Dal n. 40 del 10 novembre 2002
Chi ha paura dei cerchi nel grano? «SIGNS»
Il fenomeno dei «cerchi nel grano» appassiona da anni quanti si interessano ai lati oscuri dell'esistenza senza essere necessariamente spinti dalle ragioni della fede. Poteva forse M. Night Shyamalan, che ai lati oscuri dell'esistenza deve il proprio successo (da «Il sesto senso» a «Unbreakable»), non interessarsi della cosa?

Di Francesco Mininni
Il fenomeno dei «cerchi nel grano» appassiona da anni quanti si interessano ai lati oscuri dell'esistenza senza essere necessariamente spinti dalle ragioni della fede. È indiscutibile che queste figure geometriche molto precise e sostanzialmente inspiegabili abbiano un certo fascino. Ed è quasi automatico ricondurre il tutto a qualche segnale lasciato da visitatori extraterrestri. Poteva forse M. Night Shyamalan, che ai lati oscuri dell'esistenza deve il proprio successo (da «Il sesto senso» a «Unbreakable»), non interessarsi della cosa? «Signs» rappresenta la sua prova d'esame e può contare sulla presenza carismatica di Mel Gibson e su una tensione costante intimamente legata alla saggia decisione di non mostrare alcunchè fino allo scioglimento finale. C'è però una controindicazione che rende l'operazione piuttosto debole: la conclusione è di una sconcertante banalità, tale da rendere «Signs» poco più che la riproposta di temi e atmosfere che appartengono alla storia delle più celebri invasioni aliene. Meglio di «Independence Day», peggio de «La guerra dei mondi», lontano anni luce da «Ultimatum alla Terra».
Il reverendo Graham, pastore protestante che ha perso la fede dopo che la moglie è perita in un incidente stradale, vive con i figli e il fratello in una casa adiacente a un campo di granturco. È qui che si manifestano i misteriosi «cerchi», che la famiglia (scettici gli adulti, più sicuri i bambini) comincia ad avvertire presenze non identificate, che la fede perduta del reverendo torna pian piano a bussare alla porta e che quella che sembra una circostanza di poca entità si rivela invece come un fenomeno di portata mondiale.
Shyamalan ambirebbe a servirsi di un'ipotesi fantascientifica per raccontare il ricomporsi di una famiglia segnata da tragici eventi, la riconquista della fede da parte di un uomo di Dio e, soprattutto, l'utilità di credere nell'incredibile. Tre scalini altrettanto importanti che si trasformano nel limite maggiore del film: da una parte un'atmosfera ottimamente costruita e adeguatamente sostenuta, dall'altra una spiegazione finale che, dando forma all'invisibile, fa crollare il castello simbolico riconducendo il tutto alla banalità d'archivio.
E a questo punto, dopo l'ottima impressione suscitata da «Il sesto senso» e le perplessità su «Unbreakable», i pessimisti potrebbero anche cominciare a pensare che gli orizzonti di Shyamalan siano più limitati di quanto l'ottimismo suggerisse.
SIGNS (Id.) di M. Night Shyamalan. Con Mel Gibson, Joaquin Phoenix, Rory Culkin. USA 2002; Fantastico; Colore
Forse ti può interessare anche:
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento
Penso però che pochi lo abbiano percepito e il film, che rispetto al fenomeno dei crop circles è veramente molto molto lontano anni luce (qui erano solo una scusa, un pretesto fin troppo chiaro - figuariamoci se una civiltà così avanzata con astronavi ecc, aveva bisogno di cerchi per orientarsi, per non dire quale elevazione ci vuole per farli, è quindi volutamente ASSURDO altrimenti devo pensare che il regista è out of mind e ha soldi da buttare) è stato un flop.
Spero qualcuno farà un film vero sul fenomeno dei crop circles perchè Signs era un film sulla fede, che piaccia o no, scialbo o no..non sul fenomeno.
Mi rammarico perchè ha contribuito a gettare al grande pubblico malainformazione sul fenomeno. O era voluto? - conspiracy..eh eh
Cordiali saluti.
Totale 1 commenti