toscana non brilla come la provincia di Firenze (83,3 anni di speranza di vita che scendono sotto la soglia degli 83 anni senza la provincia di Firenze) e la provincia di Firenze non brilla proprio come la città stessa di Firenze, dove i valori della vita media di 82, 86 e 84 anni sono senz’altro, sia pure di non molto, superati.

Ma qui giunti, dovremo pure chiederci perché proprio la provincia di Firenze con il suo addensamento di comuni, abitanti, industrie, strade e infrastrutture, commerci, traffici di tutti i tipi, e si dica pure inquinamento, sia quella dove si vive di più tra tutte le province della Toscana e d’Italia. Perché addirittura un anno e mezzo più che a Lucca (la Versilia, la Garfagnana), un anno e quattro mesi più che a Massa-Carrara (la costa tirrenica fino alla Liguria, la Lunigiana), un anno di più che a Grosseto (la Maremma, la laguna di Orbetello, parchi e riserve naturali). Perché? E perché proprio nel comune di Firenze si vive ancora di più, record nel record, mentre si vive di meno, decisamente di meno, nell’ameno, boschivo Mugello?

Ora, se per interpretare tutti questi dati ci muoviamo in una pura logica dei rischi non ci capiamo letteralmente nulla. La ricerca epidemiologica ci dice però che il livello di mortalità è, contrariamente a quel che si pensa, più piccolo nelle città, e anche nelle vere e proprie metropoli di cui non passa giorno che la televisione non ci mostri gli effetti del traffico, dei disservizi, dell’inquinamento, della violenza sulla vita quotidiana delle persone. Ora, il punto è che non ci sono solo i rischi, peraltro regolarmente amplificati da tv e giornali, ci sono anche e soprattutto i vantaggi, altrimenti non si spiegherebbero indici così alti, altissimi, di vita media proprio nell’area più densa e trafficata della Toscana mentre i risultati peggiori si registrano proprio nelle aree, dalla Lunigiana alla Garfagnana, dal Mugello alle zone interne del grossetano, dove la qualità della vita sembra, specialmente sotto il profilo ambientale, straordinariamente migliore.

I fiorentini hanno consumi culturali tra i più alti d’Italia, questo fatto migliora la salute più di quanto non la peggiorino le polveri sottili – questa è la verità, per chi intende vederla. Bazzicano librerie e teatri, ristoranti e terrazze sulla città e sulle colline circostanti, godono delle opere d’arte, respirano l’atmosfera del bello, non vanno molto in chiesa ma quando lo fanno avvertono tutto il trepido senso del sacro. Sono città come Firenze il centro degli incontri e delle relazioni, delle esperienze, delle opportunità. Questo non fa salute? Bene, signori miei, i dati dicono di sì. Che ne fa. E molta.