Toscana

CONSIGLIO REGIONALE, APPROVATA LEGGE: COMUNITA’ MONTANE SCIOLTE E PIU’ UNIONI COMUNI

(ASCA) – Scioglimento delle comunità montane, più unioni di Comuni. E’ quanto prevede la legge di riordino istituzionale approvata dal Consiglio regionale della Toscana. La legge di riordino istituzionale fissa 37 ambiti di dimensione territoriale adeguata, coerenti con le zone distretto, e 90 comuni (oltre ad altri 17 più piccoli), su 287 in tutta la regione, obbligati da subito ad esercitare insieme funzioni fondamentali. Ma il meccanismo è flessibile ed aperto. All’interno i Comuni obbligati all’esercizio associato dovranno stipulare convenzioni o dar vita ad unioni. Obbligati sono tutti quelli che non superano i 5.000 abitanti (3.000 se parte finora di una comunità montana). Ma anche i Comuni non obbligati potranno farne parte, magari delegando le gestione solo di alcune funzioni. Gli incentivi per le gestione associate dispensati in passato vengono sostituiti da premi per le unioni dei Comuni. Non ci saranno oneri aggiuntivi per il bilancio regionale, ad eccezione di un fondo di rotazione di 2 milioni di euro, che poi rientreranno nelle disponibilità regionale, e di un fondo di sostegno per gli enti locali da 200 mila euro che intendono ridurre il loro indebitamento. Le unioni saranno costituite da una giunta composta dai sindaci dei comuni che vi aderiscono, un presidente scelto tra i primi cittadini e un consiglio con delegati delle singole assemblee comunali. Le unioni di Comuni accederanno ai contributi regionali solo se raggiungeranno almeno 10 mila abitanti o se saranno costituite da cinque comuni o da tutti i comuni di uno stesso ambito. Un’eccezione è prevista per le unioni di piccoli comuni fino a mille abitanti, che non avranno limiti nell’accesso ai contributi. Per i Comuni che si fonderanno è previsto un contributo di 150 mila euro per ogni comune originario per cinque anni, fino ad un massimo di 600 mila euro per il nuovo Comune. Se tutti e 135 i Comuni toscani con meno di cinquemila abitanti creassero unioni di Comuni, hanno ipotizzato gli uffici della Regione, si risparmierebbero sei milioni di euro. E addirittura 35 nel caso di fusioni. “La Toscana conta molti meno Comuni di altre regioni in Italia, per ragioni storiche. Ma una riforma era necessaria – sottolinea l’assessore Riccardo Nencini – Serve infatti una pubblica amministrazione ancora più efficiente ed una struttura burocratica semplificata per accompagnare la ripresa e lo sviluppo. Mancano inoltre in Toscana vere città ed aree metropolitane di dimensione europea. La riforma che abbiamo presentato sei mesi fa e che anticipava alcuni elementi della riforma Monti – spiega ancora l’assessore – vuol dire meno meno costi per la politica, organismi territoriali più vicini al cittadino, incentivi a fondere i comuni più piccoli e aiuti per i comuni montani”.