Toscana

CRISTIANI IN INDIA: CARD. TOPPO, «SERVE PRESSIONE INTERNAZIONALE E VOLONTÀ POLITICA»

“La Chiesa indiana è abbastanza forte per affrontare questa situazione ma la comunità internazionale deve intervenire ancora, perché è una grave questione di diritti umani”: mentre continuano le sofferenze dei cristiani vittime di persecuzioni e gli episodi di conversioni forzate e martirio in Orissa, è questo l’appello del card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi (già presidente della Conferenza episcopale indiana), nello Stato del Jarkhand (India nord-orientale), che confina a sud con l’Orissa. In una intervista pubblicata oggi sul Sir  il card. Toppo invoca soprattutto “una soluzione politica”: “Abbiamo bisogno di un governo che voglia affrontare questi problemi”. “Non è facile avere informazioni dall’Orissa – racconta -, perché la situazione non si è ancora normalizzata. Molti cristiani sono rifugiati nelle foreste e alcuni vivono nei campi ma non sono permessi gli aiuti delle agenzie umanitarie. Così mentre la Chiesa cattolica si è potuta muovere ovunque in occasione dei terremoti o nelle alluvioni che hanno devastato l’Orissa, ora non ci è permesso di andare lì per lavorare e portare aiuto alle vittime. Lo scorso gennaio, ad esempio, quando sono andato a visitare quelle zone, avevo la scorta della polizia. In dicembre non mi è stato permesso di entrare. L’India è la più grande democrazia del mondo, ma in Orissa non ci sono grossi segni di democrazia”.Dopo la lettera che i vescovi indiani hanno pubblicato lo scorso 26 settembre, con proposte concrete per fermare le violenze, pare che “il governo centrale si stia muovendo – dice il card. Toppo -. Molte altre organizzazioni e partiti politici stanno agendo o rispondendo. Ad esempio, stanno trattando con i gruppi terroristi. Non è abbastanza perché i cristiani dell’Orissa hanno bisogno di sicurezza, protezione e assistenza. Hanno bisogno di risarcimenti, perché le loro case sono state distrutte e hanno perso tutto”. Anche se il governo ancora non parla esplicitamente di risarcimenti i vescovi indiani continuano a “chiedere giustizia. Non è sufficiente punire i colpevoli, le persone devono ricostruire le loro esistenze distrutte”. A proposito delle conversioni, l’arcivescovo di Ranchi ricorda che “non è affatto vero che i cristiani convertivano gli indù, ma è vero che in questi giorni sono in atto delle conversioni forzate dei cristiani in alcune località dell’Orissa, perché questi fondamentalisti vogliono distruggere la Chiesa. C’è una strategia pianificata contro i cristiani della diocesi di Bhubaneswar, perché lì la Chiesa stava crescendo, sempre nel rispetto dei tribali e dei dalit, che ricevevano una educazione e così si emancipavano socialmente ed economicamente. Ora hanno perso tutto, anche la loro fede”.A suo avviso le violenze hanno alla base “ragioni politiche ed economiche. Ma è anche dovuto al fatto che se i cristiani continuano a crescere si vede minacciata la stabilità socio-politica dello Stato”. Secondo il card. Toppo la pressione internazionale “potrebbe essere migliore” ma è comunque “servita a qualcosa, perché gli indiani temono che chiunque possa venire a vedere, e questo problema potrebbe diventare una vergogna nazionale”. “E’ una questione di giustizia e di diritti umani – sottolinea -. Viviamo in un villaggio globale. Quando sono in gioco i diritti umani gli altri Paesi devono intervenire”. Il card. Toppo non teme però che le violenze si diffondano ancora in altri Stati dell’India: “Non penso. Perché ora il governo centrale e altre organizzazioni sono consapevoli di quanto sta accadendo nell’Orissa”.Sir