«Papà mi piace il giallo?» Uri, vent’anni, sta ricevendo dalle mani della madre Tamara una maglietta colorata e chiede a suo padre Aharon di suggerirgli se l’apprezzerà o meno. Perché Uri è un ragazzo autistico e non sa se il colore è tra quelli che a lui piacciono.
Tra i vari effetti dell'attuale conflitto in Ucraina c'è anche la riscoperta di molti titoli che, in condizioni normali, sarebbero stati sconosciuti e quasi inaccessibili al pubblico italiano.
Nel mediometraggio del 1963 intitolato La ricotta, Pier Paolo Pasolini racconta in tono satirico le difficoltà di un regista marxista impegnato a dirigere un film sulla Passione.
Philippe Lemesle è un manager di successo, direttore della filiale francese di una multinazionale d’oltreoceano.
Nel 2009 Mamoru Hosoda si fece notare dal pubblico internazionale con Summer Wars, un anime fantascientifico incentrato sul mondo videoludico. A più di un decennio di distanza, Hosoda torna sull'argomento, ma il tema è cambiato rapidamente e radicalmente, complici i tanti mondi virtuali che dalla fantascienza sono penetrati nel mondo reale.
Il cinema iraniano ci ha abituato da anni a una qualità che davvero trova pochi riscontri ad altre latitudini. Grazie a delle storie fatte di nulla, quotidiane, di disarmante umanità, quei cineasti riescono a tenere avvinto lo spettatore sul piano narrativo meglio di qualunque blockbuster, oltre a proporre riflessioni morali e civili profonde e universali. In questo caso, a parere di chi scrive, si tratta di un capolavoro assoluto, da non perdere e da consigliare agli amici.
Paul Thomas Anderson ci regala un film intimo e delicato, ambientato nella sua Los Angeles degli anni Settanta.
In corsa agli Oscar con ben sette nomination all'attivo, Belfast è un ritorno alle origini per Kenneth Branagh, che racconta il bambino che è stato, nel mezzo di una delle pagine più sanguinose della storia britannica recente.
Presentato all'ultima Mostra di Venezia, esce finalmente il toccante documentario di un giovane autore toscano sullo scultore Dobrilla
Per la prima volta senza il fratello Vittorio, Paolo Taviani affronta uno struggente viaggio nella memoria in bilico tra Pirandello, il cinema e il mistero della morte