Musei d'arte sacra
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Museo comunale di Lucignano

Parole chiave: musei d'arte sacra (92)

di Stefano Casciu

Il Museo Comunale di Lucignano ha la sua sede dal 1984 nei locali del pian terreno dell'antico Palazzo Pretorio, oggi occupato dal Comune. Il Palazzo è adiacente al complesso monumentale di S. Francesco, nel cuore del caratteristico abitato medievale. La cittadina di Lucignano si struttura seguendo un coerente ed affascinante andamento ellittico, impostato urbanisticamente già nella prima metà del Duecento. Lucignano è sempre stata fortemente legata a Siena, per motivi storici, politici ed artistici, e tali rapporti sono evidenti anche nelle opere che si possono ammirare nel piccolo ma prezioso Museo cittadino.

Gli ambienti che ospitano il Museo offrono di per sé motivi di interesse. In particolare si osservi la Sala della Cancelleria, antica sede del tribunale locale, dalla architettura voltata, ornata nelle lunette da una serie di affreschi raffiguranti, oltre alla Maestà con vari Santi, una interessantissima serie di personaggi illustri, sia della Bibbia che della storia classica. Gli affreschi, riferiti a vari pittori di ambito senese del Quattrocento, tra i quali Agostino di Marsilio, artista bolognese ma attivo a Siena, sono completati da numerose iscrizioni che alludono, oltre ai singoli personaggi, anche alle funzioni della Giustizia che veniva amministrata in questo ambiente, facendo preciso riferimento anche a concetti espressi nella Divina Commedia di Dante. Commissionati dai Priori di Lucignano, gli affreschi sono stati eseguiti tra il 1438 ed il 1479 e sono ispirati ad analoghi cicli pittorici senesi, ed in particolare a quello del Palazzo Pubblico di Siena, dipinto da Taddeo di Bartolo tra il 1408 ed il 1414.

Il cuore di questa sala e di tutto il Museo è l'incredibile Albero di Lucignano, reliquiario estremamente complesso, unico per le dimensioni (è alto ca. 2 metri e 60), inserito in una grande vetrina a mandorla, di notevole efficacia museografica. L'Albero è eseguito in rame sbalzato, cesellato e dorato, smalti traslucidi, corallo e cristallo di rocca. Dal fusto centrale in forma di tronco, che sorge da una teca a tempietto gotico a tre piani, si dipartono sei rami per parte, con foglie di vite dorate, medaglioni portareliquie trilobati e medaglioni circolari che racchiudono miniature, chiusi da cristalli di rocca e placchette smaltate. I rami sono alternati a sei coppie di boccioli con rametti di corallo. L'albero è coronato da un crocifisso e dal pellicano che nutre i suoi piccoli. Tutte le parti sono delicatamente incise e sbalzate ed erano un tempo in gran parte decorate con smalti traslucidi, oggi purtroppo perduti. In gran parte perduti sono anche i coralli, che in origine erano ben settantadue, i cristalli di rocca e le miniature.

Il reliquiario proviene dalla chiesa di S. Francesco di Lucignano ed è, pur se depauperato di molte parti, uno dei monumenti più straordinari dell'oreficeria italiana di tutti i tempi. Iconograficamente l'Albero di Lucignano è la raffigurazione simbolica della Croce di Cristo, vista come un albero vivente, come l'albero della vita identificato anche con la vite evangelica, dal quale sorgono i Profeti e i frutti dell'Ordine francescano, un tempo raffigurati nelle miniature. La tradizione francescana del Lignum Vitae deriva dal celebre trattato di San Bonaventura del 1274 ed ebbe grande sviluppo nelle arti in Toscana. Troviamo esempi dipinti, come la tavola di Pacino di Buonaguida nella Galleria dell'Accademia di Firenze. L'Albero di Lucignano è però l'unico esempio rimasto in oreficeria di reliquiari di questo tipo.

L'Albero risulta eseguito in due periodi distinti, come è chiarito anche dalla lunga iscrizione incisa sulla base del tempietto. Nel 1350, per mano di un orafo senese forse in rapporto con Ugolino di Vieri, fu eseguito un primo reliquiario che nel 1471, per volontà di una certa Monna Jacoba Mannelli, fu rimaneggiato dall'orafo senese Gabriello d'Antonio. A questa seconda fase risalgono forse il piede più grande, l'albero stesso e la croce sulla sommità (oggi sostituita da una copia perché rubata nel 1914). Anche nelle sei miniature superstiti si distinguono diverse mani: alcune rivelano rapporti con la pittura di Piero della Francesca, e per alcuni studiosi sono opera di Bartolomeo della Gatta.

Le opere pittoriche principali del Museo sono conservate nelle due sale adiacenti e comunicanti tra loro. La più antica è una piccola Crocifissione, dipinta da un ignoto pittore di ambito umbro attivo nell'ultimo quarto del Duecento. La piccola tavola fu ritrovata nei locali del Convento di S. Francesco di Lucignano. Riferita già ad un seguace provinciale di Guido da Siena intorno al 1285-1295, è stata invece ricollegata più recentemente ad un gruppo di opere raccolte intorno ad una croce dipinta della Collezione Cini di Venezia e ad una Madonna con Bambino del Museo di Montalcino, dipinti che mostrano elementi stilistici caratteristici dell'Umbria nella seconda metà del Duecento, ed in particolare del grande Maestro dei Crocifissi Blu.

Le altre tavole esposte in questa sala si ricollegano alla cultura pittorica senese. La Madonna con Bambino in trono e la donatrice Monna Muccia, già nella chiesa di S. Francesco, risale al Trecento ed è stata riferita all'attività di Niccolò di Segna intorno al 1330. Segue una tavola con San Bernardino da Siena, opera di Pietro di Giovanni d'Ambrogio datata al 1448. Un trittico con la Madonna con Bambino in trono ed i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Battista è opera di Bartolo di Fredi, dipinta negli anni Ottanta del Trecento.

Nella saletta attigua due opere su tavola ricordano l'attività del cortonese Luca Signorelli anche per questo centro della Valdichiana. Si tratta di due opere eseguite con l'aiuto di collaboratori. La lunetta con le Stimmate di San Francesco d'Assisi è forse da collegare alla sistemazione dell'armadio delle reliquie documentato nella chiesa di S. Francesco nel 1482, nel quale tra l'altro doveva essere conservato anche l'Albero. Della Madonna col Bambino, proveniente dalla chiesa di S. Francesco, non si hanno notizie antiche. È eseguita completamente dalla bottega del Signorelli, forse su un disegno del maestro.

Tornando verso l'uscita si attraversa il lungo ambiente che è anche quello di accesso al Museo. Qui sono esposte due coppie di testate di cataletti, di tipologia e stile chiaramente senesi. Su ogni testata, riccamente intagliata nel legno e dorata, sono inseriti piccoli dipinti con temi sacri. La prima testata, la più bella, proviene dal conservatorio di S. Francesco. È datata 1627 ed è opera riferita alla bottega del senese Sebastiano Folli. Nei dipinti che la ornano sono raffigurati l'Incoronazione della Vergine in coppia con la Visitazione e l'Annunciazione in coppia con il Compianto sul Cristo morto.

La seconda, anch'essa di ambito senese e proveniente dal Santuario della Madonna della Querce, nei dintorni di Lucignano, è datata 1777 e presenta dipinti con San Carlo Borromeo in coppia col Redentore e San Michele Arcangelo e San Biagio in coppia con San Francesco con San Felice papa. In questo ambiente, oltre a dipinti di ambito forse fiorentino del Settecento, si trova inoltre una piccola vetrina con arredi sacri, tra i quali si noti un bel cofanetto in legno ed avorio (XI-XII sec.) già trafugato e poi recuperato, ed un frammento con la Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista e Pietro, parte centrale di una piccola tavola dipinta dal senese Lippo Vanni trafugata, ritagliata e recuperata solo parzialmente.

© TOSCANAoggi 2000

INDIRIZZO: Piazza del Tribunale, 22 - Lucignano (Ar)

ORARIO: da ottobre ad aprile: 10-13 e 15,30-18; da maggio a settembre: 10-13 e 16-19; chiuso il lunedì

INGRESSO: L. 5.000; gruppi L. 3.000

INFORMAZIONI: tel. 0575/83801; fax 0575/838026; e-mail: lucignano@sisted.it

Museo comunale di Lucignano
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