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Stelle, Palme e Veterani dello sport tracciano la rotta: “Il governo non abbandoni i dilettanti”

«Abbiamo svolto un convegno sulla ripartenza dello sport in Toscana, che ha coinvolto presidenti di società e federazioni» dichiara Francesco Conforti, ex presidente ANSMeS Toscana ed eletto presidente nazionale il 12 marzo. Nonostante i campi di gioco siano molto diversi, i problemi sono simili: disaffezione di bambini e ragazzi, crisi di molte società e conseguente impoverimento dei campionati, mancanza di un sostegno economico adeguato. «Se viene meno la base, non si può sopravvivere solo con l’attività agonistica».

Secondo ANSMeS, si contano 100mila società tesserate all’interno di federazioni ed enti di promozione sportiva, nonché 4,5 milioni di agonisti tesserati e oltre 1 milione di persone tra ufficiali di gara, arbitri, dirigenti e tecnici. Se volessimo dare uno sguardo più ampio e non limitarci soltanto al mondo dei tesserati, ci troveremmo immersi in un vero e proprio universo, perché sono oltre 20 milioni le persone che dichiarano di praticare un’attività sportiva; un universo abbastanza bilanciato, composto per il 60% di uomini e il 40% di donne.

Ovviamente, l’emergenza Covid, con le seguenti restrizioni imposte da Dpcm e protocolli sanitari, si è abbattuta come una scure sulle società sportive, punto di riferimento per coloro che praticano sport sia a livello agonistico che a livello amatoriale. «Basti pensare alle palestre scolastiche o alle piscine pubbliche: normalmente venivano utilizzate delle società, ma ora è sempre più difficile per i vari problemi legati alla pandemia. Tuttavia – continua – anche le società che hanno spazi propri sono soggette alle restrizioni e si sono dovute adattare, prevedendo distanziamenti all’interno delle palestre, sanificazioni dei locali, a fronte di presenze molto ridotte. Questo comporta non solo minori entrate a seguito della riduzione di soci e quote sociali, ma anche l’addio degli sponsor proprio perché le varie attività economiche sono in crisi ed è difficile adesso investire nello sport. Le piccole società si appoggiano perlopiù sullo sport di base e versano in condizioni drammatiche, ma alla lunga questa ondata rischierà di travolgere anche i livelli più alti e “a interesse nazionale”. Occorrerà rivedere il modo di fare sport – conclude –, benché per ora suscitino grande preoccupazione le responsabilità civili e penali a carico dei presidenti di società, federazioni e comitati, nonché degli organizzatori».

«Le società vivono grazie alle quote sociali. Se i tesseramenti precipitano, avranno difficoltà ad affrontare le spese» ha confermato Salvatore Vaccarino, presidente ANSMeS Firenze. «Il rischio che lo sport subisca colpi letali è molto concreto, ma le società fiorentine sono animate da persone che amano lo sport e sono fiducioso che queste continuino l’attività con i sacrifici imposti dalla situazione, in attesa che con il vaccino la vita, sociale e sportiva, possa ripartire. Sinceramente – continua – non vedo di buon occhio la decisione di aver messo lo sport in mano alla politica, tuttavia confido che il nuovo sottosegretario Valentina Vezzali, grande atleta che vanta anche trascorsi nella politica, possa riuscire a compiere i passi giusti. Di sicuro è un bel passo in avanti rispetto alla situazione precedente. L’importante è che Vezzali non si concentri soltanto sull’aspetto agonistico di primo livello, trascurando il ruolo sociale dello sport dilettantistico, vera base della nostra realtà. Lo sport dilettantistico, solo nella provincia fiorentina, muove e offre divertimento a migliaia di ragazzi che non hanno la possibilità di “sfondare” e gareggiano solo per passione. Guardando al futuro – aggiunge Vaccarino – il prossimo obiettivo di ANSMeS sarà ultimare il progetto “Lo sport abbatte i muri” che illustrerà la forza dello sport nel superare qualsiasi ostacolo a inclusione e integrazione».

Per Ugo Ercoli, presidente Unione Nazionale Veterani dello Sport di Firenze ed ex presidente di FITArco Toscana, le difficoltà per le realtà sportive minori (scuole, società, benemerite) hanno avuto inizio proprio da quando, nel 2002, è avvenuta la scissione tra Coni e Coni Servizi – dal 2018 Sport e Salute –, con il primo che avrebbe curato la parte sportiva, mentre l’altro avrebbe gestito l’aspetto finanziario. «Da quel momento il Coni ha perso lo status di “grande madre” dello sport italiano. Prima di questa separazione una società poteva rivolgersi al Coni provinciale o regionale, ma dopo questa divisione i delegati territoriali, non disponendo più della cassa, persero la possibilità di dare aiuti alle società. Se non altro, sembra sia in esame una riattribuzione al Coni di questo potere».

Secondo Ercoli, l’intervento del Governo c’è stato, ma i rimborsi non sono stati sufficienti e il mondo sportivo amatoriale e dilettantistico si ritrova affossato dalla crisi: mancando i soldi dei tesserati, dei corsi e delle scuole sportive le società si sono trovate in difficoltà estrema e molte non sono più in grado di andare avanti. «La ripartenza è un discorso che va affrontato al più presto. Come per i professionisti, anche le società dilettantistiche hanno accusato la perdita economica generata dall’assenza del pubblico; questa assenza, tuttavia, ha causato pure un contraccolpo sociale nelle categorie giovanili: i ragazzi disertano palestre e campi di gioco sia per la “contrazione” degli spazi di allenamento, sia perché è negata la possibilità di accesso ai genitori, i quali in una situazione come questa vogliono controllare cosa fanno i figli. Lo sport giovanile si muove anche grazie al motore della famiglia. Se il genitore non accompagna il figlio, muore il settore giovanile; e con il settore giovanile, muore anche la società».

Il peccato originale, comunque, lo avrebbe commesso Sport e Salute, che ha privilegiato le attività legate a olimpiadi e mondiali, trascurando lo sport di base, fucina degli atleti futuri. «Il Coni deve tornare indipendente dall’azione politica; è con l’ingresso della politica che sono iniziati i problemi. Inoltre, ne va ripensata e snellita l’organizzazione territoriale, ormai troppo farraginosa». In questa necessità di affrancamento dalla politica, la nomina di Valentina Vezzali a sottosegretario allo Sport è vista da Ercoli come un segnale positivo: «Vezzali è stata una grande atleta, conosce bene il mondo dello sport e ha un carattere forte; possiede tutte le carte in regola per ricoprire bene un ruolo che negli ultimi anni è stato molto trascurato».