Toscana

Arezzo: Finanza sequestra a Gelli «Villa Wanda» per presunta frode

E’ questo l’epilogo di una indagine molto complessa, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Arezzo assieme alla locale Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate, che ha consentito, afferma una nota, «di scoprire un sistema di frode architettato dalla famiglia Gelli al fine di non pagare le imposte dovute allo Stato ed evitare che Equitalia potesse pignorare la villa di famiglia, tentando di venderla fittiziamente ad una società terza». La vicenda risale al 1998, quando l’Agenzia delle Entrate aretina entrava in possesso di un testamento olografo di Licio Gelli, rinvenuto dalle Autorità di Polizia Giudiziaria francesi, attestante sue significative disponibilità patrimoniali in territorio estero, nonché di documentazione comprovante il sostenimento di spese a favore dei tre figli, Raffaello, Maria Rosa e Maurizio, per rilevantissimi importi, ben superiori ai redditi dichiarati. Da qui derivano contestazioni di omessi pagamenti di imposte sui redditi e di registro, che, dopo i ricorsi vinti dall’Amministrazione Finanziaria davanti alle Commissioni Tributarie, sono stati quantificati in cartelle esattoriali nei confronti di Licio Gelli per 8,8 milioni di euro, del figlio Maurizio per 7,2 milioni, della figlia Maria Rosa per 1,1 milioni e del primogenito Raffaello per 500 mila euro.

Oltre a questo, dalle indagini è emerso che, già nel 2007, gli indagati, consapevoli dei rilevanti debiti da pagare all’Erario e prevedendo l’attivazione prossima ventura delle procedure di riscossione coattiva da parte di Equitalia, «hanno pianificato e realizzato, in un brevissimo arco temporale, una serie di atti e negozi giuridici fittizi per svestirsi della proprietà di «Villa Wanda», mediante la simulazione della dismissione a terzi da parte della storica società proprietaria che era al 100% controllata dai tre figli». Due, afferma la Guardia di Finanza, sarebbero i passaggi chiave dell’operazione fraudolenta: le iscrizioni ipotecarie sull’immobile a favore della moglie di Licio Gelli e del nipote, a fronte di crediti vantati dagli stessi per l’erogazione di presunti finanziamenti nei confronti della società di famiglia; quindi, ottenuta tale giustificazione formale, la successiva alienazione del compendio immobiliare nell’asse patrimoniale di una società romana, precostituita ad hoc e sempre riconducibile ai medesimi congiunti di Licio Gelli. Secondo la Gdf Licio Gelli, i tre figli, la moglie e il nipote avrebbero quindi commesso il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.