Opinioni & Commenti

Sessantacinque poltrone decise a tavolino

di Simone PitossiManca meno di un mese. La campagna elettorale è appena iniziata. Ma le elezioni regionali del 3 e 4 aprile prossimo sono praticamente già decise. Non tanto riguardo a chi sarà eletto presidente della Regione: Martini parte infatti favorito, ma Antichi ha una positiva esperienza di amministratore locale da spendere. Ma soprattutto riguardo ai nomi di coloro che entreranno in Consiglio regionale. Perché? Il motivo è semplice: grazie alle riforme dello Statuto e della nuova legge elettorale i partiti hanno voluto evitare sorprese. E si sono coperti le spalle. Che elezioni saranno?

Saranno le elezioni dei 65 consiglieri regionali. Tanti sono infatti i rappresentanti dei cittadini che faranno parte della nuova assemblea. Fino ad ora erano 50. È stato detto: le nuove competenze attribuite al Consiglio regionale dalla riforma federale dello Stato rendono necessario l’adeguamento. Ma si tratta di un aumento di persone notevole: il 30% in più. Con il conseguente innalzamento dei costi. Però, e questo non è stato detto, quindici consiglieri in più permettono ai partiti di trovare una poltrona per tutti. O quasi.

Saranno le elezioni in cui il voto di preferenza è stato abolito. Gli elettori non sceglieranno l’esponente o gli esponenti di una lista. Qualcuno si è battuto affinché questa possibilità non fosse tolta agli elettori. Ma il comitato di privati cittadini che ha promosso la raccolta di firme per il referendum contro la nuova legge elettorale non ce l’ha fatta.

Saranno le elezioni delle liste – una regionale, l’altra provinciale – bloccate e «blindate». Questo vuol dire che i candidati consiglieri dei singoli partiti saranno eletti sulla base dell’ordine in cui sono stati presentati e dei voti raccolti dalla lista.

Saranno le elezioni decise a tavolino dalle segreterie dei partiti. A meno di grosse sorprese, i dirigenti di partito hanno già deciso chi entrerà in Consiglio. Infatti, affidando a istituti statistici l’incarico di stilare delle proiezioni sulla base delle ultime consultazioni, tutto è già chiaro. La candidatura in una circoscrizione invece che in un’altra, la posizione nell’ordine scelta a tavolino, fanno sì che, molto prima che le urne si chiudano e si passi al conteggio dei voti, si sappia già chi siederà nell’Aula consiliare.

Qualcuno dirà: queste dovevano essere le elezioni regionali introdotte dalle «primarie». Molte forze politiche hanno sottolineato la grande portata democratica di questo metodo di selezione interna delle candidature aperto agli iscritti dei partiti e non solo. Ma poi delle primarie indette il 20 febbraio scorso (e pagate) dalla Regione quasi nessuno si è avvalso. E chi se n’è avvalso, in parte, le ha tradite.Il risultato? In queste elezioni saranno ulteriormente ridotti gli spazi di democrazia, strappando di mano ai cittadini la possibilità di scegliere e consegnando ancor più ai vertici di partito, sempre meno rappresentativi, la facoltà di imporre nelle istituzioni gli esponenti più fidati e fedeli.

E allora, si è fatto un passo avanti? No, tutt’altro. Imboccando questa strada si è voltato le spalle agli elettori. E si sono fatti gli interessi di qualcuno. Certo, non dei cittadini.

Regionali, ecco tutte le candidature