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Torna la «colletta»: pancia piena non sa di vuota…

di Alessandro CarenaL’ultimo sabato di novembre è, da qualche anno, in tutta Italia un giorno particolare: il giorno della «Colletta Alimentare». Migliaia di persone liberamente scelgono di fare un po’ di spesa per chi ne ha bisogno e molti volontari gratuitamente prestano il loro tempo e le loro energie per trasportare, immagazzinare e distribuire, con entusiasmo, gli alimenti ricevuti. La «Colletta» è infatti la raccolta di generi alimentari destinati a coloro che hanno poco da mangiare o che addirittura non ne hanno per niente. È la risposta alla più fondamentale delle esigenze umane: il bisogno di nutrirsi. E Gesù, parlando del Giudizio finale, mette questa prima domanda a tutti gli uomini: «Avevo fame…». Nessun uomo può ritenersi esonerato da questo dovere di solidarietà.

«Pancia piena non sa di vuota»: spesso chi sta bene non sa capire la sofferenza di chi è nel disagio, di chi è senza il necessario alla vita. È un proverbio popolare che don Zeno di Nomadelfia ci continuava a ripetere perché ripensassimo alle misere condizioni di tanti fratelli.

È questa un’occasione per riaprire gli occhi di fronte a coloro che sopravvivono con fatica, andando a mangiare in una delle tante mense aperte per i poveri, che sono aumentati in questi anni e che hanno volti diversi dai poveri che conoscevamo.

Tante volte non li vediamo, perché abitano di fianco a noi, ma non ci accorgiamo che soffrono… tante volte li incrociamo, ma non li vogliamo vedere.

Se questa giornata potesse anche solamente portare un po’ di luce per diradare le nebbie dai nostri occhi sarebbe un grande risultato. Ma è ancora più necessaria perché con un piccolo dono si porta un po’ di luce e di speranza negli occhi di tanti altri uomini, di tanti fratelli… È con questo spirito di condivisione che anche Nomadelfia, uno tra i tanti enti associati al Banco Alimentare, partecipa alla raccolta della Colletta, perché nonostante la fatica si può esperimentare che c’è veramente più gioia nel dare che nel ricevere…

Il dare è un gesto contro il nostro egoismo, contro il nostro desiderio di avere, di possedere, di consumare, ma è un gesto che fa respirare da uomini… Perché solo se ci ridiventiamo uomini, non possiamo restare insensibili di fronte a tanti che chiedono…

E sabato 27 novembre, quando andremo a fare la spesa al supermercato, faremo un po’ di spesa anche per qualche altro uomo, che ha il volto di Cristo ed è mio fratello.

Dall’altra parte del «Banco»