Toscana

Carcere. Garante Toscana: qui non ne servono altri, ma migliorie

«Dobbiamo in realtà non investire su nuovi istituti, ma migliorare quelli che già ci sono e avere meno presenze in carcere attraverso l’utilizzo di misure alternative- spiega Corleone alla “Dire” a margine del dibattito in Consiglio regionale sulla relazione dell’attività del garante nel 2017- In Olanda negli anni scorsi hanno chiuso numerosi istituti carcerari, perché non ce n’era più bisogno. Noi dobbiamo tendere a una politica della giustizia che abbia questo obiettivo, far diminuire la recidiva nella commissione dei reati e non averne bisogno». In Toscana il numero dei detenuti dopo i picchi del 2011 con oltre 4.200 presenze è calato progressivamente fino a raggiungere le 3.281 unità alla fine del 2017, salvo risalire a 3.311 al 31 marzo di quest’anno. La capienza regolamentare dei 16 istituti, tuttavia, non va oltre i 3.145 posti. Un problema di sovraffollamento, pertanto, permane ma è molto più contenuto rispetto al passato ed è gestibile con una diversa distribuzione della popolazione carceraria. «In Toscana- sostiene Corleone- abbiamo il problema di affrontare e migliorare la condizione degli istituti esistenti. C’é anche un punto importante, far diventare il Gozzini un carcere femminile per rispettare una differenza della detenzione delle donne e dare più attenzione a questo tema». L’auspicio è «che lo si faccia, perché sarebbe un modo di affrontare la questione con intelligenza». Ad avviso del garante va «riconcepito il senso dell’istituto al Gorgona», l’isola-carcere livornese.

E se per un verso «non c’è necessità di realizzare nuove carceri», d’altro canto per il garante «vanno distribuiti meglio i detenuti e vanno pensati dei luoghi diversi». Corleone ipotizza un’alternativa, anzitutto, per chi si trova in semilibertà: «Se non tenessimo queste persone a dormire in carcere- evidenzia-, ma in un altro luogo della città, visto che tutto il giorno sono libere per lavoro e non si vede la necessità di un loro rientro nell’istituto per il pernottamento, forse troveremmo già un modo per depotenziare l’affollamento». Ampliando lo sguardo, il garante dei detenuti della Toscana rimarca nella sua relazione la situazione di «delicatezza» che persiste ancora in alcune galere come a Sollicciano (Firenze), a Livorno, Pisa, Arezzo: «Richiedono degli interventi per consentire una vita dignitosa», afferma. Ma, ammette, «c’é da fare uno sforzo ulteriore che è quello di cambiare la vita quotidiana. Ci sono cose fattibili anche senza una grossa spesa, bensì con un impegno culturale: penso all’idea di rendere le biblioteche in carcere dei luoghi effettivi di lettura, di studio e non solo dei depositi di libri». Corleone pone l’accento anche sull’applicazione del regolamento per avere «refettori, mense, per consentire l’uscita dalle celle nel momento della consumazione dei pasti».

Altrettanto rilevante è il tema della salute che riguarda sia l’aspetto psichico per il quale lo sprone è ad approntare «dipartimenti di salute mentale diversi da quanto visto finora» sia l’alta incidenza di tossicodipendenti. «Se superano il 30% della popolazione di un istituto bisogna decidere cosa fare- constata- tenerli dentro o affrontare delle possibilità fuori? Già questo vorrebbe dire svuotare le carceri toscane e non avere il problema del sovraffollamento».