Opinioni & Commenti

Una dose di freddezza razionale nel caos della politica

di Domenico Delle Foglie

Lao Tse-tung se la caverebbe così: «Grande è la confusione sotto il cielo. Quindi, la situazione è eccellente». Ma noi possiamo dire altrettanto, dinanzi alle convulsioni della Seconda Repubblica? Per ora, nulla ci assicura la nascita di un nuovo assetto politico in grado di garantire un futuro di sviluppo armonico al Paese, attraverso un governo autorevole figlio di un Parlamento di eletti democraticamente.

Nell’arco di tempo di una sola settimana, la politica italiana ha registrato, nell’ordine: la celebrazione di Todi2 da parte dei cattolici, la rinuncia di Silvio Berlusconi a candidarsi a premier, la diffusione del Manifesto centrista (laico e cattolico) «Verso la Terza Repubblica», la condanna dell’ex premier a quattro anni di reclusione per frode fiscale e il suo repentino ritorno in campo con il «licenziamento» di Monti e lo schieramento del suo partito in una battaglia contro la magistratura. Cosa dire? Che Mao Tse-tung avrebbe ragione nel segnalare la confusione, ma affermare che «la situazione è eccellente» sarebbe un vero azzardo. Ci fermiamo qui con l’analogia e proviamo a capire innanzitutto cosa è accaduto a Todi. Giusto un anno fa, i leader delle sette organizzazioni cattoliche aderenti al Forum del lavoro (Cisl, Mcl, Acli, Coldiretti, Confartigianato, Confcooperative, Compagnia delle Opere) affondarono Berlusconi che pochi giorni dopo si dimise, lasciando spazio alla nascita del governo Monti. A distanza di un anno, sempre a Todi, la stessa platea cattolica, allargata all’associazionismo nazionale e di base, ha provato a disegnare un tragitto per il fronte moderato e riformista del Paese.

Ecco alcuni punti fermi di Todi2. Innanzitutto è stata perentoriamente esclusa la nascita di un partito cattolico, ipotesi razionalmente scartata sulla base della consapevolezza che il quadro bipolare è stato sostanzialmente interiorizzato dal Paese e che piuttosto si tratti di dare visibilità e spazio al popolo moderato e riformatore. In secondo luogo, è stata presentata un’agenda dei cattolici con quattro cardini: i valori per lo sviluppo, le riforme istituzionali e costituzionali, i motori per la crescita economico-sociale, il welfare sussidiario con al centro le persone. Da qui una serie di proposte e progetti molto concreti che dovrebbero trovare spazio in un programma di governo. Terza considerazione: grande apprezzamento e condivisione per l’operato del governo Monti, da cui discende una proposta politico-programmatica molto concreta. Così l’ha sintetizzata Raffaele Bonanni nelle conclusioni: «Accostare all’agenda Monti di rigore e crescita, l’agenda dei cattolici per tornare a crescere. E a quelle due agende affiancare le proposte di quei laici e rappresentanti della società civile che intendono dare un futuro migliore al Paese». Infine il segretario della Cisl, per indicare un orizzonte realistico, si è avvalso di un’immagine biblica: «Vino nuovo in otri nuovi». Laddove il «vino nuovo» rappresenta la proposta programmatica innovativa, gli «otri nuovi» prefigurano un contenitore politico nuovo. Un «soggetto nuovo» di laici e cattolici, credenti e non credenti, mossi dal desiderio di garantire moderazione e riformismo alla scena pubblica italiana.

Oltre queste conclusioni è difficile andare, senza avventurarsi in fantasie e speculazioni. Ma il realismo, una buona dote per chiunque voglia il bene comune, impone di tener conto della confusione che regna sovrana sotto il cielo della politica italiana. Forse ci aspettano giorni durissimi, nei quali la situazione potrebbe precipitare improvvisamente, nell’approssimarsi della scadenza elettorale. Con gravi rischi e turbolenze sui mercati che potrebbero rendere sempre più precaria la vita delle famiglie italiane. Ai cattolici, sia in veste di promotori di una nuova proposta politica sia nei panni di semplici cittadini-elettori, sarà richiesta una dose ulteriore di freddezza razionale. Scegliere chi votare sarà difficile, ma non potremo assecondare chi vuole riportare il Paese nella conflittualità permanente e nella spirale del debito pubblico incontrollato. Certamente non consentiremo di farci mettere ai margini dell’Europa, in forza di intollerabili populismi di destra o di sinistra. E soprattutto saremo dalla parte di chi costruisce coesione sociale.