Toscana

Antichi sfida Martini, parte la corsa per la regione

La Toscana è l’unica regione in cui l’accordo tra Ulivo e Rifondazione comunista non c’è stato. Non solo. Il partito di Fausto Bertinotti ha scelto di candidare alla carica di presidente Luca Ciabatti, noto sindacalista della Cgil, che fino a pochi giorni fa sedeva nella direzione regionale dei Ds. Un «affronto» che ha fatto salire la tensione tra i due partiti della sinistra. Claudio Martini, confermato alla guida di Toscana Democratica (Ds, Italia dei valori, Margherita, Repubblicani, Pdci, Pensionati, Sdi, Udeur e Verdi) c’è andato giù duro: «Ciabatti è frutto di una scelta negativa, non sarà assessore nella prossima giunta – ha dichiarato – e non sarà la persona con cui dialogherò dopo le elezioni». Anche per «Toscana Futura», raggruppamento laico che corre per il presidente, potrebbe esserci un candidato ex-ds. Nelle primarie del 20 febbraio la scelta sarà infatti tra l’ex socialdemocratico Nicola Cariglia e l’ex sindaco diessino di Peccioli, Renzo Macelloni, da tempo in rotta con il partito. Ma la vera sfida per l’uscente Claudio Martini, è con il candidato della Casa delle Libertà, il sindaco di Grosseto Alessandro Antichi, primo esponente del centrodestra ad espugnare dopo 50 anni quella roccaforte politica della sinistra. «Saranno l’autorevolezza e i risultati ottenuti dai governi locali, come Grosseto, Lucca e Arezzo, a parlare per noi, perché noi siamo la Toscana che governa con il consenso dei cittadini», ha dichiarato appena ufficializzata la sua candidatura.Così in ToscanaTOSCANA DEMOCRATICAClaudio MartiniClaudio Martini, 54 anni, nato a Tunisi dove si era trasferita la famiglia, ma a Prato dai 10 anni, è divorziato e ha un figlio. Dal 1988 al 1995 è stato sindaco di Prato. Eletto in consiglio regionale per il Pds nel 1995, è stato assessore alla sanità. Nel 2000 è stato eletto presidente della regione con il 49,35% dei voti per Toscana democratica, coalizione che lo ripropone per un secondo mandato.CASA DELLE LIBERTA’Alessandro AntichiLa Casa delle Libertà si affida al sindaco di Grosseto Alessandro Antichi, 47 anni, avvocato, per cercare di battere il centro-sinistra. Sposato e padre di quattro figli, Antichi debutta in politica nel 1995 con una lista civica per le provinciali per poi passare a Forza Italia. Nel 1997 riesce a togliere di mano alla sinistra il comune di Grosseto con il 51,41%, carica che conferma con il 58% nel 2001.RIFONDAZIONELuca CiabattiRifondazione comunista, che aveva corso da sola anche nel 2000, dopo aver tentato un accordo con Toscana democratica ha candidato il segretario toscano della Cgil funzione pubblica, Luca Ciabatti, fino a qualche giorno fa membro della direzione toscana dei Ds.TOSCANA FUTURAAlle prossime regionali sarà presente anche «Toscana futura» un raggruppamento di liste civiche, liberali, socialisti democratici e repubblicani che il 20 febbraio sceglierà con le primarie il candidato presidente tra Nicola Cariglia e l’ex-sindaco di Peccioli Renzo Macelloni.Le listeMancano ancora due settimane alla presentazione delle liste per le regionali (4-5 marzo), ma i «giochi» sembrano fatti da tempo per molti partiti che questa volta possono prevedere con più precisione i possibili eletti, essendo stata abolita la preferenza. Anche nei Ds, gli unici ad utilizzare le primarie per la scelta dei candidati, rimangono da precisare solo alcuni posti, data per scontata l’affermazione dei «big» del partito nella consultazione del 20 febbraio. Toscana Democratica, l’alleanza di centro-sinistra che sostiene Claudio Martini, ha deciso di presentare una lista unica nei dieci collegi provinciali. A questo punto sarà importante l’ordine e l’alternanza tra gli esponenti dei nove partiti. La Margherita non ha ancora indicato il suo candidato regionale, ma a Firenze correranno nell’ordine gli uscenti Gianluca Parrini ed Erasmo D’Angelis. A Massa ci sarà l’expresidente della Provincia Franco Gussoni. A Pistoia Caterina Bini. Nel centro-destra, invece, liste separate collegate alla candidatura di Alessandro Antichi. An ha già ufficializzato le sue scelte: Maurizio Bianconi, attuale presidente del gruppo in consiglio, sarà l’unico di An nel listino regionale, come «vice» di Antichi, oltre ad essere capolista ad Arezzo. I capolista di Firenze, Lucca e Pisa saranno gli uscenti Achille Totaro, Giuliana Loris Baudone, Virgilio Luvisotti. L’on. Marco Cellai sarà co-capolista a Firenze. Non si ripresenta invece Fabio Pacini, eletto a Pistoia, per il quale è pronto un ruolo in un ente importante. Al suo posto potrebbe andare Roberto Benedetti. A Grosseto, infine, capolista sarà l’attuale vicesindaco Andrea Agresti, mentre a Livorno la consigliera comunale Marcella Amadio. In Forza Italia sembra certo il ritorno di Paolo Bartolozzi come capolista a Livorno, ma a farne le spese potrebbero essere i «suoi», da Leopoldo Provenzali al pratese Roberto Caverni (al suo posto l’ex socialista Alberto Magnolfi), all’aretino Lorenzo Zirri (sostituito dall’assessore comunale Rossella Angiolini). A Firenze verranno confermati sia Paolo Marcheschi che Antonio PollinaAnna Maria Celesti, a Lucca Maurizio Dinelli e a Massa Jacopo Ferri. A Grosseto invece correrà Stefania Fuscagni. L’Udc ripropone i due uscenti Marco Carraresi e Franco Banchi . Per ora è il primo ad averla spuntata per il listino regionale, mentre a Banchi toccherebbe correre a Firenze. Ma l’ultima parola spetterà alla direzione nazionale.Una sola scheda e senza preferenzeAlle regionali del 3-4 aprile si voterà con un nuovo sistema. L’elettore riceverà una sola scheda con il nome del candidato presidente (dovrebbero essere quattro) e i simboli delle liste collegate con i nomi dei candidati regionali e di quelli provinciali. Non sarà possibile esprimere preferenze, quindi per la proclamazione degli eletti si procederà in ordine di lista. Tra le altre novità l’aumento dei consiglieri da 50 a 65, la soglie di sbarramento dell’1,5% se all’interno di una coalizione (che raggiunga il 5%) e del 4% se si corre da soli. Il premio di stabilità è fissato al 55% per le coalizioni che vincono con una percentuale fino al 45% e al 60% per le coalizioni che vincono con percentuali superiori al 45%. Alla coalizione perdente viene comunque garantito il 35% dei seggi. È stato abolito il «listino» che prevedeva l’elezione di «uomini del presidente», in genere destinati a far parte della squadra di governo; d’ora in poi la Giunta dovrebbe essere formata da assessori tutti esterni al consiglio. È stato però mantenuto il voto disgiunto tra Presidente e liste.Il 20 febbraio le primarie DsLa Toscana è l’unica regione ad avere una legge (la 70 del 15 dicembre 2004) che regolamenta le primarie per la selezione dei candidati. Primarie a carico del contribuente (circa 500mila euro), ma che non sono obbligatorie. Ed infatti il 20 febbraio (dalle 8 alle 20) i toscani potranno votare solo per scegliere i candidati provinciali dei Ds oppure tra due possibili candidati presidenti di «Toscana futura» (Renzo Macelloni o Nicola Cariglia). I seggi allestiti sono 596. I Ds svolgeranno le primarie in tutti e dieci i collegi elettorali provinciali, presentando una lista che prevede un numero di candidati superiore di un’unità rispetto al numero di seggi disponibili nel collegio. 73 candidature in tutto: 18 a Firenze, 7 ad Arezzo, 5 a Grosseto, 7 a Livorno, 8 a Lucca, 4 a Massa – Carrara, 8 a Pisa, 6 a Pistoia, 5 a Prato e 5 a Siena. 35 le donne candidate, il 48% del totale. Tra i candidati figurano i nomi degli uscenti Riccardo Conti, Filippo Fossati e Paolo Cocchi a Firenze, di Ilio Pasqui e Bruna Giovannini ad Arezzo, di Loriano Valentini a Grosseto, di Andrea Manciulli e Virglio Simonti a Livorno, Anna Annunziata a Massa, Enrico Rossi, Alfonso Lippi e Fabiana Angiolini a Pisa, Agostino Fragai a Pistoia, Ambra Giorgi a Prato e Alessandro Starnini a Siena. Tra i «nuovi», gli ex-sindaci di Cavriglia, Enzo Brogi e di Campi B., Adriano Chini, a Firenze e l’ex presidente della provincia Gino Nunes a Pisa.Possono partecipare al voto tutti i toscani iscritti nelle liste elettorali. Non serve la tessera elettorale, ma basta un documento di riconoscimento. All’elettore viene consegnata la scheda o le schede per le elezioni a cui intende partecipare (verde per il Presidente della Regione, grigia per il Consiglio regionale). Per ciascuna scheda può esprimere un solo voto di preferenza. Fallisce il referendum sullo Statutoma il comitato «Oltre» non si ferma di Claudio TurriniQuesta volta il Palazzo ha tremato davvero. Se il comitato «Oltre» di Paolo Cintolesi avesse raccolto entro il 10 febbraio le 60.672 firme necessarie, Statuto e nuova legge elettorale sarebbero stati sospesi e il 3 e 4 aprile si sarebbe votato con la vecchia normativa. Niente aumento dei consiglieri da 50 a 65, niente abolizione della preferenza, niente primarie.

Un’iniziativa che rischiava di far deragliare l’accordo bipartisan dello scorso anno su Statuto regionale e legge elettorale. Ma il Palazzo era già corso ai ripari. Una task force armata di 40 computer era pronta al miracolo. Invece dei 40 giorni di tempo previsti dalle legge, avrebbe controllato tutte le firme in 24 ore, in modo da lasciare qualche giorno ai promotori per sanare eventuali irregolarità. Il tutto per evitare, anche nel caso di insuccesso della raccolta referendaria, di oltrepassare la soglia del non-ritorno. Perché se entro il 17 febbraio il presidente Claudio Martini non avesse potuto promulgare lo Statuto ci sarebbe stato poco da fare. La nuova legge elettorale, approvata il 7 maggio 2004 con un voto trasversale (a favore Ds, Fi, An, Verdi e Sdi; contrari Udc e Margherita, astenuti Prc e PdCi) era infatti legata a doppio filo con lo Statuto. Senza quest’ultimo non sarebbe entrata in vigore nemmeno lei.

Paolo Cintolesi, 63 anni, amministratore di condomini, residente a Comeana (Prato), non si sente però uno sconfitto, «tanto non sono da eleggere né da candidare», ci dice scherzando. Anzi, pensa di essere riuscito nel «mezzo miracolo», perché «quando si raccolgono tante firme in un tempo così ristretto significa che c’è un malessere esteso nella società, al di là di quello che dicono coloro che ci comandano». Senza finanziamenti, senza appoggi partitici, con pochissimo tempo a disposizione, di firme ne ha raccolte quasi 52 mila. Al traguardo ne mancavano poco più di 8 mila. E nonostante le intimidazioni che il comitato denuncia di aver subìto. Visite dei vigili ai banchi di raccolta con identificazione dei presenti (a Pistoia), picchettaggio davanti agli uffici comunali dove si firmava (come a Bientina). Un esposto alla procura presentato dal presidente del consiglio regionale Riccardo Nencini su segnalazione del consigliere di An Maurizio Bianconi che paventava «irregolarità» nella raccolta. E a quei consiglieri comunali o provinciali che stavano collaborando il caldo «invito» dai vertici dei partiti a lasciar perdere, pena la non ricadidatura. Al punto che il comitato ha deciso di non presentare neanche le firme raccolte per non permettere pericolose schedature.

Cintolesi non è nuovo ad iniziative del genere. Nel 1992 fu tra i promotori di due referendum consultivi per rimanere nella provincia di Firenze. L’affluenza fu alta e il 69,4% degli abitanti di Poggio a Caiano e il 59,8% di quelli di Carmignano si espressero per rimanere nella provincia di Firenze. «Morale della favola – ricorda con amarezza – i consigli comunali decisero di andare nella provincia di Prato».

«Alle spalle ho solo il muro del mio ufficio», ci dice con orgoglio, anche se poi un aiuto l’ha ricevuto da iscritti all’Udc, ad An, a Forza Italia e, perfino da Comunisti Italiani. Ma dai Ds niente. Eppure Graziano Cioni aveva ingaggiato una battaglia anche aspra nel suo partito a favore della preferenza. «Di polverone Cioni ne ha fatto – commenta ironico –. Probabilmente aveva le scarpe piene di sassolini e se li è voluti levare… ma all’atto concreto non ha mosso foglia». Le difficoltà più grosse le ha trovate a Firenze. «D’altronde le capitali sono tutte restie, perché c’è molto grasso che cola…».

La sua protesta non è contro le istituzioni o lo Statuto in sé, che in gran parte, anzi, condivide. Non sopporta «lo spreco pubblico, come l’aumento dei consiglieri da 50 a 65 (ai quali poi vanno aggiunti una quindicina di assessori)» o l’aver cancellato il voto di preferenza «che ci lasciava almeno l’illusione di scegliere i candidati: ora invece i partiti decidono come nell’Unione Sovietica e guai a chi dice di no». Ma com’è nato questo comitato? «Feci un piccolo sondaggio con le persone con le quali avevo rapporti per il mio lavoro – ci racconta – e li trovai molto contrariati, nonostante votassero per partiti diversi, da An ai Ds. Invitai una trentina di persone e ne vennero undici. Così nacque il comitato “Oltre”».

Persa la prima battaglia, la mobilitazione «non finisce qui. Se ne avremo la forza e la capacità – annuncia Cintolesi – vorremmo dar vita ad un gruppo di lavoro a livello regionale che possa tenere sotto controllo come vengono spesi i nostri soldi. Una sorta di osservatorio della spesa pubblica. Continueremo anche la battaglia contro la legge elettorale, anche se ormai per quest’anno non c’è più niente da fare». E ai «potenti» manda il suo avvertimento: «Se i signori di Palazzo Panciatichi continueranno sulla loro strada, noi cercheremo di mettere qualche bastoncino tra le loro ruote».

Ultima seduta per il Consiglio regionaleLa solita scorpacciata finalepensando già alla rielezionedi Simone PitossiQualcuno sorride. Ma le facce scure sono molte. Sarà per gli ultimi provvedimenti approvati di corsa. Oppure per il clima di campagna elettorale. Le elezioni del 3 e 4 aprile sono alle porte. Così, fuori dall’aula del Consiglio regionale, ormai, non si parla più (o quasi) di questa o quella legge, di questo o quel provvedimento A tenere banco, nei corridoi, è il prossimo appuntamento elettorale. E si fanno battute. Si scherza – forse neanche tanto… – tra colleghi di schieramento e anche tra esponenti di maggioranza e opposizione. Poi si torna seri. Si respira un’aria da ultimo giorno di scuola, prima degli esami. E il prossimo «anno scolastico» non tutti questi «studenti» saranno di nuovo seduti al loro posto in aula. Qualcuno verrà promosso dal giudizio degli elettori, qualcun altro no. Qualcuno, poi, non sarà neanche ai nastri di partenza elettorali perché così hanno deciso le segreterie dei partiti.

Nelle ultime sedute di questa settimana – che hanno concluso la VII legislatura regionale – si è fatta la tradizionale scorpacciata di leggi e provvedimenti. Non senza qualche «incidente» di percorso. Sul piano integrato sociale, l’Udc ha chiesto varie volte la verifica del numero legale che, ovviamente, non c’era. E quindi la seduta è stata sospesa. Comunque sono passati all’esame del Consiglio la disciplina del Servizio sanitario regionale accompagnato dal piano sanitario regionale, le norme sulla sicurezza e la tutela dei lavoratori agricoli, la riforma dell’Agenzia per la protezione ambientale, la legge sull’energia, l’istituzione del servizio civile, la normativa sui tributi regionali, le modifiche al regolamento interno del Consiglio regionale, gli interventi per la promozione della cultura contemporanea, il sostegno al commercio equo e solidale. Insomma, di tutto, di più. E queste, vanno ad aggiungersi alle oltre trecento leggi approvate nella corrente legislatura. I tempi di approvazione? Se all’inizio occorreva meno di un mese perché una legge passasse all’esame del Consiglio (25,3 giorni nel 2000), il picco è stato toccato a metà legislatura (2003) con quasi quattro mesi. Per attestarsi ad una media di oltre ottanta giorni per legge.

Ma per cosa si è caratterizzata l’attività del Consiglio regionale in questi cinque anni? La risposta ce l’hanno data i due vicepresidenti che hanno affiancato il presidente Riccardo Nencini. «Il Consiglio ha lavorato bene – sottolinea Leopoldo Provenzali (Forza Italia) – esaltando anche il ruolo delle minoranze. Il Consiglio regionale deve infatti garantire il lavoro di tutti i consiglieri regionali, siano essi di maggioranza o di minoranza. Questi anni di legislatura sono stati anni di lavoro intenso e proficuo, utili per tutti i toscani. Particolare importanza, in questi anni, ha rivestito l’attività del Consiglio rivolta all’esterno con incontri, convegni, mostre, premi regionali. Senza dimenticare la festa della Toscana che ormai è un appuntamento fisso. Questa attività, oltre a quella principale che è approvare le leggi, è importante per avvicinare il “Palazzo” ai cittadini toscani». E poi c’è stata l’approvazione dello Statuto regionale.

«Personalmente, e anche come gruppo, – spiega Provenzali – ci ha visti critici su alcuni punti particolari quali il diritto di voto agli immigrati e il riconoscimento delle coppie omosessuali. Ma in sostanza è un buon documento che valorizza le minoranze e riequilibra i poteri tra Giunta e Consiglio. Per la valorizzazione delle minoranze nasce poi l’importante figura dello “speaker” dell’opposizione». Anche Enrico Cecchetti (Ds) dà una valutazione positiva. «Abbiamo terminato una legislatura – sottolinea il vicepresidente – particolarmente intensa. Sul versante tradizionale e importante dell’attività di un’assemblea legislativa regionale che è quello di fare leggi abbiamo cercato di qualificare l’attività legislativa che significa evitare di fare troppe leggi, puntare sui testi unici e prestare attenzione a quella che abbiamo chiamato “qualità legislativa”. Però l’attività del Consiglio regionale in questa legislatura si è caratterizzata molto anche su altri compiti. Penso, in primo luogo, alle funzioni di controllo e di verifica sugli effetti delle leggi su cui abbiamo iniziato sperimentazioni molto significative. E, in secondo luogo, al tema della rappresentanza della società toscana, dell’identità della nostra regione con molte iniziative di carattere culturale e storico che hanno visto un’attiva presenza del Consiglio regionale».

Ora il Consiglio chiude i battenti. A breve, inizieranno i lavori di restyling e di ampliamento dell’aula. Il numero dei consiglieri passerà infatti da 50 a 65. Insomma, quello che si presenterà dopo le elezioni di aprile sarà un Consiglio molto rinnovato. E soprattutto un po’ «ingrassato».

La scheda: Consiglio regionale della Toscana (2000-2005)• Consiglieri : 50

• Presidente : Riccardo Nencini (Sdi)

• Ufficio di presidenza : Enrico Cecchetti (Ds) e Leopoldo Provenzali (Fi), vice-presidenti; Virgilio Luvisotti (An) e Mario Ricci (Prc), segretari; Franco Banchi (Udc) e Erasmo D’Angelis (Margherita), questori.

• Gruppi consiliari : Alleanza Nazionale (5 consiglieri), Ds (20), Forza Italia (9), Comunisti italiani (2), La Margherita (6), Rifondazione comunista (2), Sdi (2), Udc (2), Verdi (2)

• Le commissioni : I, Affari istituzionali; II, Agricoltura; III, Attività produttive; IV, Sanità; V, Attività culturali e turismo; VI, Territorio e ambiente; VII, Vigilanza. A queste si aggiungono la Commissione di controllo, la Commissione speciale Rapporti con l’Unione Europea, la Commissione speciale Trasporti integrati e vie di comunicazioni, la Commissione speciale Lavoro, la Commissione speciale Statuto, la Commissione speciale per l’elaborazione del nuovo regolamento elettorale e la Commissione d’inchiesta sui parchi di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, Alpi Apuane.

• L’attività nel 2004: 41 sedute consiliari, 250 circa le riunioni delle Commissioni, 54 le nuove leggi, 16 i regolamenti, 182 le deliberazioni, 13 le risoluzioni e 65 le mozioni approvate.

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