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Dalle difficoltà emerse nello studio dell'azione all'interno dell'Università di Modena, per il timore di essere controllati nell'ateneo, all'annotazione sull'andatura veloce del professor ammazzato dai brigatisti il 19 marzo scorso, con riferimento allo svantaggio di un'azione mentre il docente è «in movimento». C'è anche questo nell'«istruttoria» compiuta dalla Br per l'omicidio di Marco Biagi, nelle 17 cartelle ricavate dalla polizia postale da un floppy disk sequestrato a Roberto Morandi, pubblicate ieri da Repubblica.

Due pagine e mezzo scritte in stampatello, per affermare fra l'altro che le Br non sono affatto «un gruppo marginale e avventuristico, senza nessuna prospettiva»: tutto ciò «fa a pugni» con la campagna messa in atto e la ripresa dell'iniziativa a partire dal 1999. Quanto agli arresti per le indagini sulle Br del 24 ottobre hanno in sostanza un valore «politico-mediatico», un «effetto propagandista», in un momento in cui si riacutizza lo scontro sociale. È quanto scrive Roberto Morandi, 43 anni, il tecnico radiologo fiorentino, dichiaratosi militante delle Br, fra gli arrestati lo scorso 24 ottobre, nel documento che ha letto lunedì 10 novembre davanti al tribunale del riesame di Firenze.

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