Toscana

Afghanistan, si tratta per Clementina Cantoni

Si continua a trattare per la liberazione di Clementina Cantoni, in un susseguirsi di voci, spesso non controllabili.Timor Shah, il presunto capo della banda dei sequestratori, continuerebbe a chiedere la scarcerazione della madre, detenuta per un altro sequestro, cosa possibile perché la donna è accusata solo di favoreggiamento ed è solo in stato di fermo. La trattativa riguarderebbe in questo momento le modalità del rilascio (se contemporaneo alla liberazione della volontaria italiana). L’impegno di KarzaiIl presidente afghano Hamid Karzai, parlando con i giornalisti del sequestro di Clementina Cantoni, la volontaria di Care sequestrata a Kabul, ha dichiarato che sarà fatto di tutto per liberare prima possibile la donna. Karzai ha detto anche di sapere “chi sono” i rapitori e “perché l’hanno fatto”, ma ha aggiunto di non pter dire di più. Intanto il presunto sequestratore di Clementina Cantoni, un uomo che si presenta come Timor Shah, ha dichiarato oggi (21 maggio) all’Afp che la cooperante italiana è sempre viva e che l’ultimatum è stato esteso alle 19:00 di domani domenica 22 maggio(le 16:30 in Italia). La voce di Clementina in un nastroI sequestratori di Clementina Cantoni, la 32 enne volontaria italiana rapita il 16 maggio a Kabul hanno fatto ascoltare la voce della giovane milanese, registrata su un nastro, durante una telefonata con una fonte che fa capo all’intelligence italiana. Nella registrazione, Clementina Cantoni ha detto il suo nome ed altri particolari di sé, che sono risultati veri. Si conferma così valido il canale scelto dall’intelligence italiana per arrivare alla liberazione della giovane. Gli uomini che indagano sul sequestro sperano in una conclusione abbastanza rapida del caso, del quale stanno occupandosi attivamente anche il Ministro ed il viceministro dell’Interno dell’Afghanistan. Fonti informate sui contatti in corso non escludono che la trattativa con i rapitori possa essere impostata effettivamente sulla scarcerazione di una persona da parte delle autorità afghane in cambio della liberazione della cooperante italiana, anche se tale scarcerazione potrebbe non riguardare i due prigionieri afhgani indicati nella rivendicazione del sequestro. La rivendicazioneClementina Cantoni, la 32enne volontaria lombarda della Ong International Care, rapita in Afghanistan, potrebbe essere nelle mani di un gruppo criminale afghano e non di estremisti islamici. Una rivendicazione del rapimento è infatti giunta dal gruppo criminale di Tela Mohammed, che ha chiesto la liberazione del loro capo e di altri componenti del gruppo, come Omara Khen. Lo ha riferito Abdul Jamil, della polizia di Kabul. Dopo l’arresto, lo scorso aprile di Tela Mohammed e di diversi membri del suo gruppo criminale, altri soci della banda avevano cominciato ad attaccare posti della polizia e del Ministero degli Interni, uccidendo numerosi poliziotti ma non riuscendo comunque a far liberare gli incarcerati. Le forze della polizia e dell’esercito afghano, nonché quelle internazionali dell’Isaf, incaricate della sicurezza a Kabul e nei dintorni, hanno rafforzato i controlli e i posti di blocco: nei giorni scorsi ci erano già stati diversi tentativi di rapimento.

Clementina Cantoni, è stata rapita nel centro di Kabul fra le 20.30 e le 21 (ora italiana) di lunedì 16 maggio. La donna è stata fermata da 4 uomini armati mentre era alla guida di un’autovettura nel quartiere Shahr-e-Nawnon. Insieme a lei erano sulla vettura un autista, afgano, ed un altro occidentale, probabilmente un inglese, che sono riusciti a scappare.

La donna si occupa in Afghanistan del progetto Kabul Widow Humanitarian Assistance (Kwha) – iniziato nel 1996 – con il quale si cerca di dare assistenza a circa 10 mila vedove in alcuni distretti di Kabul. Uno dei principali obiettivi è quello di migliorare il livello nutrizionale delle vedove e dei loro figli, fornendo tra l’altro farina, olio e sale iodato. Nei punti di distribuzioni gli operatori del Kwha forniscono alle donne afgane informazioni su nutrizione, igiene e prevenzione delle malattie.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Asianews, da almeno una settimana la situazione in Afghanistan era tesa, una serie di tentati rapimenti di stranieri aveva già fatto salire la soglia di allarme, come testimoniano da Kabul Mario Ragazzi, operatore Caritas italiana e mons. Giuseppe Moretti, responsabile della missio sui iuris dell’Afghanistan.

Mons. Moretti, parroco dell’unica chiesa cattolica nel paese – quella interna all’ambasciata italiana -racconta che “un giorno fa avevano già cercato di rapire un cittadino italiano, la tensione esiste ed è tangibile da giorni, noi stessi avevamo aumentato accorgimenti e misure di sicurezza”.“Il nostro stato d’animo è di sgomento e preoccupazione per la vita di questa giovane – dichiara Ragazzi – ma non sappiamo molto di più io personalmente non la conoscevo”.

L’operatore Caritas racconta che da almeno 8 giorni a Kabul la situazione era d’allerta per gli stranieri: “l’Agenzia per la sicurezza delle Ong in Afghanistan aveva inviato giorni fa un comunicato in cui si parlava di ‘minacce credibili contro gli stranieri’. “L’ultimo tentativo di rapimento – aggiunge – è stato tra giovedì e venerdì scorso (12-13 maggio), quando 4 uomini armati hanno assalito 3 funzionari della Banca Mondiale che per miracolo sono riusciti a scappare”.

Il sito di Care International

Afghanistan fuori controllo. Parlano i volontari della Caritas