Provincia di Grosseto
Il territorio della provincia di Grosseto, la più vasta della Toscana, si estende per 4504,20 kmq tra i rilievi antiappenninici e il mare, nella parte sud-occidentale della regione, e presenta una parte montuosa (32%), una collinosa (42%) e una pianeggiante (26%), nonché uno sviluppo costiero di circa 130 km compreso tra il golfo di Follonica e il Monte Argentario.
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Lo Stemma
Di rosso alla chimera d'oro, seduta su di un sostegno pure d'oro, alata all'antica, colle fauci aperte e linguata d'oro (Regio decreto in data 21 febbraio 1918). Il simbolo presente nello stemma della provincia di Grosseto è l'immagine mitologica del mostro con fattezze di leone nella parte superiore, di capra selvatica nel centro, di drago nella parte posteriore. Il simbolo si richiama alle origini etrusche di queste terre.
Territorio e popolazione
Il territorio della provincia di Grosseto, la più vasta della Toscana, si estende per 4504,20 kmq tra i rilievi antiappenninici e il mare, nella parte sud-occidentale della regione, e presenta una parte montuosa (32%), una collinosa (42%) e una pianeggiante (26%), nonché uno sviluppo costiero di circa 130 km compreso tra il golfo di Follonica e il Monte Argentario.
Suddivisa in 28 comuni, quasi tutti raggruppati sulle pendici collinose e di cui solo quattro al di sopra dei 10.000 abitanti, la provincia di Grosseto ha acquistato autonomia amministrativa nel 1766 per decisione del granduca Pietro Leopoldo di Lorena. La popolazione ammonta a 216.015 unità nel 1991, con una densità di 48 abitanti per kmq. Dai 59.868 abitanti del 1830 si è passati ai 113.476 del 1881 e ai 182.346 nel 1936; nel 1951 sono state registrate 212.514 unità, salite a 220.305 nel 1961. Il decennio successivo ha visto però un'inversione di tendenza e i residenti sono scesi a 216.325 abitanti: in concomitanza con l'accentuazione dei fenomeni di abbandono delle attività agricole, infatti, si è evidenziato un flusso migratorio verso altre province italiane e verso l'estero che ha quasi annullato l'incremento naturale della popolazione allora rilevabile su scala regionale. Dopo la ripresa degli anni settanta, segnalata dal risultato del censimento del 1981, che ha contato 220.905 abitanti, il dato più recente testimonia un ritorno del livello demografico sui valori del 1971.
Cenni storici
Quella che viene comunemente definita oggi come la Maremma grossetana fu sede, già in epoca etrusca, di importanti centri e di fiorenti città come Roselle, Vetulonia e Saturnia. La prima menzione storica della "Maremma toscana" risale al 790 e si trova in un documento lucchese. In quell'epoca (e per tutto l'alto Medioevo) il territorio si presenta suddiviso tra il comitato di Populonia, di cui divenne centro Massa Marittima, il comitato di Ansedonia, dominio dell'abbazia romana delle Tre Fontane, il comitato di Sovana, sotto la signoria dei conti Aldobrandeschi; oltre all'area amiatina, di cui era principale riferimento giurisdizionale l'abbazia di San Salvatore, e a Grosseto, centro del comitato di Roselle e possedimento signorile - anche questo - degli Aldobrandeschi. Successivamente, mentre si consolidava l'autonomia del vescovo a Massa Marittima e dell'abate delle Tre Fontane nella Maremma meridionale, per oltre due secoli, tra l'XI e il XIII, in tutto il resto del territorio maremmano prevalsero gli Aldobrandeschi, fino a che non entrarono in conflitto con la repubblica senese e con essa strinsero alleanza in posizione subalterna. L'alta sovranità di Siena su Grosseto e sui territori dei conti Aldobrandeschi venne sancita, tra l'altro, in un atto del gennaio 1251, noto soprattutto perché contiene la prima definizione territoriale della Maremma: "si intende per Maremma quanto è compreso da Massa sino a Portiglione, e dalle coste di Sassoforte fino a Fornoli e da Civitella sino al Sasso e attraverso il Monte Amiata sino a Pitigliano, e lungo il corso del fiume Fiora sino al suo sbocco al mare".
Con contratto stipulato l'11 dicembre 1274, la contea aldobrandesca venne divisa tra i due rami della famiglia che facevano capo rispettivamente al castello di Santa Fiora e a Sovana-Pitigliano. Ai conti di Santa Fiora furono attribuiti i territori che dall'Amiata scendevano lungo il fiume Ombrone e sulla destra dell'Albegna, mentre la contea di Sovana-Pitigliano comprendeva il territorio sulla sinistra dell'Albegna e lungo il Fiora fino all'Argentario e all'isola del Giglio. Nel corso dei secoli XIV e XV la repubblica senese consolidò il suo dominio su gran parte dei territori maremmani e tale situazione si mantenne pressoché inalterata fino alla conquista medicea al termine della guerra di Siena (1555-1559). Rimasero ancora fuori del dominio granducale: Orbetello, l'Argentario e Talamone, che insieme a Longone nell'Elba formarono, dal 1557, il nuovo Stato dei Presidi; i resti della contea di Santa Fiora, passata nel 1439, per successione, agli Sforza Attendolo e da questi agli Sforza Cesarini i quali, da parte loro, ne vendettero la sovranità ai Medici nel 1633; i resti della contea di Sovana-Pitigliano, passata dal 1263, sempre per successione, agli Orsini e nel 1608 definitivamente incorporata nel granducato mediceo.
Sotto i Medici furono intrapresi i primi tentativi di bonifica e miglioramento del territorio (Ferdinando I istituì nel 1592 il cosiddetto "Ufficio dei Fossi"), ma già nel corso del Seicento furono sospesi. Solo con i Lorena, e con la promulgazione di una serie di provvedimenti legislativi che consentivano sgravi fiscali e libertà commerciale, ebbe inizio una lenta ripresa economica. Nel marzo 1766 Grosseto divenne il capoluogo della nuova Provincia Inferiore senese, alla quale furono aggregati, dal 1808, anche i territori dell'ex Stato dei Presidi.
Il granduca Leopoldo II diede impulso, dal 1828, a più razionali opere di bonifica che si protrassero per oltre un secolo, consentendo il completo risanamento della zona. Fino all'avvento del fascismo e dopo la seconda guerra mondiale si sviluppò in varie zone della provincia un forte movimento contadino, che portò più volte all'occupazione delle terre e determinò con le sue lotte, nel 1951, il varo di una apposita legge stralcio di riforma fondiaria.
Nostra riduzione da:
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