Toscana

Cisl: Cig in deroga, «la proroga al 31 agosto non basta»

«Nel 2014 sono quasi 18mila i toscani che aspettano di usufruire della cassa integrazione in deroga: e non solo non hanno ricevuto finora un euro, ma dal 31 agosto, senza un intervento del governo, resteranno senza alcun sostegno economico per le loro famiglie, con il rischio di un’ulteriore ondata di licenziamenti». E’ il grido d’allarme lanciato dal segretario generale aggiunto della Cisl Toscana, Ciro Recce, che ricorda come oltretutto i pagamenti della cassa integrazione avvengano con un ritardo medio di 6/8 mesi.

Solo ieri i Ministeri del Lavoro e dell’Economia hanno sbloccato 400 milioni di euro per chiudere le code del 2013 e pagare le prime anticipazioni sul 2014. Ma quello che preoccupa di più è il futuro prossimo: “Il governo –dice Recce- ha deciso la proroga della possibilità di concedere la cassa integrazione in deroga, ma soltanto fino al 31 agosto prossimo, ovvero tra un mese e mezzo scarso: e dopo cosa succederà ? Cosa ne sarà di queste persone e delle loro famiglie ?”.

“Il governo non può più tergiversare –chiede il segretario Cisl- deve trovare una soluzione a quello che oltre che un dramma personale per migliaia di persone rischia di diventare a breve anche un gravissimo problema sociale. Oltretutto l’impossibilità per le aziende piccole di ricorrere ancora alla cassa integrazione in deroga può determinare da settembre un’ondata di licenziamenti. Contro questa prospettiva occorre un impegno e una mobilitazione da parte di tutti i soggetti a tutti i livelli.”

Per questo Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato due manifestazioni il 22 (per le regioni del nord Italia, Toscana compresa) e 24 luglio a Roma, in piazza di Montecitorio.In Toscana dal maggio 2009 ad oggi sono 69.832 le richieste di autorizzazione di Cig in deroga da parte delle aziende. Solo nel 2013 sono state 17.368 le domande (già tutte autorizzate) per un totale di 33.926 lavoratori, mentre sono rimaste finora escluse dalla copertura finanziaria le 7.092 domande presentate nel 2014, che provengono da 3.896 imprese e riguardano 17.882 lavoratori, per il 48% donne. Sempre nel 2014 il maggior numero di lavoratori interessati vive nelle province di Firenze (3676), Pistoia (2366), Lucca (2230) e Pisa (2054) ed è per il 39% occupato nel settore manifatturiero, per il 18% nel commercio, l’8% nelle costruzioni, il 12% nel noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese e 4% nei servizi di alloggio e ristorazione.

Non chiediamo assistenzialismo –spiega Recce- ma vogliamo che non sia lasciato solo chi finora si è guadagnato onestamente da vivere con il proprio lavoro e si ritrova, all’improvviso, senza certezze sul futuro per la crisi della propria azienda. Va trovata una soluzione per sostenere questi lavoratori in attesa che la nostra economia riparta e che ritrovare un lavoro non sia una chimera. Contemporaneamente occorre predisporre quella riforma degli ammortizzatori sociali, auspicata e tante volte promessa, ma ancora inattuata, che garantisca una copertura universale, senza differenze tra chi lavora in grandi e piccole aziende. Questi sono i drammi degli italiani e su questi chiediamo risposte dal governo.”