Toscana

Beni confiscati: Gelli, «chiarezza sulla vendita della tenuta di Suvignano»

«Chiederò con una interrogazione urgente al Ministro dell’interno di fare chiarezza sulla scelta dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, di vendere al miglior offerente la tenuta di Suvignano». Sono queste le parole di Federico Gelli (deputato PD) in merito alla decisione dell’Agenzia di vendere tramite una gara ad evidenza pubblica, uno dei beni più grandi mai confiscati alla mafia nel 1994. Una tenuta agricola, situata nel Comune di Monteroni d’Arbia vicino Siena, estesa oltre 700 ettari e valutata 22 milioni di euro.

«Sono fortemente contrario a questa decisione  – aggiunge Gelli –  perché in questo modo si rischia di far tornare questo bene in mani criminali. Mi sono occupato di  Suvignano fin da quando ero vicepresidente della Regione Toscana e trovo incredibile che in oltre 19 anni lo Stato non abbia potuto riconsegnare ai cittadini e al territorio questa realtà. Una decisione  – prosegue – che nega l’utilizzo di questo bene alle associazioni antimafia, come Libera e Arci, e agli enti locali con in testa il Comune di Monteroni, che da anni presentano progetti e si battono per lo sviluppo e il rilancio economico della tenuta con la filiera corta, energie rinnovabili e la creazione di una scuola di legalità. Un vero e proprio colpo di mano contrario alle finalità della legge che vuole un uso pubblico e sociale di questi beni che arriva dopo anni di lungaggini burocratiche e che ripropone – conclude il deputato democratico –  il tema fondamentale dei tempi troppo lunghi per la destinazione dei beni confiscati alle mafie».

In Toscana i beni confiscati sono 50: di questi una decina sono aziende, il resto beni immobili. Il più significativo è rappresentato dall’azienda agricola di Suvignano. Da ricordare che per questa azienda la Regione ha fatto richiesta al Demanio di poter trasferire il bene nel proprio patrimonio agricolo e forestale, impegnandosi a mantenere i livelli occupazionali, a sviluppare le attuali attività e a destinarla come sede di iniziative sociali legate alla lotta alla criminalità organizzata.