Opinioni & Commenti

Una nuova guida per il Maggio musicale fiorentino

di Giovanni Pallanti

L’orchestra del Maggio musicale fiorentino, fondata nel 1928 dal vertice del fascismo fiorentino, il marchese Luigi Ridolfi e lo scrittore Alessandro Pavolini (morto quest’ultimo nel 1945 a 42 anni ucciso dai partigiani perché segretario del Partito repubblicano fascista di Salò), ha sempre dato vita nella storia musicale italiana ed europea ad uno dei Festival più significativi per l’originalità della programmazione.

Primo direttore e fondatore dell’orchestra del Maggio fu il maestro Vittorio Gui, che proprio in quel tempo aveva firmato il manifesto degli intellettuali antifascisti scritto da Benedetto Croce. Come si può constatare, c’erano meno lottizzazioni politiche allora di oggi ai vertici del teatro. Vertici che negli ultimi tempi ne hanno combinate delle belle.

Partiamo dalla gestione del sovrintendente Stefano Merlini, che dal 1999 al 2002 mise insieme un deficit di 12 milioni e 300 mila euro. Giorgio Van Straten, sovrintendente dal 2003 al 2005, portò il deficit a 13 milioni e 700 mila euro. Nel 2006 arrivò il commissario Nastasi, che vendé l’immobile della Longinotti, facente parte del patrimonio edilizio del teatro, suscitando numerose perplessità per la cifra ottenuta, ma che portò il bilancio in attivo di 2 milioni e 100 mila euro, frutto, sia chiaro, della suddetta vendita. Nastasi, in accordo con il sindaco Domenici, impose come sovrintendente il cardiologo Giambrone, che ora ha riportato il deficit a 2 milioni e 300 mila euro. Potrebbe sembrare poca cosa quest’ultimo deficit rispetto ai precedenti. Invece no perché va assommato il nuovo deficit economico a quello della credibilità del gruppo dirigente che fa capo a Giambrone che i sindacati del teatro hanno giudicato per molto tempo assente e lontano dai problemi dell’ordinaria gestione.

A questo difetto comportamentale va aggiunto un altro deficit mascherato dalle parole di propaganda, più o meno accettabili in un momento di crisi come quello attuale dei teatri lirico sinfonici, come quando il sovrintendente Giambrone ha detto che l’opera «La donna senz’ombra» di Strauss, andata in scena pochi giorni fa con la direzione del maestro Metha, era la stella polare di quello che doveva essere programmato nel Maggio come festival di novità.

Orbene, l’opera di Strauss che ha aperto il 73° Maggio musicale, per il Teatro Comunale di Firenze era tutt’altro che una novità. Essa era andata in scena nella stagione autunno-inverno del 1993, quand’era direttore artistico del teatro il maestro Bruno Bartoletti, diretta dal maestro Spiros Argiris, morto purtroppo in età ancora giovanile, e con la regia del grande Jean Pierre Ponnelle. Fu un grande successo. Questo dimostra una cosa: l’attuale dirigenza del Comunale si attacca alle funi del cielo per dimostrare che è la migliore che ci sia mai stata. Purtroppo non è così e lo prova il fatto che oltre al taglio dei finanziamenti del Governo, dalle casse del Maggio sono fuggite anche le sponsorizzazioni dei mecenati privati. Un nuovo gruppo dirigente di prestigio internazionale potrebbe essere il punto di ripartenza per il Maggio musicale fiorentino, che merita ogni aiuto possibile se ben guidato.