Grazie a un racconto paradossale, il film polacco candidato all’Oscar ci dà l’opportunità per interrogarci sulla fede e sul senso di chiesa.
Ambientata agli inizi degli anni Ottanta, la storia di una famiglia coreana alla ricerca del Sogno americano
Il cortometraggio viene spesso visto come un "parente povero" del cinema vero, il terreno di prova per chi poi punta a cimentarsi con opere più "serie", ovviamente lungometraggi.
«Non sono una senzacasa (in originale homeless), ma una senzatetto (houseless)» precisa a un dato punto Fern, la protagonista di Nomadland, il bel film che gli italiani possono vedere nelle sale finalmente riaperte.
Gli ingredienti sono perfetti: amore adolescenziale, falò sulla spiaggia, il rientro a scuola, la malattia inesorabile.
Il centenario della nascita di Nino Manfredi (1921-2004) ci offre l’opportunità di ricordare uno dei volti più noti e amati tra i “colonnelli” della commedia all’italiana.
Il documentario Collective del rumeno Alexander Nanau colpisce lo spettatore come un pugno allo stomaco. La storia è terribile e non si fa scrupoli di mostrare, senza censura, le nefaste conseguenze di una tragedia che ne innesca una ancora più grande.
Ogni buona fiaba comincia con "c'era una volta", e l'ultima fatica del veterano Don Hall, Raya e l'ultimo drago, non fa eccezione.
Non è facile definire un film come "Il mio corpo", terza parte di un’ideale trilogia che il regista Michele Pennetta ha dedicato alla Sicilia dopo ’A iucata (2013) e Pescatori di corpi (2016). Certo lo si può far rientrare nella categoria del documentario antropologico, ma in realtà si tratta di qualcosa di più e di diverso.
Curioso come sia perlopiù ignorato, almeno al cinema, il mestiere del newsman, l'uomo delle notizie.