Toscana

Ambiente Toscana, aria e acqua più pulite «ma segnali deboli»

«Luci e ombre», come fa notare il direttore di Arpat, Marcello Mossa Verre. «Si tratta- ammette- di segnali abbastanza deboli per il momento. Dobbiamo continuare a lavorare, a controllare, a monitorare affinché tutte le azioni che servono a limitare l’inquinamento vengano messe in atto portando a una riduzione della pressione sull’ambiente».

A livello atmosferico il rapporto mostra nel 2018 un trend positivo relativamente alle polveri sottili PM10 e agli ossidi di azoto, mentre resta problematica la situazione dell’ozono. Sulle PM10, in effetti, solo la stazione di fondo, collocata fuori dalle grandi arterie della circolazione e lontana da attività produttive, di Lucca-Capannori non ha rispettato i limiti di legge con più di 35 superamenti della media giornaliera. Mentre per il biossido di azoto il tetto massimo di 18 superamenti della media oraria è stato sfondato soltanto nella stazione di traffico Firenze-Gramsci.

Il 60% dei siti monitorati, invece, non ha rispettato i livelli minimi di ozono per la protezione della popolazione. Alcuni segnali incoraggianti arrivano anche dai corsi d’acqua. Una buona qualità ecologica è stata accertata nel 40% dei fiumi nel triennio 2016-2018 contro il 29% osservata nei tre anni precedenti. Il 70% delle acque sotterranee, inoltre, ha presentato un buono stato chimico. Significativa la presenza di inquinanti Pfas e fitofarmaci con concentrazioni misurabili rilevate nelle acque superficiali e sotterranee rispettivamente nel 92% e nel 79% delle stazioni monitorate.

Spostandosi sul mare, invece, a fronte di un 97% di qualità eccellente per le acque balneari in crescita rispetto al 93% del 2017, le acque marine toscane come quelle del resto d’Italia sono gravate da anni di scarichi chimici. Lo stato ecologico, ad ogni modo, viene considerato buono con due eccezioni: Rosignano e Albegna. Il problema, in questo caso, segnala Mossa Verre, è il mercurio: «Lo scarico era abbastanza significativo quando ancora la legge Merli non esisteva e non era limitato da una normativa. In ogni caso anche lì- aggiunge- la situazione è sotto controllo, stabile, non c’é un aumento, perché la Solvay non emette più il mercurio».

Alcune apprensioni sono poi legate agli impianti produttivi: il 29% dei depuratori reflui urbani controllati dall’agenzia ha presentato irregolarità, mentre fra gli impianti Aia, soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, il tasso di non conformità ha raggiunto il 45% fra i siti sottoposti a controllo regionale e il 43% fra quelli monitorati dal ministero, in crescita rispetto al dato del 2017. Sono a tal proposito in aumento del 54% le violazioni penali.