Toscana
Antichi sfida Martini, parte la corsa per la regione
Un’iniziativa che rischiava di far deragliare l’accordo bipartisan dello scorso anno su Statuto regionale e legge elettorale. Ma il Palazzo era già corso ai ripari. Una task force armata di 40 computer era pronta al miracolo. Invece dei 40 giorni di tempo previsti dalle legge, avrebbe controllato tutte le firme in 24 ore, in modo da lasciare qualche giorno ai promotori per sanare eventuali irregolarità. Il tutto per evitare, anche nel caso di insuccesso della raccolta referendaria, di oltrepassare la soglia del non-ritorno. Perché se entro il 17 febbraio il presidente Claudio Martini non avesse potuto promulgare lo Statuto ci sarebbe stato poco da fare. La nuova legge elettorale, approvata il 7 maggio 2004 con un voto trasversale (a favore Ds, Fi, An, Verdi e Sdi; contrari Udc e Margherita, astenuti Prc e PdCi) era infatti legata a doppio filo con lo Statuto. Senza quest’ultimo non sarebbe entrata in vigore nemmeno lei.
Paolo Cintolesi, 63 anni, amministratore di condomini, residente a Comeana (Prato), non si sente però uno sconfitto, «tanto non sono da eleggere né da candidare», ci dice scherzando. Anzi, pensa di essere riuscito nel «mezzo miracolo», perché «quando si raccolgono tante firme in un tempo così ristretto significa che c’è un malessere esteso nella società, al di là di quello che dicono coloro che ci comandano». Senza finanziamenti, senza appoggi partitici, con pochissimo tempo a disposizione, di firme ne ha raccolte quasi 52 mila. Al traguardo ne mancavano poco più di 8 mila. E nonostante le intimidazioni che il comitato denuncia di aver subìto. Visite dei vigili ai banchi di raccolta con identificazione dei presenti (a Pistoia), picchettaggio davanti agli uffici comunali dove si firmava (come a Bientina). Un esposto alla procura presentato dal presidente del consiglio regionale Riccardo Nencini su segnalazione del consigliere di An Maurizio Bianconi che paventava «irregolarità» nella raccolta. E a quei consiglieri comunali o provinciali che stavano collaborando il caldo «invito» dai vertici dei partiti a lasciar perdere, pena la non ricadidatura. Al punto che il comitato ha deciso di non presentare neanche le firme raccolte per non permettere pericolose schedature.
Cintolesi non è nuovo ad iniziative del genere. Nel 1992 fu tra i promotori di due referendum consultivi per rimanere nella provincia di Firenze. L’affluenza fu alta e il 69,4% degli abitanti di Poggio a Caiano e il 59,8% di quelli di Carmignano si espressero per rimanere nella provincia di Firenze. «Morale della favola ricorda con amarezza i consigli comunali decisero di andare nella provincia di Prato».
«Alle spalle ho solo il muro del mio ufficio», ci dice con orgoglio, anche se poi un aiuto l’ha ricevuto da iscritti all’Udc, ad An, a Forza Italia e, perfino da Comunisti Italiani. Ma dai Ds niente. Eppure Graziano Cioni aveva ingaggiato una battaglia anche aspra nel suo partito a favore della preferenza. «Di polverone Cioni ne ha fatto commenta ironico . Probabilmente aveva le scarpe piene di sassolini e se li è voluti levare… ma all’atto concreto non ha mosso foglia». Le difficoltà più grosse le ha trovate a Firenze. «D’altronde le capitali sono tutte restie, perché c’è molto grasso che cola…».
La sua protesta non è contro le istituzioni o lo Statuto in sé, che in gran parte, anzi, condivide. Non sopporta «lo spreco pubblico, come l’aumento dei consiglieri da 50 a 65 (ai quali poi vanno aggiunti una quindicina di assessori)» o l’aver cancellato il voto di preferenza «che ci lasciava almeno l’illusione di scegliere i candidati: ora invece i partiti decidono come nell’Unione Sovietica e guai a chi dice di no». Ma com’è nato questo comitato? «Feci un piccolo sondaggio con le persone con le quali avevo rapporti per il mio lavoro ci racconta e li trovai molto contrariati, nonostante votassero per partiti diversi, da An ai Ds. Invitai una trentina di persone e ne vennero undici. Così nacque il comitato Oltre».
Persa la prima battaglia, la mobilitazione «non finisce qui. Se ne avremo la forza e la capacità annuncia Cintolesi vorremmo dar vita ad un gruppo di lavoro a livello regionale che possa tenere sotto controllo come vengono spesi i nostri soldi. Una sorta di osservatorio della spesa pubblica. Continueremo anche la battaglia contro la legge elettorale, anche se ormai per quest’anno non c’è più niente da fare». E ai «potenti» manda il suo avvertimento: «Se i signori di Palazzo Panciatichi continueranno sulla loro strada, noi cercheremo di mettere qualche bastoncino tra le loro ruote».
Nelle ultime sedute di questa settimana che hanno concluso la VII legislatura regionale si è fatta la tradizionale scorpacciata di leggi e provvedimenti. Non senza qualche «incidente» di percorso. Sul piano integrato sociale, l’Udc ha chiesto varie volte la verifica del numero legale che, ovviamente, non c’era. E quindi la seduta è stata sospesa. Comunque sono passati all’esame del Consiglio la disciplina del Servizio sanitario regionale accompagnato dal piano sanitario regionale, le norme sulla sicurezza e la tutela dei lavoratori agricoli, la riforma dell’Agenzia per la protezione ambientale, la legge sull’energia, l’istituzione del servizio civile, la normativa sui tributi regionali, le modifiche al regolamento interno del Consiglio regionale, gli interventi per la promozione della cultura contemporanea, il sostegno al commercio equo e solidale. Insomma, di tutto, di più. E queste, vanno ad aggiungersi alle oltre trecento leggi approvate nella corrente legislatura. I tempi di approvazione? Se all’inizio occorreva meno di un mese perché una legge passasse all’esame del Consiglio (25,3 giorni nel 2000), il picco è stato toccato a metà legislatura (2003) con quasi quattro mesi. Per attestarsi ad una media di oltre ottanta giorni per legge.
Ma per cosa si è caratterizzata l’attività del Consiglio regionale in questi cinque anni? La risposta ce l’hanno data i due vicepresidenti che hanno affiancato il presidente Riccardo Nencini. «Il Consiglio ha lavorato bene sottolinea Leopoldo Provenzali (Forza Italia) esaltando anche il ruolo delle minoranze. Il Consiglio regionale deve infatti garantire il lavoro di tutti i consiglieri regionali, siano essi di maggioranza o di minoranza. Questi anni di legislatura sono stati anni di lavoro intenso e proficuo, utili per tutti i toscani. Particolare importanza, in questi anni, ha rivestito l’attività del Consiglio rivolta all’esterno con incontri, convegni, mostre, premi regionali. Senza dimenticare la festa della Toscana che ormai è un appuntamento fisso. Questa attività, oltre a quella principale che è approvare le leggi, è importante per avvicinare il “Palazzo” ai cittadini toscani». E poi c’è stata l’approvazione dello Statuto regionale.
«Personalmente, e anche come gruppo, spiega Provenzali ci ha visti critici su alcuni punti particolari quali il diritto di voto agli immigrati e il riconoscimento delle coppie omosessuali. Ma in sostanza è un buon documento che valorizza le minoranze e riequilibra i poteri tra Giunta e Consiglio. Per la valorizzazione delle minoranze nasce poi l’importante figura dello speaker dell’opposizione». Anche Enrico Cecchetti (Ds) dà una valutazione positiva. «Abbiamo terminato una legislatura sottolinea il vicepresidente particolarmente intensa. Sul versante tradizionale e importante dell’attività di un’assemblea legislativa regionale che è quello di fare leggi abbiamo cercato di qualificare l’attività legislativa che significa evitare di fare troppe leggi, puntare sui testi unici e prestare attenzione a quella che abbiamo chiamato qualità legislativa. Però l’attività del Consiglio regionale in questa legislatura si è caratterizzata molto anche su altri compiti. Penso, in primo luogo, alle funzioni di controllo e di verifica sugli effetti delle leggi su cui abbiamo iniziato sperimentazioni molto significative. E, in secondo luogo, al tema della rappresentanza della società toscana, dell’identità della nostra regione con molte iniziative di carattere culturale e storico che hanno visto un’attiva presenza del Consiglio regionale».
Ora il Consiglio chiude i battenti. A breve, inizieranno i lavori di restyling e di ampliamento dell’aula. Il numero dei consiglieri passerà infatti da 50 a 65. Insomma, quello che si presenterà dopo le elezioni di aprile sarà un Consiglio molto rinnovato. E soprattutto un po’ «ingrassato».
Presidente : Riccardo Nencini (Sdi)
Ufficio di presidenza : Enrico Cecchetti (Ds) e Leopoldo Provenzali (Fi), vice-presidenti; Virgilio Luvisotti (An) e Mario Ricci (Prc), segretari; Franco Banchi (Udc) e Erasmo D’Angelis (Margherita), questori.
Gruppi consiliari : Alleanza Nazionale (5 consiglieri), Ds (20), Forza Italia (9), Comunisti italiani (2), La Margherita (6), Rifondazione comunista (2), Sdi (2), Udc (2), Verdi (2)
Le commissioni : I, Affari istituzionali; II, Agricoltura; III, Attività produttive; IV, Sanità; V, Attività culturali e turismo; VI, Territorio e ambiente; VII, Vigilanza. A queste si aggiungono la Commissione di controllo, la Commissione speciale Rapporti con l’Unione Europea, la Commissione speciale Trasporti integrati e vie di comunicazioni, la Commissione speciale Lavoro, la Commissione speciale Statuto, la Commissione speciale per l’elaborazione del nuovo regolamento elettorale e la Commissione d’inchiesta sui parchi di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, Alpi Apuane.
L’attività nel 2004: 41 sedute consiliari, 250 circa le riunioni delle Commissioni, 54 le nuove leggi, 16 i regolamenti, 182 le deliberazioni, 13 le risoluzioni e 65 le mozioni approvate.
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