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Rossi lascia la Figc

Guido Rossi e i suoi vicecommissari hanno rimesso il proprio mandato nella tarda serata di lunedì 18 settembre. “Rossi insieme ai vicecommissari hanno indicato le condizioni per consegnare la riforma strutturale del calcio – ha fatto sapere lo staff del commissario – dopo aver avuto diversi colloqui con le istituzioni il commissario e i suoi vice, collegialmente e individualmente, constatano che non esistono le condizioni per poter continuare l’opera di risanamento intrapresa. Con questa ragione hanno anticipato che rimetteranno il loro mandato”.

Con il professor Rossi lasciano così anche Vito Gamberale, che pure era stato indicato come possibile erede, qualora avesse rimandato il mandato solo il professore milanese, l’avvocato Paolo Nicoletti e anche Demetrio Albertini. Dopo l’incontro al Coni, durato poco più di mezz’ora, il mondo dello sport aveva fatto capire che il mandato del commissario poteva ritenersi concluso. Lo staff commissariale ha però sottolineato di aver avanzato la proposta di far restare Rossi alla guida della Figc, con Gamberale capoazienda e Nicoletti nella sua veste istituzionale, solo per il tempo necessario a mettere a punto la riforma e consegnarla a fine ottobre. Nei temi previsti per la scadenza del commissariamento, senza quindi chiedere il rinnovo del mandato. Proposta che non è stata accolta e che ha fatto maturare la decisione di andare via tutti in blocco.

Un’avventura durata quattro mesiE’ durata quattro mesi l’avventura di Guido Rossi sulla poltrona di commissario straordinario della federcalcio. Era il 16 maggio scorso, nel pieno della bufera di ‘Calciopoli’, quando il presidente del Coni Gianni Petrucci annunciò la scelta di Rossi per guidare la federazione dalla quale si era dimesso Franco Carraro.

L’avvocato milanese ex presidente di Montedison, Telecom e Consob, uno dei massimi esperti italiani di diritto societario, autore della legge antitrust e di un libro sui mali del capitalismo italiano definito opaco, arrivò alla guida del calcio con un mandato preciso: risanare l’immagine del pallone e garantire continuità alla nazionale che avrebbe affrontato il mondiale.

Ed il suo primo atto pubblico – appena cinque giorni dopo l’insediamento – fu quello di confermare fiducia a Marcello Lippi. Archiviato il mondiale, è stato Rossi a scandire i ritmi del processo ‘breve’ al mondo del pallone. Chiamato l’ ex procuratore capo di Milano Borrelli alla guida dell’ Ufficio Indagini, il Commissario è poi riuscito a gestire la crisi del calcio ‘pilotandola’ con la priorità di non far saltare i tempi per la ripresa del campionato. Quattro mesi intensi, in cui Rossi è arrivato in un ‘palazzo’ praticamente azzerato ma ha anche incassato il gradimento di Joseph Blatter (“Siamo molto contenti della reazione delle autorità sportive italiane, in particolare con la designazione di Guido Rossi. E’ una buona cosa che le autorità sportive partecipino, e non soltanto le autorità giudiziarie”). Spazzata via in anticipo la tentazione di una amnistia, si è trovato a vivere anche l’ emozione della finale di Berlino. E nel suo curriculum ha potuto mettere anche la foto con la Coppa del Mondo tra le mani. (ANSA).