Toscana

AFGHANISTAN; MILITARI UCCISI, PELVI (ORDINARIATO): ESEMPI DI GRATUITÀ DI VITA

“Vicinanza e preghiera” per le vittime, i feriti e le loro famiglie ma anche l’importanza di proseguire nelle missioni internazionali “per garantire la sicurezza e la pace dei popoli”. Così mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, commenta al Sir la morte di due soldati italiani, ed il ferimento di altri due, avvenuta questa mattina in Afghanistan, in un attacco nella zona di Herat, nel nord-est del Paese. I quattro, che appartengono tutti al 32esimo reggimento genieri della brigata taurinense, si trovavano a bordo di un mezzo blindato Lince che faceva parte di una colonna di veicoli di diverse nazionalità, partita da Herat e diretta a Bala Murghab, a nord. “Fatti del genere sono umanamente duri da accettare, e segnano ancora di sangue la storia della nostra nazione – dichiara l’arcivescovo castrense – come famiglia militare viviamo una grande sofferenza interiore e preghiamo Dio perché possa darci consolazione in questo momento ma anche la forza di continuare a donarci. La pace è un bene di tutti ed indivisibile. Solo restando uniti la si potrà raggiungere, accrescerla e custodirla, anche in vista di un futuro sereno dell’umanità. E questo i nostri militari, che sono a servizio della loro nazione e della sicurezza vari popoli, lo credono fermamente. Essi sentono forte questa solidarietà nel bene e per il bene. I nostri militi sono esempi di gratuità di vita”.“Il militare ha l’etica del dono, del dono sincero di sé – aggiunge mons. Pelvi – e questo è il senso più vero delle missioni internazionali per la sicurezza e la pace tra i popoli. La famiglia militare sente di essere annuncio ed anche costruttrice di un’unica grande famiglia umana che partecipa del bene della dignità della persona. E’ il suo stile di vita. La nostra nazione non sarà capace di futuro se dissolve questo principio di fraternità che è tipico dei nostri soldati che mettono la loro vita al servizio di persone e popoli in difficoltà. Il principio di gratuità – conclude – può essere, quindi, linfa per un cammino di pace. Il soldato ha una coscienza di bene e sente che, grazie anche alla fede, nel suo cuore, c’è una legge scritta quella di amare il prossimo”.Sir