Toscana

AREA CASTELLO: PROCURA FIRENZE CHIUDE INCHIESTA, TRA INDAGATI LIGRESTI

(ASCA) – La Procura di Firenze ha chiuso l’inchiesta sulla trasformazione urbanistica dell’area Il Castello, alla periferia nord della città, di proprietà di Fondiaria Sai, iscrivendo nel registro degli indagati 12 persone tra cui il presidente onorario Salvatore Ligresti, e 3 società tra cui la stessa compagnia assicuratrice. Tra gli indagati figurano anche due ex assessori comunali entrambi del Pd: Gianni Biagi, titolare dell’urbanistica nella giunta Domenici, e Graziano Cioni, responsabile delle politiche sociali nello stesso esecutivo cittadino. La Procura ipotizza episodi di corruzione legati alla trasformazione urbanistica dell’area di circa 170 ettari che è sotto sequestro dal 18 novembre del 2008. Adesso gli indagati avranno 20 giorni di tempo per esaminare gli atti, presentare memorie o essere ascoltati dopo di che la procura potrà procedere con la richiesta di rinvio a giudizio. Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche, tra gli altri, l’architetto Marco Casamonti, Fausto Rapisarda, ‘braccio destro’ di Ligresti, Gualtiero Giombini, funzionario di Europrogetti (Gruppo Ligresti); come società, oltre a Fondiaria-Sai, risultano indagate la stessa Europrogetti e la Archea di Casamonti. Biagi, Ligresti e Rapisarda sono stati iscritti per concorso in corruzione. Secondo quanto affermato nel capo di imputazione dalla Procura, l’assessore all’urbanistica “compiva atti contrari ai propri doveri di ufficio attivandosi per assicurare ingiusti profitti al c.d. Consorzio Castello (facente parte del gruppo Ligresti”, e questo “in cambio della promessa” di “utilità economiche e non economiche” che “facevano i privati corruttori” Rapisarda e Giombini “che agivano in proprio e anche per conto di Ligresti Salvatore”. Dunque, per l’accusa (l’inchiesta è stata condotta dai Pm Giuseppina Mione, Giulio Monferini e Gianni Tei anche con l’impiego di intercettazioni), Biagi operava “avvantaggiando il gruppo Ligresti che di fatto si poteva avvalere della collaborazione dell’assessore” per “la risoluzione, sia in via formale che informale, di ogni problematica” che riguardava l’esecuzione dell’intervento privato previsto dalla convenzione di Castello, firmata tra Fondiaria-Sai e Comune nel 2005. Anche l’assessore Cioni (conosciuto come lo ‘sceriffo’ per alcune iniziative, come l’ordinanza contro i lavavetri) è indagato per concorso in corruzione: secondo la Procura, avrebbe ottenuto “utilità economiche e non economiche sia per sé che per terzi” quale “corrispettivo” di una “condotta di ‘messa a disposizione’“. Proprio ascoltando una conversazione telefonica di Casamonti nell’ambito dell’inchiesta di Castello, la Procura di Firenze aveva poi preso lo spunto per avviare l’indagine sugli appalti nei grandi eventi, che però non vede coinvolti gli stessi soggetti.