Le dinamiche che abitualmente muovono il cinema di Polanski, siano esse il conflitto, l’assurdo, il mistero, l’ossessione, si mostrano improvvisamente incapaci di rinnovarsi. E il problema vero non è il riferimento ad altri film,piuttosto l’incapacità dell’autore di trasformarli in qualcosa di proprio.
Pessimismo, gelo dei sentimenti e impossibilità per l’individuo di prescindere dalla propria natura a scapito dei rapporti umani caratterizzano anche quest’opera di Anderson
Alle radici de «La forma dell’acqua» di Guillermo Del Toro sta un intento ben preciso che non è romantico né fantastico né fiabesco, ma semplicemente politico.
Non solo un film di smaccata propaganda nazionalista che usa Dio, patria e famiglia a sostegno di un'ideologia che chiameremo veterotestamentaria. Ma anche un film sbagliato nella scrittura e nella struttura.
Quel che è riuscito a Spielberg è esattamente fare del cinema (quindi finzione) con materiale storico (quindi verità) senza che le due componenti entrassero mai in conflitto.
L’impressione è quella di un autore estetizzante, che si compiace di ambienti naturali, che deve molto a Luchino Visconti e che punta più spesso di quanto vorrebbe alla provocazione nei confronti di un pubblico allo stesso tempo intellettuale e disposto alla trasgressione.
È vero che l’interpretazione di Gary Oldman nei panni di Winston Churchill è di quelle che lasciano il segno, ma è anche vero che il lavoro di Wright ha un’importanza fondamentale che non permette di lasciare a Oldman tutti i meriti.
In questo film del regista e sceneggiatore irlandese Martin McDonagh il thriller diventa commedia nera e i personaggi, senza che la drammaturgia perda un colpo, progressivamente cominciano a riflettere e a fare qualche passo indietro (o avanti, a seconda dei punti di vista).
Lo si guarda come un film d’azione con effetti speciali e qualche retrogusto morale, tutt’al più si può riflettere sulla responsabilità che deriva dal possesso di poteri particolari, ma non si esce mai dal terreno del già visto e rivisto.
In epoca più distruttiva che costruttiva ci pare che salvare qualcosa non solo sia più importante di buttare tutto a mare, ma che sia anche un indizio di speranza. Ecco cosa salveremmo della stagione cinematografica appena conclusa.