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AFGHANISTAN, DOMENICA 18 SETTEMBRE ELEZIONI POLITICHE PER LA PRIMA VOLTA DAL 1969

Domenica 18 settembre, per la prima volta dal 1969, l’Afghanistan voterà una nuova Assemblea nazionale. Lo stesso giorno si sceglieranno anche i 34 Consigli provinciali del paese. Le legislative dovevano svolgersi nello stesso periodo delle presidenziali – che l’anno scorso videro vincitore l’attuale capo di stato Hamid Karzai – ma a marzo il presidente ne aveva annunciato il posticipo per “motivi tecnici”.

I candidati alla Camera bassa (Wolesi Jirga) sono 2.800 mentre 3 mila quelli alle provinciali; le donne, a cui è riservato un quarto dei seggi in parlamento, sono 335. I candidati sarebbero stati di più, ma 7 sono stati uccisi e 32 scartati per i loro legami con le milizie armate. Gli elettori sono 11,7 milioni;gli operatori impegnati nello svolgimento delle elezioni sono 160 mila; 6.300 i centri di scrutinio.

Sebbene il paese abbia 76 partiti politici registrati, nessuno di essi partecipa alle elezioni: tutti i candidati si presentano come indipendenti. Sulle liste figurano personalità che spaziano dai giovani e nuovi volti dell’Afghanistan, ai signori della guerra e produttori di oppio, mujahedin e persino 9 ex leader talebani. In molti dichiarano che la loro partecipazione sarebbe finalizzata solo a garantirsi l’immunità parlamentare. Ammesso alla corsa elettorale anche l’ex ministro talebano per la “repressione del vizio e la promozione della virtù” Mawlawi Kalamuddin, ritenuto un “moderato” dalla commissione incaricata della selezione.

Tra i giovani figura un nipote di secondo grado del presidente Karzai, il 30enne Jamil Karzai del National Youth Solidarity Party. Egli ha dichiarato che dai suoi viaggi nel paese durante la campagna elettorale è emerso che “la gente vuole facce nuove”. Tra le priorità del suo programma: il miglioramento dell’istruzione, in particolare scuole e università e la creazione di posti di lavoro.

A sentire alcuni giovani le esigenze sembrano le stesse di quelle degli adulti: sradicare la corruzione, garantire la sicurezza e la ricostruzione pacifica del paese. Hedayat, uno studente di 19 anni, ha dichiarato: “La nuova generazione vuole essere uguale a quella degli altri paesi. In Afghanistan abbiamo ingegneri, ma non sanno usare i computer; vogliamo essere uguali alle altre nazioni”.

La sicurezza è la richiesta più pressante: negli ultimi mesi i talebani hanno rialzato al testa con una serie di attentati e rapimenti. Secondo gli esperti “queste forme di opposizione si verificano soprattutto nelle zone del sud e dell’est del paese, dove i talebani sono ancora molto forti” . La ripresa dei combattimenti è parte della “solita” ripresa primaverile. Fonti ufficiali affermano che negli ultimi 6 mesi l’escalation di violenza ha provocato oltre mille morti.

I talebani hanno però bandito ogni attacco durante il voto, perché “non è loro intenzione uccidere civili”. Anche i locali signori della guerra, che partecipano alle elezioni in modo diretto o con appoggi economici ad altri candidati, sono più interessati a legittimare il loro potere con il voto, piuttosto che a sabotarlo con la violenza.

Analisti osservano che uno dei problemi più importanti è pure la necessità di garantire un’equa rappresentanza a donne e minoranze quali sikh, nomadi e indù. Per queste ultime la legge elettorale prevede un solo seggio in parlamento. (MA)Asianews