Toscana

AGRICOLTURA: COLDIRETTI, RACCOLTA FIRME IN TOSCANA IN DIFESA DEL ‘MADE IN ITALY’

«Sei vuoi essere sicuro di quello che mangi, firma». È l’appello che Coldiretti lancia oggi, in contemporanea, da tutte le province toscane, per sostenere il Made in Italy: «l’unico strumento – si legge in una nota – capace di garantire sicurezza alimentare, sicurezza ambientale e reddito alle imprese agricole, che stanno attraversando un momento delicato”. Ai consumatori, Coldiretti chiede una firma per difendere e valorizzare quattro simboli dello «stile italiano» agroalimentare: il grano duro, l’olio, il pomodoro e il formaggio, un poker di prodotti fondamentali per l’economia agricola toscana. Ma l’iniziativa non si rivolge solo a chi acquista.

L’organizzazione agricola, per la prima volta, chiede una firma «diversificata» per consumatori, produttori e trasformatori: un modo per «contare” le adesioni su una battaglia strategica, quella per la dichiarazione in etichetta dell’origine, che deve vedere tutta la filiera unita e compatta. A distanza di un paio di anni dal milione di firme raccolto per chiedere la dichiarazione obbligatoria in etichetta dell’origine degli alimenti, iniziativa che ha prodotto la legge n. 204/04, l’organizzazione agricola torna a mobilitarsi per difendere le produzioni nazionali e le garanzie che queste danno al consumatore.

«L’attenzione – spiega Coldiretti -, ancora una volta, si concentra sull’etichetta, che, per essere utile ai produttori e ai cittadini, deve contenere un’indicazione: l’origine obbligatoria dei prodotti agricoli. Perché il valore aggiunto della qualità italiana (e ancor più toscana) sta proprio lì, dentro alle caratteristiche del territorio in cui nasce». «I falsi – dice la presidente di Coldiretti Toscana, Alessandra Lucci – non hanno solo lo svantaggio di trarre in inganno il consumatore, proponendo prodotti facsimili, ma sottraggono risorse al territorio che, progressivamente, si impoverisce. Di fronte alle forti difficoltà che le produzioni agricole italiane incontrano oggi, non ci si può rifugiare in un vittimismo protestatorio, che affida i destini dell’impresa agricola alla benevolenza della politica e, quindi, ad un inaccettabile, quanto dannoso ritorno al collateralismo. È necessario percorrere con fermezza la strada della rigenerazione, per dare nuove chance di sviluppo all’impresa agricola, su cui basare il confronto a tutto campo con le istituzioni. In questa battaglia, i consumatori continuano ad essere i nostri principali interlocutori e alleati». (ANSA).