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Dal n. 44 del 5 dicembre 2004

«DONNIE DARKO»

«Donnie Darko», realizzato nel 2001 e distribuito con risultati fallimentari poco dopo l'11 settembre, si è conquistato un largo pubblico di fedelissimi diventando rapidamente un cult-movie grazie alla distribuzione in home-video. Le intenzioni di Kelly non sembrano limpide: da una parte esiste la possibilità di radiografare una generazione allo sbando inquadrata in un preciso momento storico (il 1988, quando l'America passò da Reagan a Bush sr.), utilizzando una interminabile serie di simbolismi che, tutti, dovrebbero rappresentare il tumulto interiore di un ragazzo che ne incarna milioni; dall'altra, però, esiste anche la possibilità che la ricchezza simbolica sia perfettamente fine a se stessa e che il film di Kelly sia studiato appositamente per confondere le idee e guadagnarsi la fama (redditizia) di film maledetto. Francamente, abbiamo qualche dubbio su quale versante scegliere.

«DONNIE DARKO»

DI FRANCESCO MININNI
Elwood P. Dowd vedeva, lui soltanto, un coniglio bianco alto due metri di nome Harvey: un buon amico da augurare a chiunque. Donnie Darko, invece, vede un coniglio alto due metri di nome Frank: un coniglio malvagio che, in poche parole, lo istiga a delinquere. Santo cielo, sono passati tanti anni e tanta acqua sotto i ponti, ma l'ipotesi di Richard Kelly è perlomeno inquietante: ogni torto, ogni prepotenza, ogni malessere, ogni sassolino nella scarpa possono essere risolti con un atto di annientamento. Può essere l'allagamento della scuola (profetico, se avete presente la cronaca italiana recente) o l'incendio di una casa: fatto sta che Donnie, informato dell'imminenza della fine del mondo (28 giorni e spiccioli nell'ottobre del 1988), si sente finalmente qualcuno. E invece non sa che sta semplicemente andando verso l'autodistruzione.

«Donnie Darko», realizzato nel 2001 e distribuito con risultati fallimentari poco dopo l'11 settembre, si è conquistato un largo pubblico di fedelissimi diventando rapidamente un cult-movie grazie alla distribuzione in home-video. Le intenzioni di Kelly non sembrano limpide: da una parte esiste la possibilità di radiografare una generazione allo sbando inquadrata in un preciso momento storico (il 1988, quando l'America passò da Reagan a Bush sr.), utilizzando una interminabile serie di simbolismi che, tutti, dovrebbero rappresentare il tumulto interiore di un ragazzo che ne incarna milioni; dall'altra, però, esiste anche la possibilità che la ricchezza simbolica sia perfettamente fine a se stessa e che il film di Kelly sia studiato appositamente per confondere le idee e guadagnarsi la fama (redditizia) di film maledetto. Francamente, abbiamo qualche dubbio su quale versante scegliere.

In fondo «Donnie Darko», che ricorda sì «Harvey» ma anche «American Beauty» e molto cinema di contestazione degli anni Settanta da «Cinque pezzi facili» a «Anche gli uccelli uccidono», può dire tutto e il contrario di tutto. Quel che è certo è che Kelly ha avuto buon naso a organizzare un caos che, all'ultima curva, confessa candidamente di non aver bisogno di spiegazioni logiche. Come dire che «Donnie Darko» potrebbe essere una preoccupante analisi sociale ma anche un'astuta operazione mediatica che, invece di smascherare alcune mode, preferisce crearne altre. Così il serpente (che in questo caso è un coniglio) non finirà mai di mordersi la coda.
Una segnalazione per il protagonista Jake Gyllenhaal: con la sua faccia da eterno disadattato, finisce per essere molto più inquietante del coniglio Frank.

DONNIE DARKO (Id.) di Richard Kelly.
Con Jake Gyllenhaal, Mary McDonnell, Jena Malone, Drew Barrymore, Patrick Swayze. USA 2001; Grottesco; Colore

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Franky 09/02/2005 00:00
Salve.. avrei una domanda. Perchè polemizzare su tutto? Da questa recensione mi pare proprio che di Donnie Darko non abbiate capito niente. Prima di tutto, Frank (il coniglio, per chi non avesse capito) non istiga il protagonista 'a delinquere': la storia è un 'anello' che va a chiudersi; se Donnie non avesse allagato la scuola non avrebbe mai conosciuto quella che poi diventerà la sua ragazza, se non avesse bruciato la casa la prof. sarebbe salita sull'aereo al posto di sua madre (di Donnie) e Donnie non avrebbe fatto la festa di Halloween: di conseguenza Frank non sarebbe stato su quella macchina e soprattutto non avrebbe ucciso la ragazza, semplicemente perchè nessuno si sarebbe trovato davanti a casa della signora Sparrow quella notte. Donnie non può cambiare la vita degli altri ma può farlo con la sua e, visto che gli è stata data la possibilità, decide di sacrificarsi perchè sa che questo è l'unico modo per impedire a quella concatenazione di eventi di uccidere le persone che ama. Siete convinti? Altrimenti, siete ancora in tempo per guardare il film.

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