Toscana

Coldiretti Toscana: tutte le sfide del mondo agricolo

di Simone PitossiSi chiama Tulio (proprio così, non è un refuso) Marcelli (nella foto): è il nuovo presidente di Coldiretti Toscana. Sposato, padre di due bambine, una laurea in giurisprudenza e un diploma di ragioniere di cui va fiero: «È utile per leggere i bilanci», dice con orgoglio. Conduce con successo, da undici anni, una grande azienda agricola a indirizzo olivicolo e viti-vinicolo. E, da oltre due anni, è a capo della federazione provinciale di Arezzo. Proviene, una delle realtà agricole e sindacali più potenti e più prestigiose della Toscana.

L’assemblea regionale di Coldiretti gli ha affidato l’incarico di presidente nella seduta del 2 agosto scorso. Marcelli sostituisce ai vertici dell’organizzazione agricola Alessandra Lucci –che conserva la guida della federazione provinciale di Firenze e Prato – in un momento segnato da alcuni appuntamenti di grande rilevanza e dalla necessità di fare scelte strategiche. A cominciare dalle disposizioni applicative del piano di sviluppo rurale, strumento di programmazione che rimarrà in vigore dal 2007 al 2013 e che, di conseguenza, avrà pesanti riflessi sull’agricoltura del futuro.

«Coldiretti Toscana – spiega Marcelli – ha proposto di concentrare gli sforzi su interventi strutturali, perché questo significa restituire centralità all’impresa che, con i suoi investimenti, contribuisce a valorizzare il territorio. E soprattutto ha preteso l’introduzione del concetto fondamentale della qualità legata all’origine e il potenziamento dei contributi per gli investimenti sulle aree montane. Non solo. Si è adoperata anche affinchè il piano si coordinasse con gli altri regimi comunitari di sostegno alle imprese agricole e allo sviluppo delle economie locali e con tutte le azioni finanziate da fondi nazionali e regionali. Adesso che il piano ha ottenuto l’ok del consiglio regionale ed è in attesa del via libera di Bruxelles, si apre la fase più delicata: quella della destinazione delle risorse». Il nuovo presidente ha le idee chiare sul futuro del settore agricolo.

«Noi – ribadisce – siamo convinti che sia necessario fare scelte drastiche e favorire solo gli investimenti capaci di supportare il sistema delle imprese sulla strada della rigenerazione. Questo significa puntare con decisione su poche misure, capaci di restituire centralità all’impresa e di valorizzarne il ruolo multifunzionale, per consentirle di offrire al mercato prodotti e servizi competitivi e rispondenti all’interesse collettivo. Un Psr che disperdesse le sue risorse in mille rivoli non avrebbe senso, ma, soprattutto, non avrebbe alcun effetto positivo sullo sviluppo rurale». A fine anno si terrà la Conferenza dell’agricoltura, voluta dall’assessore Susanna Cenni per fare il punto sul settore.

«Per Coldiretti – continua Marcelli – questa sarà l’occasione in cui chiedere l’attivazione di una camera di compensazione che preveda la presenza di tutti gli attori della filiera: un’esigenza ormai ampiamente sentita e diffusa che, a livello nazionale, è stata risolta con l’istituzione del tavolo agro-alimentare. Riteniamo infatti indispensabile avere uno strumento istituzionale efficace ed efficiente per dare centralità alla concertazione: una concertazione che deve essere progettuale e a tutto campo e non limitarsi, come è accaduto fino ad ora, solo alle fasi conclusive di ogni percorso decisionale, trasformandosi di fatto in una consultazione a livello esecutivo. La conferenza agricola sarà anche un momento prezioso per definire un nuovo modello di governance e per migliorare l’attività degli enti strumentali (Arsia, Toscana Promozione, Arpat, Irpert….) che, pur avendo raggiunto una buona maturità sul piano operativo, adesso, devono fare il salto di qualità, per coordinarsi meglio e rispondere in modo più adeguato alle esigenze delle imprese moderne».

Il nuovo presidente enuncia poi molti altri temi che terranno impegnata l’organizzazione agricola nei prossimi mesi. «Coldiretti punta a una ridefinizione del sistema Agriqualità per valorizzare, insieme alle modalità di processo, anche l’origine del prodotto. E proprio per la difesa del Made in Tuscany, la nostra organizzazione continuerà in autunno la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare “Norme per orientare e sostenere il consumo di prodotti agricoli regionali”, che mira a promuovere l’uso dei prodotti locali, nel piatto e… nel motore.

Dall’alimentazione all’energia, infatti, la Toscana deve privilegiare quanto nasce, si alleva e si trasforma sul suo territorio. Molto resta da fare poi sul fronte della formazione e della ricerca; della promozione e della commercializzazione dei prodotti; sullo snellimento e la semplificazione delle norme che strozzano le aziende agricole senza portare reali benefici ai consumatori; sulla valorizzazione dell’offerta agrituristica, anche attraverso la revisione della recente legge di settore».Se la sfida esterna è impegnativa, anche la partita in casa si annuncia difficile. «La nostra organizzazione – sottolinea – sta rimettendo a punto il suo assetto per riuscire a rispondere in modo soddisfacente ai nuovi bisogni che vengono dalle imprese».

«Il nostro compito e il nostro obiettivo – termina Marcelli, sfoderando un’agenda zeppa di cose da fare – è di attrezzarci rapidamente per offrire, accanto a quelli tradizionali, i servizi sollecitati dagli imprenditori che, sempre più spesso, chiedono informazioni sull’accesso al credito, sulla produzione e commercializzazione delle energie rinnovabili, sugli interventi di miglioramento ambientale, su tutte le attività connesse all’agricoltura che, grazie alla Legge di Orientamento, l’impresa agricola oggi può svolgere».