Toscana

Angoscia per le due operatrici rapite in Iraq

Non si hanno ancora notizie delle due operatrici italiane rapite nel pomeriggio (alle 17 ora locale, le 13 in Italia) di martedì 7 settembre a Baghdad, quando una ventina di uomini armati ha fatto irruzione nell’edificio di “Un ponte per” dicendo di appartenere a un’organizzazione islamica, non meglio precisata. L’edificio si trova in un quartiere centralissimo della capitale, piazzetta Al Andalos, a poca distanza dall’hotel Palestine e dall’ospedale oftalmico. Secondo il corrispondente da Baghdad di Al Jazeera, il gruppo che ha fatto irruzione nella sede delle ong è arrivato a bordo di tre veicoli. Gli uomini, una ventina, con indosso un’uniforme di tipo militare, hanno fatto irruzione dopo aver intimato ai due guardiani – non armati – di entrare davanti a loro e “hanno detto di parlare a nome del governo iracheno ed hanno citato il nome del primo ministro Iyad Allawi”. Tutta l’operazione è stata “molto rapida ed è durata circa 5 minuti”.

La sorpresa è stata totale. Sulla porta della villetta a due piani c’è un cartello bianco e rosso con la scritta: qui le armi sono proibite. “Le due Simone detestano le armi”, ha spiegato più tardi un loro collaboratore. “Un’azione ben preparata e frutto di un’attività non casuale”, ha commentato il generale Carlo Cabigiosu, ex consigliere militare dell’ambasciata italiana in Iraq. “Nell’area dove è stato compiuto il sequestro – ha spiegato – c’è la polizia locale, ci sono posti di blocco, ci sono militari americani e vigilantes privati. Certo non è facile penetrare in questa zona e poi uscirne, dopo aver prelevato degli ostaggi. Per questo dico che l’azione è stata ben preparata, certo non casuale”.

Insieme a Simona Pari e a Simona Torretta sono stati sequestrati anche un ingegnere che lavora per l’ong, Raad, e una donna che lavora per l’organizzazione Intersos, di nome Mhanaz. Un quinto ostaggio, un iracheno, è riuscito a fuggire dai rapitori, dileguandosi sul tetto. Due giorni fa due razzi avevano colpito un muro adiacente l’edificio che ospita l’organizzazione.

Torretta, 29 anni, romana, in Iraq da dieci anni, è la responsabile di «Un ponte per…» a Baghdad, mentre Pari, 29 anni, di Rimini, è arrivata un anno fa ed è una coordinatrice di progetto. Un terzo volontario italiano era rientrato proprio ieri in Italia.

La rivendicazione“E’ il primo dei nostri attacchi contro l’Italia”: così sembra rivendicare il rapimento nel sito “Islamic-Minbar.com”, un gruppo che si firma “Ansar El Zawahri” (I partigiani di El Zawahri). Nel testo, diffuso in una sezione del sito che sembra una “chat-line” si afferma che “i nostri fratelli mujahiddin hanno avvertito a più riprese il governo italiano di ritirare le sue forze in Iraq e noi gli abbiamo detto più volte di smettere di uccidere i musulmani in Iraq e smettere di cooperare con le forze americane degli assassini di musulmani in Iraq”. Affermando che il rapimento “è il primo dei nostri attacchi contro l’Italia” il gruppo ‘Ansar El Zawahri’ promette a “Berlusconi di bruciarti il cuore e quello del popolo italiano crociato e criminale attraverso queste due donne italiane, per punirvi di aver usurpato le terre musulmane e ucciso i musulmani. Berlusconi si aspetti da noi altri attacchi. Allah Akhbar. Ma della rivendicazione non c’è ancora certezza, anzi gli inquirenti sono convinti che non sia attendibile. «Non sappiamo chi sono, speriamo non siano terroristi. Speriamo in un sequestro lampo», ha detto il portavoce di «Un ponte per…» Lello Rienzo. “Fino a tre giorni fa il coordinatore dei nostri progetti è stato a Baghdad. Fortuna ha voluto che fosse partito per rientrare in Italia. (…) Mi auguro che il rapimento della nostra operatrice e dei tre collaboratori di ‘Un Ponte per’ sia a scopo di riscatto e non abbia motivazioni terroristiche”, ha detto alla MISNA Nino Sergi, segretario generale di Intersos. Gli appelli per la liberazioneAppelli per la liberazione delle due volontarie sono subito giunti dalle massime autorità religiose, come il patriarca patriarca caldeo, Sua Beatitudine Emanuele III Delly che ha assicurato all’agenzia Sir di fare “il possibile per ottenere la liberazione delle due operatici italiane”. E da Milano, dove stavano partecipando al meeting Religioni e uomini della Comunità di Sant’Egidio, tre imam iracheni, due sciti e un sunnita – Mohammad Mahdi Al Khalisi, Jawad Mahdi Al Khalisi, Mohammed Bachar Sharif Al Faidhi – e il vescovo cattolico di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni, hanno subito chiesto “la liberazione immediata e senza condizioni delle due operatrici italiane e degli operatori iracheni rapiti in Iraq”.

Un appello per il “rilascio delle due operatrici di pace italiane” è stato lanciato anche dall’Admi (associazione donne musulmane in Italia) che in un comunicato chiede “con forza l’immediato rilascio di Simona Pari e Simona Torretta e di tutti gli operatori di pace e giornalisti nelle mani delle bande armate”.

Anche il Papa, durante l’udienza del mercoledì, ha chiesto la liberazione degli ostaggi e ha invitato a pregare per loro e per la tragedia dell’Ossezia. “Per i bambini di Beslan, strappati alla vita con efferata violenza mentre si apprestavano ad iniziare l’anno scolastico, e per i loro genitori, parenti ed amici con essi trucidati – recitava la preghiera letta da uno speaker -: perché Dio nella sua misericordia spalanchi loro le porte della sua casa, preghiamo. Per i feriti, per le famiglie delle vittime e per tutti i componenti della comunità di Beslan, che con cuore straziato piangono la morte dei loro cari; perché, sorretti dalla luce della fede e confortati dalla solidarietà di tante persone nel mondo, sappiano perdonare quanti hanno fatto loro del male, preghiamo. Per tutti i bambini che, in tante parti della terra, soffrono e muoiono a causa della violenza e delle sopraffazioni degli adulti: perché il Signore faccia loro sentire il conforto del suo amore e pieghi la durezza di cuore di chi è causa dei loro patimenti, preghiamo”.

La seconda parte della “speciale” preghiera formulata dal Papa è stata dedicata alla tragica situazione irachena, e all’appello per la liberazione di Simona Torretta e Simona Pari. “Per le tante persone rapite nella tormentata terra dell’Iraq e, in particolare per le due giovani volontarie italiane, sequestrate ieri a Baghdad”, ha pregato Giovanni Paolo II, rivolgendo un appello “perché siano tutte trattate con rispetto e restituite presto incolumi all’affetto dei loro cari”. Giovanni Paolo II ha terminato con un’invocazione “per la giustizia e la pace nel mondo”, chiedendo che “il Signore illumini le menti di quanti sono soggiogati dalla funesta suggestione della violenza ed apra i cuori di tutti al dialogo e alla riconciliazione, per costruire un futuro di speranza e di pace”. L’auspicio finale è stata un’ulteriore preghiera rivolta a Dio: “Tu hai creato gli uomini perché vivano in comunione tra loro”, ha detto il Papa al termine dell’udienza generale dedicata al “dovere di tutelare e difendere l’infanzia, costruendo per i bambini di tutto il mondo un futuro di pace” : “Facci comprendere che ogni fanciullo è ricchezza dell’umanità, e che la violenza sugli altri è un vicolo cieco che non ha sbocco sul futuro”. Unità contro il terroreMentre nelle abitazioni delle due donne è cominciata una drammatica attesa, la diplomazia politica si è messa in moto. A Palazzo Chigi si è tenuta subito una riunione, presieduta dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con la partecipazione dei responsabili di Cesis, Sismi e Sisde, dei ministri Frattini, Pisanu e Martino, del vicepremier Gianfranco Fini e del sottosegretario Bonaiuti. Il governo chiede una risposta unitaria del Paese per battere il terrorismo e ha promosso un incontro con i rappresentanti dell’opposizione. La testimonianza di Lisa Clark: «In Iraq sono amate e rispettate»«Ho trascorso dieci giorni a Baghdad con le Simone, così le chiamiamo noi: il loro aiuto è stato fondamentale, proprio per i legami che sono riuscite a costruire, grazie al loro lavoro, con la società civile irakena. Sono amate e rispettate. Non si riesce più a capire niente: chi è che può volere il rapimento di due ragazze che testimoniano con il loro impegno la solidarietà alla popolazione irakena?». Lisa Clark, dei «Beati i costruttori di pace», è incredula per la notizie del rapimento di Simona Pari e Simona Torretta.

Un mese fa è stata loro «ospite» nella casa-ufficio a Baghdad dove oggi le due volontarie sono state rapite. «Sono andata a Baghdad – ha raccontato Lisa Clark, che vive a Firenze – con una piccola delegazione del comitato ‘Fermiamo la guerra’, in tutto eravamo cinque persone. Siamo andati in Iraq per un progetto con ‘Ponte per…’, finalizzato a prendere i primi contatti per una conferenza della società civile irakena da organizzare a Roma. Simona Pari e Simona Torretta ci hanno fornito aiuto e assistenza e noi abbiamo potuto anche beneficiare della varietà del loro impegno e delle loro conoscenze. Ci hanno facilitato molto il lavoro grazie ai tanti contatti e alle tante relazioni che hanno con le associazioni delle donne e degli studenti irakeni, con le altre associazioni per i diritti umani e di assistenza. Sono davvero riuscite a creare una rete di solidarieta con la popolazione”.

«Simona Pari – ricorda Lisa Clark – stava lavorando ad un progetto per l’animazione estiva nelle scuole per i bambini delle zone piu povere della città, Simona Torretta ad un progetto per la ricostruzione della biblioteca di Baghdad. Nell’ultima e-mail che ho ricevuto da loro, Simona Torretta mi faceva il resoconto dell’invio di acqua potabile a Najaf”. Delle ‘Simone’ Lisa Clark parla di due ragazze «serene e prudenti», che con lei «non avevano mai manifestato paure». «Quando siamo stati lì – spiega però Lisa Clark – ci hanno raccomandato una sorta di codice di comportamento, che era il loro, per evitare rischi. Quindi nessuna passeggiata in strada e se dovevamo uscire, solo con autisti dell’ong”. Mai avuto da loro timori per un assalto nella loro casa-ufficio, dove invece sono state rapite. «Sto cercando di mettermi in contatto con altre rappresentanti delle ong che sono lì a Baghdad per avere altre notizie. Ma è impossibile. Il rapimento delle Simone davvero non ha senso: loro hanno sempre operato in favore della popolazione».

Il blog delle due operatrici italiane

Il sito dell’ong Un ponte per…

DIRETTORE INTERSOS: «SPERO CHE IL RAPIMENTO SIA A FINE D’ESTORSIONE»

APPELLO DELLE DONNE MUSULMANE D’ITALIA (ADMI), «RILASCIATE LE DUE OPERATRICI DI PACE»

DA MILANO APPELLO DI TRE IMAM E UN VESCOVO PER LIBERAZIONE

PATRIARCA EMANUELE DELLY III, «FAREMO IL POSSIBILE PER OTTENERE LA LIBERAZIONE»

LA PREGHIERA DEL PAPA