Toscana

Aeroporto Firenze. Salvadori (Confindustria): chi non lo vuole è contro sviluppo

«La popolazione vuole la nuova pista» dell’aeroporto di Firenze «e se qualcuno non la vuole è sicuramente contro lo sviluppo economico e l’occupazione dell’area metropolitana. Il manifatturiero ha bisogno di porte internazionali e non di imbuti». Il presidente di Confindustria Firenze Luigi Salvadori manda «ai navigantìi» un messaggio a chiare lettere, soprattutto a chi, tra politici, istituzioni e associazioni, si stanno battendo contro il potenziamento dello scalo. Lo fa commentando i risultati di un sondaggio sul tema commissionato dall’associazione degli industriali a Ipr e che, lo scorso luglio, ha coinvolto 1.500 persone. Così il 63% degli intervistati, su un campione spalmato su 4 comuni, Firenze, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Fiesole, ritiene che per favorire la crescita del territorio sarebbe necessario un aeroporto più grande. Sesto, il Comune dove insiste la nuova pista, fa registrare il 49% dei consensi, bilanciati però da Firenze (73%) e dalla «lontana» Fiesole (72%). Inoltre il progetto di ampliamento presentato da Enac e Toscana Aeroporti, il nuovo hub e la cosiddetta pista parallela, è valutato positivamente dal 62% del campione (con Fiesole al 76%, Firenze al 67%).

È su questi numeri che Salvadori costruisce la propria arringa: «Come industriali pretendiamo che Firenze sia messa nelle condizioni di crescere. Non possiamo più sopportare quei cappi infrastrutturali che zavorrano la ripresa». La nuova pista, infatti, «migliora la situazione ambientale e quella della popolazione: oggi sono 2.600 gli abitanti costretti a convivere con i 60-65 decibel degli aerei, altri 150 sopra i 65 decibel. Con la parallela sarebbero 40».

Salvadori si sofferma anche sui problemi meteo che oggi frenano il business dello scalo, come il vento in coda. «Solo nel 2016 vi sono stati circa 1.000 dirottamenti, per 96.000 passeggeri persi».

Il presidente ne ha per tutti, anche per chi vede in Pisa l’unica soluzione per il traffico aereo toscano: «Non può essere un’alternativa a Firenze, perché il Galilei sta già sfiorando il massimo della capacità produttiva e non potrebbe sviluppare risorse per l’area metropolitana fiorentina». Presenti in Confindustria per assistere alla presentazione della ricerca anche il presidente di Toscana Aeroporti Marco Carrai e il vice presidente di Corporacion America Italia Roberto Naldi. A margine dei lavori ai due è toccato illustrare lo stato dell’arte sulla valutazione di impatto ambientale, iter in corso al ministero dell’Ambiente, e sulle tempistiche del progetto. «L’ok alla Via? Non do nulla per scontato ma ne sono certo perché credo nella legge e nei tempi contingentati della nuova norma», i 60 giorni. «L’Enac ha consegnato il 10 ottobre la documentazione tecnica, ci aspettiamo che nelle prossime settimane la Via arrivi. Non lo dico io, lo dice la legge». La Via, aggiunge, «che è il primo passo, quello emotivamente e mediaticamente più importante». Gli aerei, quindi, quando dovrebbero atterrare nella nuova pista? «L’obiettivo – risponde Naldi – è quello di avere la nuova pista ad inizio del 2020 e con qualche mese di ritardo anche il nuovo terminal. Sempre per la fine del 2019 o inizio del 2020 ci sarà anche l’espansione del terminal di Pisa dove stiamo andando avanti a ranghi serrati».

Sui collegamenti tra Firenze e Pisa, infine, «sono le Ferrovie che devono intervenire per migliorare la qualità e la frequenza del servizio. L’idea di collegare i due aeroporti, però, non ha senso perché nessuno dei due è un hub. L’importante è collegare le due città». A Pisa infatti c’è già il people mover, a Firenze è in dirittura di arrivo il tram, «quello che manca sono collegamenti più veloci e comodi. Ma senza pensare all’alta velocità, perché questo è un sogno per capacità di investimenti, stiamo parlando di niente insomma».