Opinioni & Commenti

Tredici mesi per riscoprire la bellezza della fede

Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011 (Motu proprio Porta fidei), Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Con la promulgazione di tale Anno il Santo Padre intende mettere al centro dell’attenzione ecclesiale ciò che, fin dall’inizio del suo Pontificato, ha manifestato stargli più a cuore: l’incontro con Gesù Cristo e la bellezza della fede in Lui. D’altra parte, egli è ben consapevole dei problemi che oggi la fede deve affrontare e sente quanto mai attuale la domanda che Gesù stesso ha posto: «Il Figlio dell’uomo, quando tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8). Nella Porta fidei egli parla di una «profonda crisi di fede» che investe la vita di tante persone: «Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato» (n. 2). Qualche mese dopo, rivolgendosi ai membri della Curia romana, egli ribadisce con forza: «Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci» (22 dicembre 2011).

D’allora in poi spesso – nei suoi discorsi più importanti – Benedetto XVI è ritornato ad evidenziare tale aspetto. Non da ultimo ai Vescovi italiani nello scorso maggio: «Tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza: non conoscono i contenuti essenziali della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione ecclesiale»; per poi aggiungere, in modo assai significativo e realista: «In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio». Dio il «grande Sconosciuto» e Gesù «un grande personaggio del passato»! Ecco perchè si rende necessario – anche per gli stessi cristiani – riscoprire «il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo», dedicando a ciò un anno speciale, ben sapendo tuttavia che attraversare «la porta della fede comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita» (Porta fidei, n. 1).

Come valorizzare quest’Anno della fede? Poichè quest’ultima è insieme ed inscindibilmente atto di affidamento personale al Signore e adesione al contenuto veritativo rivelato da Dio e trasmesso dalla Chiesa («Con il cuore … si crede … e con la bocca si fa la professione di fede», come afferma San Paolo), in quest’anno particolare sarà importante sia il riflettere sull’atto con cui si crede – nel suo valore umanamente significativo –, sia il riscoprire quei contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, di cui spesso non si è pienamente consapevoli. Per questo, insieme a varie iniziative di preghiera e riflessione – quali celebrazioni eucaristiche, pellegrinaggi, incontri con autentici testimoni della fede – Benedetto XVI ha invitato tutti i credenti ad impegnarsi nel riscoprire e studiare quei «contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica» (Porta fidei, n. 11). Questo documento costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II, evento anch’esso che chiede ancora di essere adeguatamente recepito e che, letto all’interno dell’ampia Tradizione della Chiesa, «può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa» (Porta fidei, n. 5). Per tutti questi motivi, l’Anno della fede che sta per iniziare costituisce una grande opportunità affinchè la fede possa essere vissuta e testimoniata come quel «nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita» (Porta fidei, n. 6), e che dà forma all’autentica identità dei cristiani: «persone adulte nella fede perché hanno incontrato Gesù Cristo, che è diventato il riferimento fondamentale della loro vita; persone che lo conoscono perché lo amano e lo amano perché l’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragioni solide e credibili di vita» (Discorso di Benedetto XVI alla Cei, 24 maggio 2012). Aiutiamoci a non sprecare un’occasione così significativa e importante come quella che il Santo Padre ci sta offrendo.