L’uomo egoista rovina le cose più belle
Mercoledì 22 febbraio Papa Francesco, all’udienza generale, ha osservato che l’uomo quando si lascia prendere dall’egoismo finisce per rovinare anche le cose più belle che gli sono affidate.
E così è successo anche per il creato. Pensiamo all’acqua. L’acqua è una cosa bellissima e tanto importante: l’acqua ci dà la vita, ci aiuta in tutto, ma per sfruttare i minerali si contamina l’acqua, si sporca la creazione e si distrugge la creazione. Con l’esperienza tragica del peccato, rotta la comunione con Dio, abbiamo infranto l’originaria comunione con tutto quello che ci circonda e abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola così schiava, sottomessa alla nostra caducità. Purtroppo la conseguenza di tutto questo è drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno.
Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la sua bellezza e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani. Il Signore però non ci lascia soli e anche in questo quadro desolante ci offre una prospettiva di liberazione e di salvezza universale. È quello che San Paolo mette in evidenza con gioia, invitandoci a prestare ascolto ai gemiti dell’intero creato. Se facciamo attenzione, infatti, intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi. Ora, questi gemiti non sono un lamento sterile e sconsolato, ma - come precisa l’Apostolo - sono i gemiti di una partoriente; sono i gemiti di chi soffre, ma sa che sta per venire alla luce una vita nuova. Noi siamo ancora alle prese con le conseguenze del nostro peccato e tutto, accanto a noi, porta ancora il segno delle nostre fatiche, delle nostre mancanze, delle nostre chiusure.
Nello stesso tempo, però, sappiamo di essere salvati dal Signore e già ci è dato di contemplare e di pregustare in noi e in ciò che ci circonda i segni della Risurrezione che opera una nuova creazione. Questo è il contenuto della nostra speranza. Il cristiano non vive fuori del mondo, sa riconoscere nella propria e nell’altrui vita i segni del male, dell’egoismo e del peccato. Ma nello stesso tempo, il cristiano ha imparato a legger tutto questo con gli occhi della Pasqua, del Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento.
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