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Verso la Messa di Mezzanotte, un appello al cuore non una magia

Ci sono atteggiamenti diversi che possono pilotare verso la «Messa di mezzanotte» così come è ormai entrata nei momenti più caratteristici del Natale. C’è chi vi arriva dopo il percorso di Avvento, dopo la Novena, dopo essersi messo in ascolto, dopo aver allestito il presepe in casa, dopo aver cercato il perdono nel Sacramento della riconciliazione…

C’è chi vi giunge attraverso un itinerario quasi di routine, tra mille preoccupazioni, tra le incombenze dei regali, con qualche momento di religiosità assortita, partecipando magari alla Messa domenicale più o meno coinvolto, coltivando buoni sentimenti da adottare appunto, almeno a Natale…

C’è chi vi si ritrova invece come per assumere un ingrediente inevitabile e anche apprezzabile (volendo), nella notte del 24 dicembre, dedicata alla cena di Natale, a doni da spacchettare sotto l’albero, alle puntate qua o là dove ci sono intriganti e accattivanti presepi viventi, alla sosta tra un vin brulè e una cioccolata calda…

«Ci vanno tutti, compresi gli atei», commenta un amico prete. Già, ma allora come metterla, con questa «Messa di mezzanotte»? Beh, intanto non va banalizzata, ancorché la tentazione di tanti sia proprio quella. Non è la ciliegina sulla torta natalizia. È il momento più prezioso. Che va valorizzato proprio perché ospita un po’ tutti, più o meno alla rinfusa.

In questa esperienza ognuno dovrebbe potersi sentire a casa, a proprio agio, accolto, invitato, atteso… Anche se insieme si può formare una comunità variegata, inedita, plurale… ricca di presenze ma anche punteggiata di diversità. Ma, in fondo, la vita è così: strada facendo ci si accorge di avere ritmi differenti, sensibilità all’opposto, idee distanti… Ma c’è Colui che attira tutti, a prescindere da quanto si vive, se nella trasparenza o nella confusione, se nella consapevolezza e nell’incertezza, se nella fede e nell’indifferenza… Certo non è la stessa cosa. Ma quel Dio fatto bambino prova a guardare dentro, al cuore, oltre… Incoraggia chi cammina già saldamente verso di Lui, apre le braccia a chi si è smarrito, incrocia i suoi passi con chi abitualmente staziona altrove, interpella chi di Lui si è ormai dimenticato tutti gli altri giorni dell’anno…

Al di là dell’abbigliamento per molti firmato, al di là degli auguri che accomunano, al di là delle cose che più o meno intasano i giorni… alla Messa di mezzanotte si è un po’ come quegli invitati a mensa che si rintracciano nelle parabole evangeliche o come la gente che seguiva il Maestro anche in luoghi deserti e non aveva da mangiare…La convivialità non esclude ma include, impegna chi ne è contagiato ma lo fa anche sentire appagato, esige apertura d’animo e anche capacità di stare in mezzo agli altri… Tutti chiamati dall’Alto o dal… basso di un Bimbo là dove non c’era posto per Lui… dentro un’ospitalità che può far poso a tutti, indistintamente.

Già, «si dice che l’appetito vien mangiando e… se nella Messa di Natale scopriamo che siamo fratelli, che siamo sulla stessa barca, che siamo una squadra, molto probabilmente sarà più facile per tutti avere nuovamente fame di futuro» (Derio Olivero). A mezzanotte del 24 dicembre non scatta una magia costruita, c’è invece un appello al cuore di ciascuno, anzi c’è una luce che affratella, vincendo resistenze, opacità, distanze. Che sia un nuovo inizio, non una parentesi.