Toscana

Acqua «salata» e tariffe rompicapo

di Ennio Cicali

Acqua «salata» per le famiglie toscane. La Toscana è al secondo posto, dopo la Puglia, tra le regioni italiane dove le tariffe per il servizio idrico sono tra le più elevate. Tra Arezzo e Massa la differenza della spesa annua è addirittura di 256 euro. Il 70% delle città più costose è rappresentato da capoluoghi toscani. Il poco invidiabile primato nazionale spetta ad Arezzo con una spesa annua di 355 euro, al secondo posto Livorno (335), quarta Prato (309), seguono Pistoia e Firenze (309), al nono e decimo posto Siena e Grosseto (306). Buon ultima Massa chiude la graduatoria nazionale con una spesa di «soli» 99 euro. Sono i risultati dell’indagine dell’Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanza Attiva sulle tariffe idriche in Italia.

Negli ultimi anni la bolletta dell’acqua ha registrato aumenti consistenti, dovuti principalmente alla riorganizzazione del servizio idrico avviata con la legge 36/94. La Toscana è stata suddivisa in sei Ambiti territoriali ottimali (Ato) cosi definiti: Ato1, comprende le province di Massa Carrara, Lucca e Pistoia, con due gestori del sistema idrico; Ato2 Basso Valdarno (Lucca, Pistoia, Firenze, Pisa, Siena, Livorno, con sei gestori); Ato3 Medio Valdarno (Firenze, Pistoia, Arezzo, tre gestori); Ato4 (Arezzo, Siena, due gestori); Ato5 Toscana Costa (Livorno, Pisa, Siena, Grosseto, quattro gestori); Ato6 Ombrone (Siena, Grosseto, due gestori). Ogni Ato può comprendere più province.

Obiettivo principale del nuovo metodo tariffario è quello di coprire tutti i costi del servizio idrico. Prima della riforma, infatti, le tariffe ricadevano indistintamente nei bilanci comunali. Questo sistema, da una parte, permetteva di applicare tariffe più contenute, poiché alcuni costi erano coperti con la fiscalità ordinaria o con altre fonti del bilancio comunale. In tal modo, il costo ricadeva su tutti i residenti del comune e non sugli effettivi consumi. I piani tariffari hanno portato a un aumento considerevole delle bollette a carico degli utenti, consentendo interventi di adeguamento delle infrastrutture idriche che da molti anni erano ormai inadeguate.

La struttura tariffaria non prevede forme di agevolazione sociali a favore delle situazioni familiari più svantaggiate (famiglie, anziani soli, bassi redditi). Anzi, essendo la tariffa collegata ai consumi (direttamente connessi al numero dei componenti del nucleo familiare) penalizza, di fatto, le famiglie più numerose.

Egrave; possibile tutelare le utenze più deboli? Una ricerca dell’Irpet (l’istituto regionale per la programmazione) ha cercato di simulare scenari alternativi e valutandone le possibili ricadute, sia in termini di ricavi percepiti dal gestore che di incidenza sul reddito delle famiglie.

Il primo scenario valuta l’impatto della proposta di legge di iniziativa popolare che prevede un consumo pro-capite minimo garantito gratuito e una tariffa basata sui consumi individuali. Le aziende potrebbero perdere ricavi oscillanti tra l’11 ed il 22%. Soluzione difficilmente applicabile, vista la necessità di contatori individuali e collegamenti alle anagrafi comunali ad oggi inesistenti, inoltre produrrebbe un aumento del consumo, con conseguente impatto ambientale non trascurabile.

Il secondo scenario favorisce i nuclei familiari più ampi, con una perdita nei ricavi dei gestori oscillante tra il 6 e il 10% ed una crescita nei consumi più contenuta. Una soluzione dunque più sostenibile in termini ambientali, ma al momento inapplicabile, visti i necessari adeguamenti strutturali.

La terza ipotesi prevede l’applicazione di agevolazioni per le famiglie più deboli. Questa applicazione, auspicata in più occasioni e già applicata in alcuni Ato porterebbe ad una perdita in termini di ricavi (-3,6%) relativamente più contenuta rispetto agli scenari precedenti. Questo terzo scenario, dunque, appare nel complesso come il più indicato alla risoluzione di problemi di equità nel pagamento del servizio idrico integrato da parte dei toscani.

Il sostegno ai redditi bassi dovrebbe essere attuato con strumenti fiscali», obietta Alfredo De Girolamo, presidente Cispel Confservizi Toscana (l’associazione delle aziende di servizio pubblico).

Il passaggio da sistemi tariffari a parziale copertura dei costi a un sistema a totale copertura dei costi è stato voluto per interrompere, secondo noi correttamente, ogni forma di sussidio pubblico alle imprese – spiega De Girolamo – Questo ha prodotto inevitabilmente sui consumatori la percezione di “aumenti ingiustificati” delle tariffe anche perché è mancata una corretta informazione su questa scelta di politica pubblica».

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Il sito di Cispel Toscana