Un cammino di prossimità, da cristiani, nell'Italia di oggi
Una lettura immediata del primo discorso del cardinale Bassetti al Consiglio permanente della Cei può dare l’impressione di una semplice ripetizione delle linee pastorali che segnano il pontificato di Papa Francesco. In realtà si tratta di una riflessione ben più articolata sulla realtà della Chiesa italiana, che si sforza di guardare alle specificità del contesto sociale, economico, culturale e politico del paese.

Lo si coglie dall'attenzione che nel discorso il cardinale riserva alla «nuova questione sociale», cifra di questo nostro tempo e delle sue contraddizioni. Uno vero e proprio snodo storico che se coinvolge tutta l’umanità assume però fisionomie assai diverse nei diversi paesi.
La frantumazione delle strutture sociali e culturali, legata al delicato rapporto con la tecnica, alla crisi dell’umanesimo come dimensione culturale e al tormentato rapporto con la cura della casa comune, è certamente un tratto peculiare del «cambio d’epoca» tematizzato da Papa Francesco nel discorso al Convegno ecclesiale di Firenze nel 2015 e che Bassetti riprende. E tuttavia c’è una peculiarità della realtà italiana, dove questo si traduce in una serie di loci, di realtà su cui è richiesto un di più di comprensione e impegno. Il lavoro, i giovani, la famiglia, la questione migranti, non sono solo i punti dell’agenda politica del paese ma lo spazio in cui i cristiani possono e devono leggere i segni dei tempi, quelle forme di incarnazione del Vangelo nella storia che sono capaci di umanizzarla.
Bassetti offre alla Chiesa italiana una via che abbandona ogni collateralismo, ogni pretesa di ipostatizzare priorità «politiche» di matrice cristiana, ogni ipotesi di cristianesimo come religione civile, per imboccare il cammino della prossimità e della cura discreta dell’altro e degli ultimi in particolare. Una Chiesa che sta in mezzo al suo popolo, che pone la sua tenda in mezzo a quelle delle donne e degli uomini e delle altre comunità religiose e culturali che condividono la vita del paese. Una Chiesa che prima ancora che elaborare piani pastorali e «programmi» si ricorda che il suo proprium è anteporre il Vangelo a ogni cosa e procedere in quella sequela del Signore che è cammino in mezzo agli uomini.
Tutto questo non rappresenta un ritrarsi dei cristiani dalla politica. Al contrario fissa il perimetro di un impegno per la cura del bene comune che fa di ogni esperienza politica vissuta con una sensibilità credente l’occasione per un servizio che si da come priorità quella di rammendare la trama lacera del nostro tessuto sociale. Un atteggiamento che spinge a guardare alle urgenze del paese con l’intelligenza che nelle attese dei giovani sa leggere tendenze storiche profonde o che di fronte alla crisi dei migranti capisce che occorre rifondare la nozione stessa di cittadinanza.
La Chiesa italiana i cui tratti Bassetti delinea non ha dunque un programma politico, ma si sforza di definire uno stile e più ancora cerca di dare una risposta alla domanda: come essere cristiani nell’Italia di oggi? Questione che va al di là di ogni riduzionismo politico e si colloca sul piano della vita di fede e delle sue implicazioni.
Forse ti può interessare anche:
- Giornata migrante e rifugiato: card. Bassetti, “combattere il virus dell’individualismo, sconfiggere paura e il pregiudizio”
- Consiglio permanente Cei: card. Bassetti, in Italia quasi nulla è più come prima
- Educazione: Fism, “grazie al card. Bassetti per le sue parole. Sempre più urgente la necessità di investire sui bambini”
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento