Opinioni & Commenti

Si parla di convivenze e si dimentica la famiglia

Se sarà approvato, il disegno di legge governativo sulle unioni di fatto segnerà “un forte indebolimento della famiglia per un’assimilazione che la svaluta privandola del ‘favor legis’ che la nostra Costituzione le attribuisce”. Lo scrive il direttore di Toscanaoggi, Alberto Migone, in un editoriale del settimanale cattolico toscano. Con l’approvazione del disegno di legge, scrive Migone, “tutte le unioni di fatto, anche quelle omosessuali, nella concretezza delle situazioni – fiscali, previdenziali, ereditarie – saranno equiparate alla famiglia naturale fondata sul matrimonio”.

“Non si nega – aggiunge il direttore di Toscanaoggi – che il legislatore possa tener conto sul piano dei diritti individuali di situazioni nuove, anche rispetto ad un passato recente. Meraviglia però e preoccupa questo incedere d’impeto e per di più con un’iniziativa governativa, su una materia così delicata, che rischia di spaccare ancor più il Paese”. Con questa legge in realtà, secondo Migone, “si vuole affermare la tesi, cara ad alcune forze politiche e a ben determinati gruppi di pressione, che ogni forma di convivenza fa famiglia. È proprio su questi assunti ideologici che la nostra opposizione è netta e decisa e non è per noi una ‘battaglia confessionale’. Occorre intendere e far intendere che il nostro difendere la famiglia – come del resto la vita, la pace, la giustizia, il lavoro – è improntato a razionalità e saggezza e per questo non rifiuta il dialogo e ricerca l’accordo con quei laici pensosi e sensibili ai valori”. Nelle pagine fiorentine, Toscanaoggi pubblica questa settimana anche una lettera che don Giovanni Momigli, come “parroco di San Donnino”, ha inviato al ministro per la famiglia Rosy Bindi. Nel dibattito politico si pone grande attenzione alle convivenze di fatto, mentre si dimenticano, secondo il sacerdote fiorentino, “le ragioni capaci di definire i valori e l’identità della famiglia fondata sul matrimonio”. “Egregio Signor Ministro – scrive don Momigli nella lettera – ciò che mi ha spinto a scrivere a lei, non è primariamente lo stringersi del dibattito in corso in merito alle convivenze di fatto, bensì la mancanza nel dibattito pubblico delle ragioni sostanziali del matrimonio fra un donna e un uomo”. Don Momigli quindi chiede al ministro se “si ritiene che, per la famiglia e per la società, esista, e quale, un valore aggiunto dell’unione basata sul matrimonio?” “Quando si parla del matrimonio e della famiglia fondata sul matrimonio – prosegue don Momigli – normalmente se ne parla per metterne in luce gli aspetti problematici. Dobbiamo certamente interrogarci con serietà sui motivi profondi che, nella società contemporanea, sono all’origine della crisi del matrimonio e dei matrimoni. Come appare necessario rendersi conto che, per molti degli argomenti portati e per i toni usati, il dibattito sulle nuove forme di convivenza, di fatto contribuisce a sterilizzare il valore e il ruolo del matrimonio stesso, rendendo pure più difficile la ricerca di risposte serie e condivise”.

“La fede e le molteplici relazioni con coppie e famiglie che coltivo in quanto parroco – conclude il sacerdote fiorentino – ispirano certamente il mio sentire e il mio pensiero. Ma le riflessioni e le argomentazioni espresse non si muovono sul piano della fede, ma su quello laico della ragionamento. Un ragionamento che si può anche non condividere, ma che non può essere ideologicamente eluso ritenendolo clericale per il semplice fatto che è un prete a esprimerlo”.

Difendere la famiglia è saggio e razionale (di ALBERTO MIGONE)

Convivenze, lettera aperta di don Giovanni Momigli al ministro Rosy Bindi