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Dopo il digiuno olimpico

Finalmente l’anno zero del nostro basket è alle spalle. Non vedere l’Italia tra le partecipanti sotto canestro nelle Olimpiadi londinesi è stato uno smacco che ricorderemo a lungo, la massima ribalta mondiale mancata clamorosamente. Dopo aver toccato il fondo però, i ragazzi di coach Simone Pianigiani hanno subito avuto un’occasione per rifarsi: e non l’hanno mancata. Parliamo delle qualificazioni agli Europei di Slovenia 2013 che Gallinari, Cusin, Mancinelli e compagni hanno affrontato con una ferocia agonistica tale da non dare mai l’impressione di poter compromettere l’impresa, che infatti è arrivata dopo una marcia trionfale di sei successi su sei gare e il sigillo finale contro una Repubblica Ceca annichilita dai nostri.Una boccata d’ossigeno per tutto il movimento, che veniva non solo dal digiuno olimpico, ma dall’altrettanto sanguinosa mancata qualificazione alla rassegna continentale nel 2009, mentre nel 2011 gli azzurri erano passati solo per il rotto della cuffia, attraverso un avventuroso ripescaggio. Ora si torna a ragionare da squadra di rango, come il nostro palmares esige: il successo è ancora più significativo perché arriva dalla difesa, reparto spesso sotto accusa in un recente passato. Stavolta invece la solidità ha cementato il gruppo e sotto il nostro canestro non si sono fatti sconti, al punto che l’Italia è risultata la miglior difesa tra le 31 nazionali impegnate nelle qualificazioni, con una media di soli 59 punti subiti. Pianigiani non nasconde la sua soddisfazione, parla di una qualificazione “frutto del lavoro di tutti: i ragazzi si sono aiutati a vicenda, sacrificandosi fin dalla preparazione e l’esperienza di questa qualificazione deve diventare un patrimonio per i prossimi anni”. Anche perché in futuro potremo nuovamente contare sul tandem che con Gallinari compone il trio dei magnifici moschettieri: Bargnani e Belinelli. Con simili assi Nba, è stato davvero suicida non essere presenti sul parquet londinese, ma ormai è andata: l’importante è riuscire a centrare quel benedetto salto di qualità che potrebbe davvero proiettarci nell’olimpo dei grandi. Oltre ai fuoriclasse, però, sarà importante la crescita dei giovani di talento come Gentile e Melli, assenti quasi sempre quest’anno per acciacchi vari, ma che hanno già dimostrato personalità da vendere e ottimo spirito di adattamento. Al resto penserà il demiurgo Pianigiani, capace di vincere sei scudetti consecutivi a Siena e avere ancora fame di vittorie come il primo giorno. Con lui in panca, la certezza di vedere i nostri almeno lottare sempre, è assicurata: di questi tempi, non è roba da poco.