Toscana

Ambiente. Test di Goletta Verde su foci fiumi toscani: «9 inquinate, mare soffre»

Due, quindi, gli esposti sulle situazioni più critiche: uno per la foce del fosso di Mola, sull’isola d’Elba. L’altro, come l’anno scorso, per la foce del torrente Carrione, a Marina di Carrara, «il sito più inquinato della costa toscana da dieci anni a questa parte».

Il report elenca nel dettaglio tutti i punti monitorati. Due in provincia di Lucca, con la foce del fosso Montrone, a Pietrasanta, giudicata inquinata. Fa peggio la foce del fosso dell’Abate, a Lido Camaiore, nel Comune di Viareggio, che è indicata come fortemente inquinata. A Pisa risulta inquinato il prelievo sul canale del Navicelli a Calambrone. Entro i limiti di legge, invece, le analisi alla foce del fiume Serchio, a Migliarino nel Comune di Vecchiano. Dei sette punti monitorati in provincia di Livorno, tre sono risultati fortemente inquinati, due inquinati e altrettanti entro i limiti. Tra i fortemente inquinati c’è anche la spiaggia di fronte al fosso Camilla, a Marina di Bibbona. Infine, sei i campioni raccolti in provincia di Grosseto, di cui due giudicati fortemente inquinati: sulla foce del fiume Gora, a Follonica, e a Neghelli, a Orbetello, sul luogo vicino ad uno sversamento in spiaggia denunciato nei mesi scorsi dai cittadini.

«La Toscana ha 2,2 infrazioni per ogni chilometro di costa- spiega Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde-, con numeri maggiori nell’ambito delle illegalità nel ciclo dei rifiuti e del cemento, e nei reati legati al codice della navigazione». Questa ‘fotografia’, aggiunge Fausto Ferruzza, presidente regionale di Legambiente, «ci restituisce per l’ennesima volta una Toscana a due facce, quella ancora incerta dell’area settentrionale, con l’unica bella eccezione di Marina di Vecchiano, e quella eccezionale, con performance ambientali paragonabili alla Sardegna, della Maremma Grossetana». I dati all’Elba, infine, «confermano sostanzialmente i risultati dello scorso anno», commenta Umberto Mazzantini di Legambiente Arcipelago. «La situazione della zona umida di Mola, nel parco nazionale dell’arcipelago toscano, si conferma preoccupante. Qui- prosegue- i livelli di inquinamento non sembrano dipendere dal depuratore di Capoliveri, ma probabilmente da scarichi abusivi in un’area di altissimo valore naturalistico ed importantissima per la fauna stanziale e migratoria, con la presenza di specie rare e spesso uniche».