Perché non è possibile concedere il sacerdozio alle donne?
Quando e da chi è stato stabilito che le donne non potessero ricevere l'ordinazione a sacerdote? Perché impedire ad esse l'accesso a questo importante Sacramento? Ciò, tra l'altro, può far sembrare la Chiesa «maschilista». Grazie per l'eventuale chiarimento che potrà essere offerto.
Gian Gabriele Benedetti
Risponde mons. Gilberto Aranci, docente di catechetica
Non essendo un teologo ma uno che si occupa di catechesi e di insegnamento della religione cattolica, per offrire il chiarimento richiesto circa le domande sulla questione dell'ordinazione sacerdotale delle donne, preferisco seguire una via più empirica e diffusa oggi nell'era digitale. Cioè cercare e trovare sulla «rete» (web) informazioni e documentazioni in merito. Ricerca che io stesso ho fatto per dare questi indirizzi e brevemente presentarli.
La ricerca su internet inizia digitando i termini «sacerdozio donne» sul motore di ricerca. Appare l'elenco dei diversi indirizzi della rete. E qui riferisco soltanto i primi della lista. Su una questione così dibattuta sono indirizzi di varie tendenze: favorevoli al sacerdozio alle donne sia dentro che fuori la chiesa cattolica, oppure contrarie su base magisteriale e teologica.
Il primo indirizzo [clicca qui ] riporta in traduzione italiana un vecchio articolo del 1987 di mons. Klaus Gamber dove si riafferma categoricamente la posizione ufficiale della Chiesa cattolica.
Subito dopo [clicca qui ] viene presentato, in un sito di un'organizzazione femminile cattolica inglese, favorevole e propositivo del sacerdozio delle donne [clicca qui ], una nota storica del prof. Giorgio Otranto sul sacerdozio femminile nell'antichità cristiana che riprende un articolo della rivista Vetera Christianorum del 1982 intitolato «Note sul sacerdozio femminile nell'antichità in margine a una testimonianza del papa Gelasio I».
Troviamo poi nel sito del Vaticano la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II, Ordinatio sacerdotalis , del 22 maggio 1994 sull'ordinazione sacerdotale riservata soltanto agli uomini. Qui troviamo esposte in maniera precisa ed esauriente le ragioni teologiche sulle quali il Magistero pontificio basa l'esclusione delle donne dal sacerdozio ministeriale.
Un indirizzo offre poi la scheda di presentazione di un libro pubblicato nel 2006: Donna e sacerdozio. Indagine storico-teologica degli aspetti antropologici dell'ordinazione delle donne, scritto da Alberto Piola per la casa editrice Effatà di Cantalupa (Torino). [clicca qui ]
Già il titolo di questo libro ci fa comprendere l'ampia portata del dibattito e intende anche rispondere alla domanda: è possibile che la dottrina cattolica per cui l'ordinazione sacerdotale è da riservarsi solo ai battezzati di sesso maschile non sia una prassi discriminatoria verso la donna?
L'ultimo indirizzo sul quale mi soffermo riporta le risposte che il card. Martini dalle pagine del Corriere della Sera dava ad alcune domande dei lettori. Come nel nostro caso alla domanda se il privare il sacerdozio alle donne non sia una discriminazione troviamo una esemplare e lapidaria risposta che qui ovviamente non riporto ma che invito a leggerla direttamente all'indirizzo.
È del 27 dicembre 2009. [clicca qui ]
Mi fermo qui per quanto riguarda la ricerca su internet di informazioni sulla questione.
Non posso però non rimandare il lettore a quanto sinteticamente espone il Catechismo della Chiesa Cattolica a riguardo.
Ecco il testo al n. 1577: «Chi può ricevere questo sacramento (l'Ordine sacro)? Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile [«vir»]. Il Signore Gesù ha scelto uomini [«viri»] per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne non è possibile».
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Ho accolto con vivo piacere la decisione di Papa Francesco di nominare una commissione che studi come estendere il sacerdozio alle donne che sono state da sempre “emarginate” perché, riferendoci ai Vangeli e alle vite degli Apostoli, nessuna di esse all’epoca occupava posti di rilievo. Ma se alle origini del cristianesimo le donne venivano tenute in disparte era solo perché gli usi d’allora volevano la donna fuori da ogni forma di potere religioso e sociale, un essere senza alcun diritto, addirittura in Israele considerata di proprietà del marito come un qualsiasi animale da cortile. Non parliamo poi del periodo in cui la chiesa considerava la donna addirittura senza anima! Ma chi ha stabilito con assoluta certezza che all’ultima cena non partecipasse nessuna delle tante donne che amavano Gesù al pari o forse di più degli apostoli? Chi preparò l’agnello? Chi lo servì al tavolo? Inoltre Gesù chi scelse come prime persone cui apparire da risorto se non Maria di Magdala e “l’altra Maria” affidando a loro il compito di rivelare la sua resurrezione agli apostoli nascosti per paura della persecuzione e riconoscendo così alle donne una pari dignità? Anche Dio si servì di Maria, della “donna” Maria per dare al mondo Gesù! Penso sia davvero molto saggio riconoscere alle suore il diritto sia di esercitare il sacerdozio senza alcun limite e sia di controllare ed amministrare le “entrate” e l’intero patrimonio economico e immobiliare. Sicuramente saprebbero svolgere in maniera molto più saggia e onesta quei delicati compiti che spesso i controllori maschi “controllano” solo per proprio tornaconto. E allora, perché restare ancorati ad abitudini vecchie di duemila anni? Siamo nel terzo millennio con problemi di corruzione, droga, mafia, camorra, migrazione, razzismo, denutrizione e la nostra Chiesa, che dovrebbe aprirsi ai quattro venti per abbracciare nel suo manto l’universo intero, finora ha continuato a chiudersi invece in atteggiamenti di pregiudizi maschilisti che hanno fatto soltanto male e rallentato quel totale processo civile e morale che avrebbe contribuito non poco ad aprire all’animo umano nuovi destini di speranza, di solidarietà e di pace. La scelta epocale di Francesco, questo Pontefice illuminato che tanto sta facendo per la Chiesa, riavvicinando molte persone che se ne erano distaccate, sicuramente potrebbe essere la leva perché tutto ciò possa avvenire… se glielo permetteranno!
Raffaele Pisani
www.raffaelepisani.it
Mons. Aranci, che dice di non esser un teologo, si limita a segnalare alcuni dei più recenti documenti della Chiesa che trattan del tema, e dalla lettura di questi si ricava agevolmente che il Magistero si è espresso in modo definitivo. Non è stato in materia promulgato un dogma, come obiettano taluni, va bene, ma un Magistero ordinario continuo, fondato per di più sul Vangelo e sulla Sacra Tradizione, è senz'ombra di dubbio infallibile.
Dispiace soltanto che mons. Aranci non abbia segnalato – almeno io non lo vedo nell'edizione on line - un altro documento, facilmente rintracciabile in internet, tanto per seguir il suo metodo, e che trascrivo qui sotto.
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
RISPOSTA AL DUBBIO CIRCA LA DOTTRINA DELLA LETTERA APOSTOLICA «ORDINATIO SACERDOTALIS»
Dub.: Se la dottrina, secondo la quale la Chiesa non ha la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, proposta nella Lettera Apostolica «Ordinatio Sacerdotalis», come da tenersi in modo definitivo, sia da considerarsi appartenente al deposito della fede.
Risp.: Affermativa.
Questa dottrina esige un assenso definitivo poiché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall'inizio, è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale (cfr. Conc. Vaticano II, cost. dogm. Lumen Gentium, 25, 2). Pertanto, nelle presenti circostanze, il Sommo Pontefice, nell'esercizio del suo proprio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc, 22, 32) ha proposto la medesima dottrina con una dichiarazione formale, affermando esplicitamente ciò che si deve tenere sempre, ovunque e da tutti i fedeli, in quanto appartenente al deposito della fede.
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Risposta, decisa nella riunione ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 28 ottobre 1995.
+ JOSEPH Card. RATZINGER -Prefetto
+TARCISIO BERTONE Arcivescovo emerito di Vercelli - Segretario.
Questa “risposta”, gentile Direttore, taglia la testa al toro. Si mettano l'anima in pace fedeli, preti, vescovi e cardinali sgangheratamente “femministi”. La Chiesa non può modificare il Deposito della Fede. E certi prelati, che amano stuzzicar misere velleità o smanie di falsa elevazione ecclesiale, farebbero bene a tacere. Se Gesù avesse voluto conferir il sacerdozio alle donne avrebbe ordinato per prima la Sua Santissima Madre. E vano è il ricorso alla “mentalità del tempo” a cui Gesù si sarebbe adeguato: Egli ha dimostrato molte volte di non aver remore a violar i costumi dell'epoca anche a costo di suscitar scandalo, accogliendo, ad es., la peccatrice, l'adultera, parlando con la Samaritana ecc.
Dante Pastorelli - Firenze
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