Toscana

Betlemme città dei bambini

dall’inviatoANDREA FAGIOLI

Non é bastato l’acuirsi della crisi in Israele e Palestina, né tantomeno lo sciopero negli aeroporti italiani a scoraggiare i 64 partecipanti al «pellegrinaggio della solidarietà» sostenuto anche dal nostro settimanale e dalla Conferenza episcopale toscana. Le otto ore di protesta di nove compagnie aeree, il giorno della partenza, venerdì 18 gennaio, hanno provocato soltanto mezz’ora di ritardo al volo AZ 810 Roma-Larnaca-Tel Aviv in partenza da Fiumicino poco prima della dieci di sera. Semmai ha dato più fastidio l’inutile sosta, camuffata da scalo tecnico, in piena notte, sulla pista dell’aeroporto di Cipro senza che scendesse un solo passeggero. Ma anche questa è una conseguenza dell’11 settembre e delle forti tensioni in Medio Oriente: da Roma a Tel Aviv non si vola più direttamente.

Comunque, l’arrivo a Betlemme quasi all’alba permette di ascoltare dagli altoparlanti il primo canto del muezzin, intorno alle 5. La domenica saranno i cristiani a «rifarsi» con i primi scampanii più o meno alla stessa ora. Ma questa, si sa, è la Terra Santa: campanili e minareti, insieme, almeno qui nella città palestinese dove Gesù è nato. E sarà anche per questo che qui di bambini ce ne sono tanti. Un bel gruppo lo incontriamo a mezzogiorno, nella Grotta della Natività. Il più piccolo cammina appena. Li accompagna un giovanissimo francescano. Fanno un po’ di confusione per accendere le candele. Ad un tratto, però, si mettono tutti buoni lungo la scala alla sinistra del piccolo altare. Non lontano si comincia a sentire il suggestivo canto dei frati che in processione si avvicinano per la recita dell’Angelus. Una volta nella Grotta si dispongono lungo le pareti annerite dal fumo e dagli incendi: cantano e pregano, tutto in latino. I bambini ascoltano.

Quei bambini sono una piccola parte di quelli per cui molti dei partecipanti al «pellegrinaggio della solidarietà» sono venuti a Betlemme. È infatti per sostenere loro e le loro famiglie che si sono mossi imprenditori, rappresentanti della grande distribuzione, sindacalisti, bancari, associazioni, federazioni, diocesi, fondazioni, comuni, province, la Regione, la Caritas…. Tutti impegnati a mantenere allo studio i ragazzi della «Terra Sancta school» gestita dai francescani e a creare accordi commerciali con gli artigiani della zona. Un impegno comune a sostegno della popolazione araba (cristiana e musulmana) ormai allo stremo dopo sedici mesi di intifada. Basti pensare che quello toscano è stato il primo gruppo ad alloggiare alla «Casa Nova» francescana di Betlemme dal settembre del Duemila. E la Custodia di Terra Santa non ha licenziato nessuno, ha continuato a pagare gli stipendi. Ma per quanto potrà ancora farlo? Se lo domanda anche padre Rodolfo Cetoloni, il vescovo che conduce la delegazione toscana assieme al sindaco di Pratovecchio, Angiolo Rossi. La domanda è d’obbligo e vale per tutti coloro che si basano in vario modo sul turismo religioso. Betlemme è piena di negozi chiusi. La stessa Gerusalemme ansima. I venditori ambulanti ti rincorrono abbassando continuamente i prezzi: 30 cartoline un Euro. I Luoghi Santi continuano ad essere quasi deserti. Se non fosse per un vivace gruppo di nigeriani, non si direbbe nemmeno che è domenica il giorno in cui facciamo visita al Santo Sepolcro ed assistiamo alla Messa celebrata da don Angiolo Silei, preziosa guida anche di questo pellegrinaggio un po’ sui generis tra incontri commerciali e visite di Stato.

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