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Tragedia di Leno, il tradimento degli adulti

DI DOMENICO SIGALINIC’è nel vangelo una figura di adulto allucinante, la madre di Salomè. Lei, la ragazza, l’adolescente, dopo aver eseguito il ballo più bello della sua vita, cui si era preparata con infiniti pomeriggi di danza classica, dopo il successo eccezionale alla corte di Erode, va dalla madre e nella sua ingenuità la supplica di aiutarla a non sprecare questo momento magico della sua adolescenza. Mamma, che cosa devo chiedere? Aiutami a immaginare il mio futuro, ho a disposizione mezzo mondo, la metà del regno. La madre, l’adulto, l’educatore, risponde in maniera agghiacciante: la testa di Giovanni il Battista, qui, su un piatto d’argento. Nicola e i suoi amici forse avevano sogni in cui mescolavano amore e odio, lavoro e bravate, soldi e spacconate, confondevano prove di personalità e sopruso, divertimenti per sé e umiliazione per gli altri, vita e morte. Hanno trovato un adulto, uno che per statuto dell’umanità, deve solo e sempre offrire ai giovani ragioni di vita, e la risposta è stata ancora agghiacciante: il corpo di Desirèe. La verità ancora non la conosciamo, forse è meno cruda, ma si porta dentro sempre una morte.

Ho rispetto per la dignità di tutti, non voglio trasformare gli indizi in prove. Ma sto parlando di me adulto, di noi adulti che spesso ai giovani che chiedono un pane, un significato, un aiuto, una dritta diamo una serpe, se domandano un uovo, offriamo uno scorpione. Mai come in questi anni i giovani sono stati così disponibili a rispondere a sfide anche di eroismo. Tocca a noi adulti percepire l’invocazione, anche se non è fatta nelle maniere che desidereremmo noi, orientarli alla bellezza della vita e al suo Signore, stabilire una buona volta spazi di dialogo, di confronto, di contrasto se occorre, ma non di connivenza, e Dio non voglia, come purtroppo spesso capita, di asservimento al male. Non vale dire che non ci capiamo più, che parliam o linguaggi diversi.

Chi ha in mano i divertimenti dei giovani e tanti loro spazi informali di vita? Gli adulti. Perché questi riescono a capirli, a trascinarli e chi ha responsabilità educative no? Non è che forse ci siamo scoraggiati toppo presto? Siamo forse figli della luce che hanno smesso di essere scaltri, di usare l’intelligenza e soprattutto la pazienza e tutte le sorprendenti e insperate possibilità dell’amore?”.