Toscana

AGRICOLTURA, COLDIRETTI SI MOBILITA: GIU’ LE MANI DAL «MADE IN TUSCANY»

Ritardi nell’emanazione dei decreti attuativi delle legge 204/2004 per un’indicazione chiara dell’origine dei prodotti, buone norme previste in Finanziaria ma ancora non attuate, come il decreto per le nuove società agricole e quello per la gestione assicurativa delle calamità atmosferiche e per le crisi di mercato. Senza contare che, al momento, il ministero per l’Agricoltura sembra privilegiare le grosse aziende agroindustriali che ‘sfruttano’ il marchio made in Italy o made in Tuscany senza averne i requisiti. Questi i principali motivi di protesta della Coldiretti Toscana, che mercoledì aderirà alla manifestazione nazionale di Bologna per la tutela dell’agricoltura italiana. Dalla Toscana, spiegano gli esponenti della Coldiretti, partiranno 80 pullman con oltre 4000 imprenditori agricoli. L’appuntamento è stato preceduto da una fitta serie di appuntamenti con amministratori locali e regionali per portare avanti le proprie rivendicazioni. “La nostra battaglia – ha spiegato Tulio Marcelli, presidente della Coldiretti Toscana – non riguarda solo le coltivazioni ma la tutela della salute dei cittadini e anche la qualità dell’ambiente. Una delle nostre principali battaglie è la riconoscibilità dei nostri prodotti, riconoscibilità ben presente nelle leggi ma ancora disattesa”. Secondo Coldiretti, infatti, spesso le lavorazioni dei prodotti tipici toscani sono tradizionali, ma la provenienza delle materie prime è tutt’altro che certa, e se non si arriverà alla dichiarazione obbligatoria dell’origine in etichetta, nessun consumatore avrà la sicurezza di comprare un prodotto toscano autentico. E questo problema, rileva l’associazione, vale per moltissimi prodotti, dai salumi al pane, dal latte ai derivati del pomodoro e alla frutta e verdura. “Da Bologna – ha sottolineato Marcelli – partirà una mobilitazione forte e contiamo anche sul sostegno di politici, ambientalisti e consumatori. Abbiamo lavorato per rigenerare l’agricoltura e non possiamo permetterci passi indietro, consentendo spinte neoconservatrici o un ritorno al produttivismo spinto. Chiediamo di avere a disposizione – ha concluso – un quadro normativo serio ed efficiente per completare il percorso di modernizzazione del settore”. (ANSA).